Bologna FC
RS – STADIO: Ballardini: “Pensiamo a una partita alla volta” – 15 apr
Bella intervista nelle colonne di “Stadio” di quest’oggi. Furio Zara intervista il tecnico del Bologna, Davide Ballardini, e sono quattro chiacchiere che spaziano dalla vita privata ad una salvezza in cui il tecnico crede. In mezzo famiglia, passioni, idee e ricordi di chi da gennaio sta tentando con tutto se stesso di salvare i rossoblù: magari a volte compiendo degli errori, ma nel calcio come nella vita è sbagliando che si impara.
Sapevate ad esempio che a Ravenna uno dei suoi vicini di casa è il famoso compositore Riccardo Muti? “Di musica sono un ignorantone, ma sono per natura curioso e mi piace ascoltare. Ogni tanto ci frequentiamo, come conosco il maestro Martinelli. D’estate vado al Ravenna Festival, mi piace vedere le prove di Muti, mi metto lì e osservo con attenzione. Voglio scoprire come, dirigendo, arriva al prodotto finale, che è poi l’opera.”
Naturale quindi l’accostamento tra il dirigere un orchestra e dirigere una squadra dalla panchina. “E’ la verità, a tutti noi che facciamo questo mestiere piace fare le cose con calma, pensare e poi programmare la squadra; poi capita che entri in corsa e devi accelerare tutto…”
Già, e non sempre trovi la situazione che credevi. Come è capitato a lui a Bologna, e non è cercare una giustificazione ma un semplice constatare i fatti: “C’è una cosa che non mi va giù: fare paragoni con la gestione precedente. Non esiste al mondo. Kone l’ho avuto per cinque partite intere, il mio primo e ultimo Diamanti aveva già la valigia in mano. Ripeto: chi fa paragoni con il passato mi manca di rispetto. Ho fatto i miei errori, dalle scelte di gestione ai giocatori, ma in buona fede.”
Ad esempio il tentare la difesa a quattro con una squadra inadatta a farlo: “In quel momento volevo mettere un attaccante in più e andare a prendere – mi riferisco alla difesa – gli avversari più alti. Ma non ci siamo mai riusciti, non eravamo efficaci nelle chiusure ed eravamo più fragili di prima, per questo siamo tornati alla difesa a tre.” Un esperimento andato male, un esperimento durato però poco: “Vero che con la difesa a quattro abbiamo giocato tre partite, una più brutta dell’altra, ma tre punti – col Cagliari – li abbiamo fatti: un punto di media, va bene.”
Si salva questo Bologna? “Pensiamo a una partita alla volta. La prossima è con la Juventus.” La Juventus piglia-tutto. Sconfitta sicura. “E chi l’ha detto? I punti sono ovunque, bisogna essere bravi ed andarseli a trovare. Anche con l’Inter dovevamo essere la vittima.” E invece…Ballardini racconta della moglie, veterinaria svedese che gli ha dato tre figli: il più grande ha tentato con il calcio e ha smesso da poco, gli altri giocano entrambi, uno nella Virtus Entella e uno nelle giovanili del Cesena. Il club che vide Ballardini giocatore, un esperienza terminata con le giovanili, e non perché non fosse bravo.
“Giocavo regista. La coppia di centrocampo del Cesena che vinse il titolo Nazionale era formata da me e Zoratto.” Daniele Zoratto, che arriverà a grandi livelli con il Parma trovando anche la Nazionale con Sacchi. Per Ballardini andrà diversamente: “Avevo 22 anni e mi ruppi un ginocchio. Carriera finita, il resto fu una litania di inutili tentativi.”
Le giovanili di quel Cesena le allenava Sacchi, di cui Ballardini è – dicono – uno dei tanti eredi. “E’ stato un maestro per tutti, anche per me. Ma non l’ho mai preso a modello. Nella costruzione delle squadre partiamo da principi opposti. Lui costruisce un reparto, poi ce ne attacca un altro fino al mosaico finale. Io procedo dal generale allo specifico: parto dall’idea di squadra.” C’è tempo per qualche considerazione sparsa su alcuni singoli. Partendo da quello che si dice sia il suo pupillo, Robert Acquafresca, ancora a secco in termini di gol. “Gli manca poco, un niente. Spero si sblocchi in questo sprint finale.” E poi ‘El Ruso’, Diego Perez. “Diego è un grande uomo e una persona sensibile. Sta attraversando un momento difficile. Si è caricato sulle spalle tutto il peso dei nostri errori, e non va bene. Glielo stiamo dicendo in tutti i modi: abbiamo bisogno di lui. E’ un esempio ed è fondamentale per il Bologna.” Come Lazaros, con Ballardini passato da oggetto misterioso a trascinatore. “Lo seguivo già da prima, mi è sempre piaciuto. Lui ci ha messo intelligenza e generosità. Per noi è molto importante.”
Rimarrà a Bologna l’uomo dagli occhiali scuri? “Non voglio pensarci ora. Pensiamo a salvarci, poi valuteremo il tutto. Ci sarà tempo.”
In bocca al lupo, Bologna. In bocca al lupo, Mister.
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