Basket
11 Marzo, il punto su Basket City. Tra gioie e dolori, guai a fermarsi
La “grande paura” di Kazan si è dissolta come neve al sole. L’argomento più dibattuto sui social tra i tifosi ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sarebbe meglio fermarsi ai dati concreti, piuttosto che arrampicarsi sugli specchi che generano spettri, quando ci si affaccia alle analisi su partite, classifiche, campionati. La Virtus Segafredo non credo abbia proprio da festeggiare il primo posto dopo la Top16, perché di per sé è un risultato che comporta sì, un discreto vantaggio nel prosieguo, ma reste pur sempre una sentenza interlocutoria. Rimane peraltro il fatto di essere riusciti a mantenere una imbattibilità foriera, a questo punto, della possibilità di superare un record, nei percorsi europei virtussini, e ciò costituisce un merito che sfido chiunque a negare a Djordjevic e i suoi uomini. La Virtus Segafredo dunque non è solo “bella”, ma pare saper essere anche concreta, come ha dimostrato poi sabato scorso contro Venezia, in una serata decisamente “no”, portata a casa con le unghie, la grinta, la convinzione di sé stessa.
In questa fase della stagione non è strano che arrivino risultati inaspettati per chi è impegnato su più fronti, come è dimostrato dalla passata giornata di campionato, poiché i giocatori non sono robot e la situazione che stiamo vivendo, fra l’altro, è impossibile non lasci scorie di vario genere anche su di loro, oltre ovviamente agli stress agonistici. Per questo credo che sabato sarebbe importante, molto importante per la Virtus andare a vincere a Brindisi, per cominciare mettere in cascina punticini che potrebbero rivelarsi fondamentali quando anche l’Eurocup entrerà nel vivo: Brindisi, Pesaro e il derby prima della trasferta a Sassari, nella settimana decisiva per il passaggio alle semifinali europee. Potrebbe giovarsene la Fortitudo, ma sinceramente non credo, ma andare in Sardegna avendo i sassaresi alle spalle (fra l’altro pure a loro toccherà prima la trasferta in Puglia) permetterebbe di affrontare la trasferta con molta meno ansia. E proprio l’ansia potrebbe diventare grande nemica, in questa fase della stagione, di una squadra che deve ancora confermare una piena solidità sotto l’aspetto caratteriale.
In Eurocup arriverà invece Badalona. Non mi soffermerei troppo sui capricci dell’eventuale prosecuzione del torneo che potrebbe mettere una contro l’altra le due principali candidate alla finale, Virtus e Kazan; prima, infatti, bisognerà battere una squadra bella tosta, quella che in campionato, tra le spagnole, è più avanti, che ha una solida tradizione in questo genere di competizioni, anche se l’ultima vittoria risale a una dozzina di anni fa. A questo punto ogni passo è un gradino di una scalata e occorre prestare la massima attenzione per non rischiare di brutto. La Virtus Segafredo ha il talento per crederci, dovrà dimostrare di avere anche tutto il resto, a livello della gestione tecnica ma anche societaria.
In casa Fortitudo Lavoropiù invece bisognerà evitare di fermarsi a leccare le ferite: il tempo scorre e il progetto di rigenerazione invece di proseguire pare aver fatto un passo indietro. La squadra di Dalmonte è un bivio, non ci sono dubbi, e spetta soprattutto ai giocatori decidere quale ne sarà il destino. Credo che in casi come questo sia indispensabile mettere da parte orgoglio personale e pretese di protagonismo: la Fortitudo si salverà solo se tutti remeranno nella medesima direzione, seguendo al 100% le direttive del coach. Che la squadra abbia problemi di carattere ormai è più che evidente, di conseguenza solo se verrà lasciato emergere quello del suo direttore d’orchestra le cose potranno migliorare. Perché, attenzione, dietro l’anglo ci sono incubi che non vorremmo si dovesse auspicare di risolvere ope legis, con una Lega sempre più ondivaga nel presente e, purtroppo, anche nell’immaginare il futuro della pallacanestro italiana.
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