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26 Dicembre, il punto su Basket City. Considerazioni del dopo derby di Natale

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È il giorno dopo il derby di Natale e gli umori bolognesi sono inevitabilmente antitetici: all’entusiasmo di casa Virtus si contrappongono i malumori di una delusione fortitudina generata anche, probabilmente, dall’entità di uno scarto che entra nella storia della stracittadina, poiché i trentelli fin qui registrati si dovrebbero contare, più o meno, sulle dita di una  mano. In verità, per logica questo risultato ci sta tutto: troppo evidente la disparità fra le due formazioni sia sul piano tecnico che su quello atletico, oltre alla lunghezza di due roster costruiti con obiettivi assai differenti. Entrambe le squadre venivano da un turno pesante: la Virtus dalla sconfitta abbastanza cocente di Sassari, la Fortitudo dalla vittoria faticosissima contro Brindisi. Chiaro che se punti tutto, o quasi, su due o tre giocatori fai fatica a recuperare, in questi momenti, come ha sottolineato nel post partita coach Martino, però il dato resta ancora quello: non c’è ruolo sul campo in cui la Pompea non soffra nel confronto diretto con la Segafredo, per cui solo l’imponderabilità dei derby giustificava pronostici meno scontati di quanto effettivamente accaduto sul parquet. Detto ciò, bisognerà tuttavia restare coi piedi per terra: la Virtus ieri ha dominato, ma contro una squadra che non rientra tra le proprie antagoniste principali. Di ottimo ci sarebbe da sottolineare lo spirito “da playoff” col quale è entrata in campo, che le ha permesso di non subire l’ennesimo maledetto scarto iniziale di fin qui troppe partite. Di altrettanto buono lo spirito di squadra evidenziato dal piacere col quale tutti i bianconeri si passano la palla e concedono volentieri a un compagno l’assegnazione dei due punti, spesso preferendo l’assist al canestro, per non parlare della concentrazione in difesa che ha letteralmente annichilito i biancoblu, sebbene si contino una decina di rimbalzi di differenza a vantaggio Fortitudo quasi tutti in fase d’attacco, (in parte dovuti alla peggiore percentuale al tiro biancoblu, ma è un dato sul quale prestare attenzione). Tutte considerazioni che oggi hanno permesso ai virtussini di risvegliarsi col sorriso. Ma domenica arriva l’Armani di Ettore Messina, e sarà tutta un’altra storia: le stesse attitudini emerse ieri sera, difficili tra l’altro da riproporre a così breve distanza, potrebbero rivelarsi comunque non ancora sufficienti contro una corazzata costruita, in teoria, per fare bene in Eurolega. Nel caso accadesse, questo non dovrà deprimere società e tifoseria, perché la Segafredo attuale è stata progettata con obiettivi differenti: alta Eurocup, primi quattro posti in campionato, senza le mire massime di una squadra di tutt’altro budget. Perdendo con Milano la Virtus si giocherebbe comunque il primato invernale a Trento, ennesima prova di maturità per una squadra che è tutt’ora alla ricerca della propria identità, che dovrà emergere soprattutto nei complicatissimi mesi di gennaio e febbraio , tra intercontinentale, coppa Italia e Top 16. Intanto, la Virtus si gode la certezza di avere in Santeodosic un giocatore sceso da Marte per illuminare con una regia che, dal vivo, qui a Bologna non si ricorda; in Weems un valore aggiunto sul piano umano, non solo tecnico; nella coppia di lunghi Hunter e Gamble il sogno realizzato di essere finalmente adeguati anche nella posizione di centro, storico difetto degli ultimi vent’anni in casa bianconera; in Markovic il perfetto complemento di Teodosic,e  anche se adesso non ci sta prendendo da tre il suo peso sul parquet è colossale, a cominciare, ma non solo, dalla distribuzione degli assist; in Gaines un giocatore molto più utile a conti fatti di quanto a volte non sembri,  perché spesso chirurgico nella sue soluzioni d’attacco e per l’efficacia in difesa; nel pacchetto italiani giocatori in costante crescita che permettono rotazioni finalmente più ampie senza troppi cali di rendimento. Una bella Virtus Segafredo, insomma, è quella che esce insomma dal derby di Natale, che non deve però trascurare il fatto che si è lontanissimi da qualsiasi guado e, anzi, ora si avvicinano i primi tempi davvero duri. Un’ultima osservazione: ai diversi soloni che criticavano le sue preparazioni delle partite, magari confrontandole con quelle di Martino, Djordjevic ha risposto coi fatti. Perché non accettare che forse i professionisti veri ne sanno un po’ più di chi non vive certe situazioni dall’interno?

In casa Fortitudo Pompea ora invece l’abbattimento regna sovrano. Certo, questo derby ha rappresentato un ridimensionamento della squadra, induce a riflettere su quanto fin qui accaduto, forse anche lascia riemergere il dubbio che le congiunzioni astrali finora non siano state troppo malevoli. In realtà la sconfitta di ieri deve semplicemente riportare l’ambiente intero a restare sugli obiettivi primari per i quali la squadra è stata costruita, guardandosi indietro prima che avanti: qui le cose non sono cambiate granché, restano più che concrete le possibilità di ammissione alle Final8 in posizione tutt’altro che di rincalzo, e già questo supererebbe le aspettative originarie. Ieri Fantinelli veniva da due giorni di influenza, Sims da 35 minuti contro Brindisi, Robertson idem, ma già questo rivela come la Effe debba confrontarsi con altre contendenti che non siano la Virtus, Milano, Sassari,  seppure nella singola partita possa, in casi particolari, anche averla vinta. A mio parere più per demeriti dell’avversaria, però, come è stato con Venezia e Milano, forse anche Brindisi, giunte a Bologna in un proprio momento critico o sottostimando il fatto che ogni gara va comunque giocata. La stagione è ancora lunga, di soddisfazioni possono ancora arrivarne tante e in fondo rimane ancora un altro derby, da giocare in casa. Purché questo non diventi il solo motivo su cui concentrare l’attenzione d’ora in poi….

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