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RS – STADIO: Delio Rossi si racconta: “Io resto, ma li voglio convinti” – 11 giu

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La promozione è stata conquistata da meno di 24 ore, ma Delio Rossi confessa di non dormire da almeno 36. Il tecnico rossoblù, infatti, ieri si è raccontato in una lunga intervista a “Stadio”, parlando delle emozioni vissute la sera prima: la sera della promozione.

 

Rossi, che ci racconta?

«Che mi sono reso conto di quello che abbiamo fatto solo dopo, in giro con il pullman scoperto per Bologna. Allo stadio diamo tutto per scontato, il tifo, la felicità, i cori; ma è dalle piazze che sono rimasto impressionato. Ho visto la gente felice. E’ una bella soddisfazione, noi facciamo un lavoro pubblico, dare un po’ di gioia alla gente rientra nelle nostre speranze. Esserci riuscito mi gratifica»

 

L’immagine che le è restata dentro

«Ho tre figli, Dario, Greta e Giulia, due erano al Dall’Ara, beh, vedere alla fine tremare la piccola, Giulia, che ha sedici anni, mi ha scosso molto. Non stava nella pelle, tremava tutta quando ci siamo abbracciati, mi ha detto: papà, che sofferenza. Ero ovviamente felice, ma anche un po’ dispiaciuto per averla fatta soffrire»

 

Che farà nei prossimi giorni?

«Vado a casa, a Roma, ho voglia di stare con mia moglie. E poi (ride) devo sistemare un sacco di cose, le tasse, le bollette, le carte di famiglia: sarò in ritardo su tutto»

 

9 maggio, lei debutta sulla panchina del Bologna: 9 giugno, la sera della promozione. Che mese è stato?

«Vissuto di corsa, senza tregua, dentro una bolla. Campo e albergo, albergo e campo. Alla fine ce l’abbiamo fatta»

 

E ora? Nel vostro accordo c’è l’opzione per il rinnovo automatico in caso di A. L’altra sera il club, da Saputo a Corvino, l’ha subito confermata. Lei resta, dunque?

«Resto, ma voglio che il club sia convinto. Se dobbiamo ripartire insieme dobbiamo essere convinti tutti e due»

 

Cioè?

«Devo essere convinto io e devono essere convinti loro. Una cosa reciproca: io ho bisogno di conoscere loro e loro hanno bisogno di conoscere me»

 

Non è bastato un mese insieme?

«Certo, però al momento dell’accordo c’era un certo tipo di situazione. C’era fretta, sa, potevo chiedere la luna…»

 

E invece: un mese più rinnovo automatico in caso di A.

«Perché ci conosciamo e c’è stima reciproca, ma mi metto nei loro panni e dico: c’è bisogno reciproco di conoscersi»

 

Questo le fa molto onore. Altri si aggrapperebbero al contratto e stop. Lei invece si mette nei panni dei suoi interlocutori.

«Guardi, provo a spiegarmi meglio: io resto a Bologna, perché quando ho accettato la sfida era a questo punto che volevo arrivare: in serie A. Potevo anche starmene a casa, ma avevo voglia di mettermi in gioco. Ripeto: la mia scelta l’ho fatta nel momento in cui ho accettato. Le dico di più: per me è stato un azzardo avermi preso, sì, perché io sono un allenatore che allena, con certe caratteristiche, la mia storia dice che ho bisogno di tempo per costruire le squadre. Io ho fatto la scelta giusta, voglio che anche loro siano convinti».

 

Hanno detto che lo sono. E ora tempo ne avrà. Che Bologna vuole in serie A?

«Un Bologna con giocatori da A. Una squadra futuribile, con gente adatta alla categoria. Soprattutto: adatti a Bologna. Un conto è giocare nel Chievo, un altro a Bologna. Ma con tutto il rispetto, si può anche dire: un conto è giocare nella Juve, un conto nel Bologna».

 

Matuzalem è in scadenza ma ha detto che chiederà alla società di restare.

«Mi fa piacere, è un giocatore da serie A, ne parleremo con la società. Lui, come Krsticic, l’altra sera hanno giocato da infortunati: vanno elogiati, come tutta la squadra. E mi lasci ringraziare anche tutti quelli che lavorano nell’ombra, massaggiatori, dottori, magazzinieri. Loro, rispetto ai calciatori, non hanno la ribalta. Ma il loro lavoro è fondamentale per un allenatore come me, che pretende tanto da tutti i suoi assistenti»

 

Contro l’Avellino in semifinale lei disse: «Ho soffiato perché il tiro di Castaldo finisse sulla traversa». E’ successo lo stesso con il colpo di testa del centravanti del Pescara Melchiorri. Quanto ha soffiato?

«Niente, perché stavolta non avevo la visuale libera (ride). Però mi lasci dire una cosa: non vorrei che tutto venisse risolto con la traversa che ci ha aiutato e la buona sorte. Abbiamo meritato di salire in A, questo è un fatto. Bisogna valutare tutte le altre partite, non solo l’epilogo. Potrei dire che anche il Pescara, se non fosse stato salvato dal palo contro il Vicenza, non sarebbe arrivato qua»

 

Lei è conscio della responsabilità che l’attende? La città con l’arrivo di Saputo sogna addirittura l’Europa.

«Bene, questo non mi preoccupa. Un allenatore le responsabilità le vuole, mica le evita: altrimenti avrebbe fatto dell’altro. Tutto questo entusiasmo è positivo. E’ l’humus su cui costruire qualcosa di bello»

 

Con Saputo sono arrivati tanti soldi. E’ il sogno di ogni allenatore avere un presidente che può spendere.

«Con Saputo sono arrivate persone serie, grandi idee e tanto entusiasmo. Sui soldi le credo (ride), ma aspettiamo di vedere che squadra faremo al mercato…».

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