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Ora la Virtus va supportata, le critiche alla fine. L’editoriale del lunedì

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La prestazione della Virtus Segafredo a Brindisi non può non porre tutta una serie di interrogativi cui trovare piena risposta potrebbe risultare, però, velleitario. In casi simili, è facile farsi prendere dalla situazione e arrivare ad emettere sentenze anche categoriche, omettendo magari analisi più approfondite che poi, in buona misura, si possono compiere quasi solo se si conoscono le cose dall’interno. Dall’esterno il rischio è sovente quello di equivocare perché si finisce per ragionare per stereotipi, precipitando nei classici “commenti da bar”. Solitamente, i bersagli prediletti sono il coach e i giocatori più rappresentativi. Ora, è indiscutibile che Djordjevic ha le sue responsabilità se la squadra “non” gioca come sabato, così come non si può negare che Teodosic, Markovic e Belinelli siano rimasti ampiamente sotto il livello che sarebbe lecito attendersi da loro. Idem, un po’ per tutti, o quasi, anche gli altri giocatori, eccezion fatta per quelli che non hanno giocato o lo hanno fatto per un tempo estremamente ridotto. Su questo, in effetti, cade il primo dubbio: la Virtus di quest’anno si è dotata di un roster che in teoria le metterebbe a disposizione 12 giocatori 12; come mai, allora, nelle partite più “calde” o complicate, sono sì e no 6 o 7 i giocatori coinvolti pienamente? Si veniva dalla bella vittoria con Bourg en Bress dove nessuno era stato impiegato per meno di 12 minuti e solo Abass  (25) e Ricci (21) avevano superato i 20. Spiccavano i 17 di Teodosic, i 12 di Belinelli, i 18 di Markovic. Perché non insistere su rotazioni che solo pochi giorni prima avevano dato ottimi risultati? Perché spremere i “big” giunti visibilmente spompi sia di fisico che di testa in un finale punto a punto ove si era già appurato che questa squadra può finire per perdere la tramontana? D’altra parte, si è trattato della prima sconfitta esterna dopo quattordici mesi, si può gettare la croce addosso al suo allenatore?

La sensazione è che potrebbe anche non essere stato solo un incidente di percorso, tuttavia mi asterrei da censure perentorie, anche se stavolta non ci si può aggrappare alla scusa del doppio impegno, visto che Brindisi, oltre tutto in deficit d’organico, è ugualmente impegnata in Europa. Insisto sul fatto che occorre attendere la conclusione degli impegni per emettere giudizi, farlo adesso non potrebbe che risultare pretenzioso. La Virtus fin qui ha perso in Coppa Italia ma è prima in Eurocup e in campionato ha, di fatto, detto addio al secondo posto, non è certo stata esclusa dai playoff. Sei giorni fa c’era chi piangeva sul fatto che la Segafredo non avesse cercato di vincere di chissà quanto per garantirsi la prima posizione, poi Kuban ha perso lasciando il primo posto alle Vu Nere. Pazienza ed equilibrio sono doti importanti quando si deve giudicare. Credo che questa squadra possa ancora riuscire a dare soddisfazioni ai propri tifosi, però resta il fatto che imparare dagli sbagli sia indispensabile per chiunque. Quindi, dall’esame di coscienza, rispetto ad errori commessi, non può esimersi nessuno dei coinvolti nella sconfitta, dal coach, ai giocatori, alla società stessa. I tifosi, invece, sono i soli giustificabili perché la frustrazione di non poter stare vicino alla squadra non dico che legittimi certe stroncature ma certamente non aiuta a mantenere serenità nei giudizi.

Questa Virtus Segafredo ha potenzialmente in mano il proprio destino. È stata costruita per vincere, per lo meno fino ad un certo livello, se non lo farà allora si esporrà a critiche anche aspre. Per ora, è lecita una certa delusione, a parer mio, soprattutto per lo spirito col quale è scesa in campo a Brindisi, ma per il resto si aspetti di vedere dove la porteranno i prossimi impegni. Non credo piaccia a nessuno perdere, direi proprio nemmeno a Djordjevic ed ai suoi giocatori. Sabato la trasferta a Pesaro, poi una settimana di fuoco con due partite con Badalona e il derby, più eventuale bella contro gli spagnoli subito dopo, permetteranno di dare giudizi più argomentati. Nell’attesa, le Vu Nere dovrebbero solo avvertire la fiducia dei tifosi intorno a loro

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