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Giuliano Fiorini e Fabio Poli: tra gli anni a Bologna e la Lazio del meno nove – 12 gen

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Prima giornata di ritorno. Al Dall’Ara c’è la Lazio. È il ritorno di Stafano Pioli sotto le due torri. Bologna-Lazio, però, racconta anche la storia di due grandi ex. Stiamo parlando di Giuliano Fiorini e Fabio Poli. I due si sono solo sfiorati a Bologna, nel 1982, per poi condividere due stagioni in biancoceleste, dal 1985 al 1987. Quelli erano anni difficili per la Lazio, anni di serie cadetta e anni in cui sul gruppone della squadra di Fascetti pesava anche una penalizzazione di nove punti per il noto scandalo che poi prese il nome di Totonero Bis. Non va dimenticato che all’epoca la vittoria valeva ancora due punti. Su questo, però, torneremo fra poco. Prima occorre parlare dell’antefatto che conduce Giuliano Fiorini nella capitale, sponda biancoceleste.

FIORINI: ESORDIO DA URLO – Anno 1974: Fiorini arriva a Bologna. Gli addetti ai lavori, a proposito del ragazzo, dicono un gran bene. ll Bologna ha acquistato un potenziale fuoriclasse che ha già incantato tutti con la Nazionale Juniores e i tifosi rossoblu non impiegano molto a capire che quel giocatore possa davvero fare la differenza. È il 9 febbraio del 1974, Giuliano ha sedici anni, ma alla meravigliosa “incoscienza calcistica” di Bruno Pesaola questo non interessa. Il Petisso crede fortemente nel ragazzo e decide di buttarlo nella mischia in quel Bologna-Fiorentina. Entra al 55′ prendendo il posto di Landini: è il suo esordio in Serie A. In campo è entrato un sedicenne, ma nessuno sembra accorgersene. Lo stadio inizia a capire il perché Pesaola abbia scelto proprio lui, in una partita così delicata e sentita. Impiega poco meno di 20′ a trovare la giocata che decide il match: salta il terzino viola, Lelj, e fornisce a Savoldi la palla dell’1-0. Assist decisivo alla prima in Serie A e sicurezza da veterano. Forse, gli addetti ai lavori avevano ragione. Anzi, togliete il forse. Un episodio del quale Fiorini parlava così nel libro “1909, novant’anni di emozioni”: ‘E da lì Bologna mi inizia a volere bene. Sono il “cinno” esultante che spesso correva dietro al pallone ed altrettante volte correva dietro ad altri tipi di emozione. Ma Bologna capisce anche questo. Bologna oggi ha novant’anni e quel rosso e quel blu, forse un po’ sbiaditi, continuano ad emozionare. Ogni volta che vedo quel campo, un flash: io ho fatto parte di questa squadra. Vi pare poco? Grazie ed auguri mio amore”. In queste parole c’è tutto l’amore di Giuliano per i colori rossoblu. Anche se, non fu il 1974 l’anno della consacrazione a Bologna, bensì il 1980 con Luigi Radice in panchina. Il Bologna è costretto a partire con una penalizzazione di 5 punti causa calcioscommesse, ma Fiorini non si fa spaventare (e la stessa cosa accadrà più tardi in maglia biancoceleste, ndr) . Nella mente dell’allenatore c’è un dualismo ben preciso: Fiorini-Garritano, ma ciò non gli impedisce di chiudere con 7 reti e di risultare il miglior marcatore dei suoi. Alla fine di quella stagione il Bologna chiuderà al settimo posto il campionato.

