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Calcio

Il punto sul Campionato – 12 Nov

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SERIE A  12° Giornata

 

Tra polemiche arbitrali e i soliti cori di discriminazione razziale, se ne va anche il turno numero 12 di questa Serie A: la Roma si ferma ancora, la Juventus schianta il Napoli e si propone, se mai ci fosse ancora qualche dubbio, come l’antagonista principale ai giallorossi per la lotta-scudetto. Anzi, se le cose continueranno così, la truppa di Conte deve essere senza dubbio considerata la favorita principale alla conquista del tricolore, cosa su cui peraltro è difficile avere dubbi. Si confermano in ascesa Fiorentina e Inter, che pure attendono di poter contare rispettivamente su Gomez e Milito, mentre il Verona viene ridimensionato dal rinato Genoa di Gasperini.

La Roma, come detto, viene fermata dal Sassuolo dell’ex-Di Francesco, che gioca alla fine la sua gara e ottiene un punto tutto sommato meritato anche se nel risultato finale pesano la prestazione super di Pegolo e la mancata concessione di un rigore solare su Ljaic. Eppure sono i giallorossi ad avere le colpe maggiori, incapaci di chiudere una gara dominata anche se in condizioni tecniche non facili: a voler vedere il bicchiere mezzo pieno si può sottolineare come una squadra ridotta dagli infortuni a non avere una punta di ruolo (fuori Totti, Gervinho, Borriello dopo pochi minuti senza contare il lungodegente Destro) sia capace di creare una caterva di occasioni da rete che solo un buon portiere come Pegolo (decisamente sottovalutato in carriera) riesce a fermare. Vedendo il bicchiere mezzo vuoto però appare evidente che non si può chiedere a Ljaic, Pjanic e Florenzi di essere cattivi sotto porta come veri attaccanti.
Il rischio forte è quello di creare le solite contestazioni al sistema arbitrale e alla sfortuna senza riconoscere le proprie colpe e i propri limiti: gli infortuni capitano, gli errori arbitrali pure, e continuare a dare la colpa a questi per giustificare il fatto che non si vincono tutte le gare (perché la Roma è ancora imbattuta, è bene ricordarlo) rischia di trasformarsi in un boomerang per i capitolini. E’ indubbio che, sparito per infortunio Totti, la Roma abbia da allora sempre faticato: non c’è niente di male, ed è chiaro che uno come il Pupone non lo si trova, però sempre bene fa ricordarlo.
Questa Roma può lottare per lo Scudetto, a patto di recuperare qualche punta di ruolo e smetterla di piangersi addosso, cosa che non si addice ad una grande squadra quale il team di Garcia vuole essere.

La Juventus vince, anzi stravince, la sfida diretta con il Napoli di Benitez.
Lo fa in modo clamoroso, con una superiorità schiacciante che nessuno, forse neanche Conte, poteva logicamente aspettarsi. Se il gol di Llorente che sblocca la gara dopo due minuti sembra essere in lieve fuorigioco (un errore possibilissimo, peccato però che accada in una gara così delicata) il resto della gara vede comunque il Napoli annaspare e la Juve tornare la squadra rabbiosa ed affamata che è sempre stata sotto la guida del tecnico leccese. E’ sempre difficile stabilire dove finiscano i meriti di chi vince e dove comincino i demeriti di chi perde, ma l’impressione che si ricava è che il Napoli sia stato annichilito dalla determinazione e dalla compattezza dei campioni d’Italia in carica, che addirittura potevano chiudere con uno scarto superiore alle tre reti a zero con cui è terminata la gara. Come ho già detto più volte, la Juventus è senza dubbio la squadra più forte del nostro campionato e la logica favorita per la vittoria dello Scudetto. Il cammino europeo, per alcuni criticabile, per me paradossalmente ha confermato questa convinzione, con prestazioni egregie segnate solo dalla sfortuna. Conte è uno che non molla mai, la batosta contro la Fiorentina è servita e ora una Juve magari non brillante e fiaccata dagli impegni di Champions League è a un solo punto dalla vetta. Fate voi.
Menzione speciale per il gol di Pogba: ragazzi, che rete. Come già ho detto in queste pagine, questo ragazzo è sempre meno promessa e sempre più certezza, con buona pace del povero Marchisio, eclissatosi.

