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Umarells rossoblu – Perugia – Bologna – 30 Agosto

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Oggi ho fatto un atto di fede assoluta. Sono uscito dall’ufficio a metà giornata, ho preso la mia auto e mi sono buttato in strada, in autostrada e mi sono diretto verso Perugia.
Dovevo farlo, volevo farlo. Il campionato che giochi non conta, il rosso e il blu oggi hanno battuto forte e forte davvero. Non posso mancare l’esordio della mia squadra.
Il viaggio è lungo, la strada è sconnessa e non è di sicuro di quelle più belle da fare correndo con la macchina.
I chilometri scanditi da musica in sottofondo e da una telefonata a casa, a Walther, mio nonno.
 
“Nonno, ciao! Sto andando a Perugia.”.
 
“Hai cuore, tifa anche per me, ma non farti illusioni che poi torni a casa arrabbiato!”.
 
Rido e ci salutiamo. Oggi ho scelto di crederci, davvero. Arrivo a Perugia. Parcheggio. Faccio la fila per il biglietto. Faccio la fila per un panino e una birra. Vedo altri ragazzi di Bologna, qualcuno lo conosco. Scambi di battute. 
 
Anche loro ci credono, ma non tutti. Non posso biasimarli.
 
Panino-birra-sigaretta. Entriamo. E’ estate, caldo ma non caldissimo. Dentro lo stadio il caldo si fa sentire, la curva del Perugia è bella davvero, noi non siamo tantissimi, ora la temperatura sale.
 
La partita comincia, la serie B, maledetta, comincia. 
 
Il piglio non è malvagio. I ragazzi si fanno subito sotto, magari va a finire che non regaliamo il primo quarto d’ora agli avversari come facciamo tutte le volte dal 1945 ad oggi.
Corrono, premono, fanno sentire a quelli del Perugia che non sarà affatto facile, che la pelle abbiamo deciso di venderla cara. Sono contento. Mi esalto effettivamente con poco. Oggi va così.
I minuti iniziano a passare e anche i grifoni decidono di affacciarsi verso la nostra area. Il Bologna di quest’anno è pieno di facce nuove. Paez subito titolare, bello, Coppola titolare in porta, non sono d’accordo.
Buchel titolare, dicono sia bravo, sperém. Ogni anno tutti fenomeni, adoro la mia Bologna dai facili entusiasmi, è bello sognare ma fa male se poi ti svegli.
 
Tante corse sulla fascia, tanta voglia di fare, forse qualche velleità di troppo, giocare semplice potrebbe anche non essere una cosa stupida. Morleo come sempre corre corre, ma è tristo per davvero. Un cross decoroso forse lo ha fatto nei pulcini. Mi arrabbio.
Troianiello ci mette davvero voglia, mi piace, però, però i piedi son quelli lì. Garcis n.g. lo cerco in campo e lo riconosco per caso. 
 
Qualche sussulto di Cacia. E’ lontano dalla condizione, ma le speranze ci sono.
 
In un lampo il primo tempo ci abbandona. Zero a zero e via andare. 
 
Fumo una sigaretta e mi guardo attorno. Il mio entusiasmo tiene botta.
 
Altri ragazzi vicino a me hanno altri stati d’animo, decido di non adeguarmi a queste lunghezze d’onda.
 
I ragazzi rientrano in campo, accendo un’altra sigaretta. Vorrei lanciarla via lontano per correre ed esultare. 
 
La seconda frazione di gioco non sembra esattamente iniziare con il piglio della prima, sembrano stanchi morti. Sembrano i lontani cugini di quelli dei primi quaranticinque minuti, tra l’altro gagliardi, ma non esaltanti.
Il Perugia spinge, il Perugia corre. Noi siamo fermi. Rivedo i fantasmi di un passato che torna e ritorna sempre, come un dannatissimo incubo.
 
Poi, poi succede. Perdiamo una palla stupida, una palla che avrebbe saputo tenere pure un bambino.
Poi il Perugia tira, uno dei nostri, Casarini, mi pare la devia. Ecco, avete presente quando andate a fare la spesa e vi si rompono le sportine biodegradabili? Ci sono rimasto di sale nello stesso modo.
 
La sigaretta l’ho lanciata via sì, ma per mandare a spendere tutti. Tutti. Tutti nessuno escluso. Come si può? Verre, discreto prospetto classe Roma, giovane. Ecco, ma noi ne azzeccheremo mai una?!
 
Il Bologna ora dovrebbe reagire. I ragazzi dovrebbero lottare come leoni, dovrebbero meritarsela quella casacca che portano, quello stemma che hanno sul petto.
 
Invece hai Garics. Un tizio a caso del Perugia gli corre dietro, lui è in vantaggio di un paio di chilometri, il perugino lo supera, lui lo sgambetta. Giallo, giusto. Lui prende per i fondelli l’arbitro. Rosso, giustissimo.
Bene, io fossi in Lopez questo qui non metterebbe più piede in campo fino a Natale. 
 
Mi incavolo come un ghepardo al quale fregano una coscia di gazzella.
 
Va beh, c’è praticamente tutto il secondo tempo, quasi. Pensiamola bene.
 
Bene, neanche il tempo di provare a riscaldarmi, a far passare il freddo che ho dentro ed ecco: difesa immobile. Falcinelli, 2 a 0.
 
Urlo. Faccio per andarmene ma decido che non posso essere così fighetto subito.
 
Incredibile ma vero, il Bologna entra in area. Rigore! Urlo ancora. Ok, perderò la voce già alla prima.
 
Cacia sul dischetto, lo tira bene. Gol! Salto, abbraccio uno che non conosco ma che al momento è mio fratello!
 
Manca poco, manca poco ma…
 
Rosso a Zuculini. manca poco e festeggeremo la prima sconfitta. Uno dietro di me se ne va, un altro lo segue. Io mi siedo. 
Per il tempo rimanente di gioco mi disconnetto, non penso più a nulla, aspetto solo che finisca.
 
Abbiamo perso, me ne vado e non saluto nessuno, voglio solo tornare a casa. Salgo in macchina in fretta e furia. Prendo il cellulare.
 
“Nonno, avevi ragione te. Hai sentito?”.
 
“Sì, eh, lo sai che il nostro Bologna non ha mai brillato negli esordi, ci rifaremo, sicuramente domani a pranzo!”.
 
“Cosa mangiamo?”.
 
“Tua mamma preparerà le tagliatelle al ragù!”.
 
“Apri un pignoletto, ti prego le innaffiamo con un poì di brio?”.
 
Ride.
 
Brio sarà, almeno in casa nostra. In campo non ho visto nulla, ho visto voglia, ma solo con la voglia nulla si ottiene. Anche io avrei voluto giocare in Serie A, a stento facevo panca negli amatori.
 
“La prossima sarà migliore Paolo, la B è un campionato lungo e pieno di insidie.”.
 
“Hai ragione.”.
 
Speriamo, la strada per tornare a Bologna è ancora lunga, mi concentro sulla strada e stringo i denti. 

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