LA LAZIO: “LA BANDA DEL -9” – Dopo due annate sotto le due torri saluta i colori rossoblu per approdare al Genoa. È il 1982 e sotto le due torri arriva proprio Fabio Poli. Quest’ultimo però non trova spazio e viene ceduto al Cagliari dopo pochi mesi. Dopo essersi solo avvicinati, senza incontrarsi, i due si ritrovano a Roma nel 1985. Sono anni difficili per la Lazio, come detto. Sono gli anni della frase di fascettiana memoria “chi non se la sente può uscire da quella porta, dopo la penalizzazione di nove punti comminata ai biancocelesti. Una situazione che spaventerebbe chiunque, ma non Fiorini e Poli e soprattutto non una squadra di veri uomini come quella. Perché si sa, la storia e le imprese le scrivono gli uomini, quelli veri. E, allora, testa bassa e pedalare, remando tutti per un unico obiettivo: la salvezza. Se qualcuno oggi prova a chiedere ad un tifoso laziale la formazione dell’annata 1986/87, quasi sicuramente sentirà una sfilza di nomi recitati a memoria, come si imparano i versi delle poesie sui banchi di scuola. Quella Lazio, passata alla storia come “la banda del meno nove“, centrò un’impresa epica. Un’impresa nella quale si scrivono a caratteri cubitali i nomi di Fabio Poli e Giuliano Fiorini. I due, punto di riferimento dell’attacco biancoceleste, sono spesso decisivi. Lo sono soprattutto in due partite. Il calendario recita 21 giugno, una data cerchiata in rosso da ogni tifoso laziale. A Roma arriva il Vicenza, distante un punto dai biancocelesti. Per sperare negli spareggi la squadra di Fascetti ha bisogno della vittoria. Il tempo scorre inesorabile, ma poi sembra fermarsi un attimo. Lo fa quando Fiorini arpiona un pallone di Podavini, si gira e trafigge il portiere del Vicenza, Dal Bianco, fin li mostruoso. Poi succede qualcosa, lo stadio non sembra credere a ciò che ha appena visto. C’è gente che piange sugli spalti, e sono lacrime di gioia. C’è un’istantanea meravigliosa di quella gara ed è la corsa sfrenata di Fiorini verso i suoi tifosi. È il ritorno in lacrime sul prato verde, conscio di aver fatto qualcosa di importante per la sua Lazio. Quell’aquila stilizzata tornata sulle maglie biancocelesti da un anno a questa parte, nelle gare casalinghe, diventerà leggenda anche grazie a Fabio Poli. È il 5 luglio 1987, si gioca con un caldo torrido al San Paolo di Napoli. La Lazio dopo aver perso col Taranto deve assolutamente battere il Campobasso. Lo sa bene Fabio Poli. È proprio lui a segnare il goal decisivo e poi a confinare tutte le tensioni della stagione in una corsa sfrenata, verso la Curva B, dove sono i tifosi laziali. Dici Fiorini e Poli e ti viene in mente quel l’impresa lì, insieme ad una squadra di eroi e uomini veri, insieme ad un grande Eugenio Fascetti, meraviglioso condottiero.

POLI: GLI ANNI A BOLOGNA – Dopo gli anni in biancoceleste, Poli torna a Bologna. Finalmente,riesce a consacrarsi anche sotto le due torri. È tra gli acquisti più importanti dell’estate 1987. I rossoblu puntano a risalire in Serie A e ci riescono al primo colpo, con Maifredi in panchina. Cinque stagioni in rossoblu, di cui una da capocannoniere nel 1988/89. In mezzo anche un triste episodio, quello del “ti faccio sparare” rivoltogli da Schillaci dopo un Bologna-Juventus dell’11 novembre 1990. Gli infortuni lo frenarono (vedi quello al ginocchio contro il Verona nel 1989/90), ma resta tutt’oggi difficile da capire come il calcio abbia potuto dimenticarsi di un giocatore come lui a soli trent’anni. Poli in campo era fantastico, sapeva sopperire alla mancanza di un fisico importante, rispetto ai difensori avversari, con la sua intelligenza tattica e soprattutto con la sua velocità.

Alla Lazio lui e Fiorini erano un mix letale, al Bologna si sono solo sfiorati. Hanno segnato e scritto pagine importanti nella storia di entrambi i club, ma soprattutto tra i due c’è stato un grande legame di amicizia. E, questo, Poli lo ricorda tutte le volte che gli fanno qualche domanda su Fiorini. Ancora oggi fa fatica a parlare del suo grande amico, quello che, come scrisse la Curva Nord della Lazio, è entrato nel “paradiso degli eroi“.

foto: pagina Facebook “Io campo di Lazio”

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