L’Inter continua la sua marcia sempre più costante, eppure in casa propria e contro il Livorno ha bisogno di un clamoroso errore del portiere ospite Bardi (tra l’altro proprio di proprietà nerazzurra) per sbloccare la gara. Il team di Mazzarri avrà anche il miglior attacco del campionato (anche se pesano molto i 7 gol rifilati al Sassuolo in una partita sciagurata per i neroverdi) ma è proprio nel reparto offensivo che mostra diverse lacune, pur potendo contare sul miglior Palacio visto da qualche anno a questa parte e su un Ricky Alvarez rinato. La gara la chiude Nagatomo su una splendida invenzione di Kovacic, che piano piano si sta affermando, ma è chiaro che il ritorno di Milito (e perché no, di Icardi) aggiungeranno peso e soluzioni. Per ora arrivano i punti, e la gioia del ritorno in campo dopo molti mesi di Capitan Zanetti, splendido quarantenne con il sorriso e la voglia di giocare a calcio di un ragazzino. Una notizia bella per chiunque ami il calcio al di là delle bandiere.

Capitolo Fiorentina: se quando si ruppe Mario Gomez, e cioè l’acquisto più reclamizzato dell’anno nonché il solo centravanti di ruolo di cui disponesse la Viola, qualcuno avesse detto che un paio di mesi dopo la truppa di Montella sarebbe stata comunque lassù probabilmente sarebbe stato preso per pazzo. E certo, l’ex-Aeroplanino è un allenatore valido e pieno di idee e inventiva, ma chi poteva credere nella compattezza della squadra toscana? Chi poteva giurare sul ritorno a pieno regime di Giuseppe Rossi? E invece mentre a Firenze aspettano ancora di vedere per bene cosa può dare Gomez, la squadra è lassù, in agguato dietro alle grandi. La vittoria con la Sampdoria non è certo netta, un calo di tensione finale rischia di costare caro, ma arrivano comunque altri tre punti e a questo punto si può anche pensare che il problema semmai sarà adattare il tutto al modo di giocare del bomber tedesco, visto che da un paio di anni a questa parte la Viola pare giocare addirittura meglio senza punti di riferimento fissi davanti.
Non è squadra da Scudetto e già sarà un impresa prendere il terzo posto, per carità, ma tutto sommato Montella e Pradé meritano gli applausi per aver costruito una squadra solida, credibile e – soprattutto – continua.

Il resto della giornata ci racconta di un Milan sempre più in crisi e salvato soltanto dall’arbitro Orsato che annulla per fuorigioco un gol regolare dell’ex Paloschi. I clivensi sono ultimi ma ai demeriti propri si aggiungono un paio di decisioni arbitrali (ieri con il Milan e qualche settimana fa con la Juve) che avrebbero decisamente pesato sulla classifica. I rossoneri invece navigano decisamente a vista, con lotte in società e con un allenatore che sembra sempre più delegittimato. Difficile dire se e quando questa crisi tecnica potrà avere fine, l’impressione purtroppo per i tifosi milanisti è che questa stagione sarà un lungo calvario per una squadra troppo forte per rischiare la retrocessione (paventarla appare follia pura) e allo stesso tempo troppo malmessa per giocarsela con chi sta nelle posizioni di testa.
Rinasce il Genoa, con Gasperini che dimostra a tutti di non essere bollito e che anzi, un allenatore esperto e con le idee chiare può davvero cambiare una squadra da così a così. Contro il Verona è vittoria di carattere, segnata dalle reti di due uomini tra i più ritrovati, e cioé capitan Portanova e Kucka. Ero tra quelli perplessi dall’esonero di Liverani, e in parte devo rivedere la mia opinione di allora: in parte però, perché rimango convinto che la squadra sia effettivamente poco più che mediocre (anche se vanta Gilardino, bomber da Nazionale, ed un sicuro campione del futuro come Perin, finalmente ripresosi) e che solo Gasperini poteva risollevarla.
Comunque, missione (sembra) riuscita.

Risale anche il Catania, che ha la meglio sull’Udinese più scialba del 2013. La vittoria però arriva solo su rigore e denuncia una squadra ancora poco convinta dei propri mezzi e che difficilmente potrà ripetere i bei campionati fatti con Montella prima e Maran poi. La squadra di Guidolin invece paga il doversi sempre reinventare, è chiaro che una stagione no in un club in perpetuo rinnovamento può e deve starci. Di certo l’ambiente non si surriscalderà, così come non si è mai esaltato quando i risultati arrivavano del resto. Consueta chiusura sul Bologna: perdere con l’Atalanta così fa male, due clamorosi errori di Curci interrompono il momento positivo, un vero peccato visto il discreto gioco espresso ed il ritorno al gol di Rolando Bianchi. Il portiere dovrà archiviare questa domenica degli orrori e tornare a fare il suo, visto che è bravo e capace, e la squadra non deve perdere convinzione nei suoi mezzi: se Diamanti torna a splendere e Bianchi riparte da quella rete per ritrovare fiducia nei propri mezzi la salvezza è tutt’altro che un utopia.

 

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