Basket
11Giugno, il punto su Basket City. Da Abass a Banks, ma chi potrebbe non volere più in Virtus Baldi Rossi?
In attesa di capire definitivamente su quali palcoscenici europei potrà esibirsi la Virtus Segafredo (ma non riterrei un dramma assoluto restare ancora un anno di Eurocup) il nuovo tormentone sui social bolognesi, e non solo, riguarda il futuro di Awudu Abass, l’oggetto dei desideri più in voga, oggi, forse più per mancanza di alternative che per meriti assoluti. Parliamo infatti di un giocatore di ormai 27 anni che non è che fin qui abbia compiuto mirabilia: una promettente crescita a Cantù, un biennio da panchinaro in una Milano vincente (13 minuti e 3,4 punti a partita l’anno di scudetto e Coppa Italia), un biennio a Brescia nel quale sono emerse le sue potenzialità, che non sono quelle di un giocatore da quintetto di finale d’Eurolega, forse, ma che lo rendono il giocatore italiano più importante nel suo ruolo tra quelli raggiungibili sul mercato. Dotato di un fisico eccezionale, tecnicamente ancora da migliorare in alcuni fondamentali, non è chiaro quanto disponibile ad inserirsi in pieno in un sistema di gioco che non lo riconosca come primo violino, Abass tentenna (o lo fanno i suoi procuratori?) tra la Virtus, sirene europee e un romantico legame con la Leonessa. Non mi sentirei di sentenziare se sia lui o meno la soluzione ideale per una Virtus che sta crescendo dando sempre più spazio alla componente italica del gruppo (peraltro nei ruoli di rincalzo, se si eccettua la posizione di 4 sulla quale aleggia però una possibile “riconversione” di Hunter), molto dipenderà anche dal sesto straniero che dovrebbe arrivare se effettivamente salteranno le posizioni di Gaines e Delia, ma in definitiva non si potrebbe non abbracciare con entusiasmo l’arrivo di Abass sotto le Due Torri, se non altro per il fatto di averlo sottratto a potenziali contendenti sul suolo nazionale. Potrebbe avere i mezzi per rivelarsi un crac assoluto, starebbe in lui compiere il salto definitivo, componendo un quintetto di futuribili potenziali azzurri mica da ridere, assieme a Ricci, Tessitori, Alibegovic e Pajola. Rimane in disparte e pieno di incognite il futuro del capitano, Filippo Baldi Rossi, sul quale pende la “maledizione del capitano” virtussino; l’auspicio è che il lungo bolognese accetti di restare pure in una posizione di rincalzo perché se la stagione si paleserà per come si prospetta occasioni per giocare potrebbe comunque averne, nel sistema delle rotazioni, anche perché è vero che ha solo 29 anni ma anche un fisico che potrebbe risentire di impieghi massicci ad alti livelli, sempre che non preferisca andare a fare l’”americano” in una A2 tutta ancora da definire. Fondamentale dovrebbe rivelarsi il suo rapporto con coach Djordjevic, in proposito: io resto fermo sulla speranza che rimanga con le Vu Nere, diventando in prospettiva anche figura franchigia di un gruppo che, avendo ritrovato un magnate “di quelli di una volta”, ha finalmente riportato la pallacanestro che conta in quella che è tornata ad essere Basket City.
La quale per esserlo totalmente avrebbe peraltro bisogno di veder tornare a certi livelli la Fortitudo, fin qui protagonista più di spumeggianti proclami che di fatti eclatanti, se si eccettua l’arrivo di Meo Sacchetti costato però il posto ad Antimo Martino. Nella sostanza, il primo ruolo sostituito di quelli protagonisti della cavalcata esaltante dell’ultimo biennio è stato quello che ne aveva meno bisogno; tuttavia, aver ingaggiato l’allenatore più importante attualmente in Italia sarebbe sciocco considerarlo una corbelleria. Sacchetti si dice sia tutto proteso nel cercare di realizzare un significativo “progetto italiani”, lavorando possibilmente su giovani da proiettare nell’orbita della Nazionale. Qui forse occorrerebbero i soldi che non è detto la Fortitudo abbia a disposizione, a meno di non andare a pescare tra le scommesse nelle serie minori. La presenza di Sacchetti in tal senso pare una garanzia, però il background sul quale si installerebbe il progetto rimane in decisa controtendenza: il roster attuale prevede imprescindibilmente Aradori, Fantinelli, Mancinelli, si suppone Sims, si vocifera di Banks. Ora, le squadre di Meo è una leggenda che non difendano; anzi, perché funzionino hanno bisogno proprio di una accurata fase difensiva. La sua grande Sassari, la Cremona spettacolare si basavano sulla fisicità di marcantoni che oscuravano il canestro agli avversari per poi ripartire il più possibile in rapide transizioni. È vero che le sue squadre subiscono tanti punti, ma questo perché tirando tantissimo (e segnando tanto anche grazie al suo tipo di gioco) concedono tanti palloni giocabili agli altri. Sassari aveva i Sanders, i Brooks, i Lawal, i Kadji e comprimari come Sacchetti e De Vecchi che garantivano una decina almeno di palle rubate a partita e una montagna di rimbalzi; a Cremona marcantoni come Saunders, Crawford, Mathiang, Alridge chiedete in casa Virtus come se li ricordino in difesa. Nel frattempo, è arrivato Totè, starebbe arrivando Gherardo Sabatini, si dice di Alviti mentre si starebbe salutando Cinciarini, ma Insomma, per ora è difficile inquadrare cosa stia accadendo sul piano tecnico in casa Effe, così come sul piano societario, benché pare stia andando avanti a spron battuto la trasformazione dell’Unipol Arena in Casa Biancoblu. Certo, occorre pazienza, come scrivevamo la settimana scorsa, sia in casa Effe che in casa virtussina, da parte dei tifosi. La curiosità però cresce a dismisura, in assenza dei riscontri oggettivi del basket giocato che manca come il pane.
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