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Bologna FC

IL GRILLO PENSANTE – Riflessioni e speranze

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Il sofferto 0-0 casalingo contro il Torino è l’ennesimo indizio, neppure troppo celato, che inchioda alla sbarra degli imputati un Bologna anemico, ormai quasi incapace di colorarsi di tinte vivaci; sembrano trascorsi anni e non soltanto pochi mesi da un girone di andata non certo lineare ma quantomeno più imprevedibile, condito da alcuni squilli di tromba (vittorie contro Lazio e Roma, oltre all’eroica partita in doppia inferiorità numerica col Milan) che avevano decisamente alzato il livello di attenzione sulla truppa di Mihajlovic. Quasi quasi sembrava l’anno propizio per ambire ad un torneo fuori dall’anonimato.

 

Ed invece la farraginosa rincorsa a conquistar dimora in zone più elitarie si è progressivamente sfarinata a partire dalla capitolazione interna contro la Fiorentina del 5 Dicembre in un match che, in quel momento, veniva celebrato come una sorta di spareggio per accreditare ufficialmente la più credibile inseguitrice delle 7 Sorelle di testa; i rossoblu venivano da ben 4 vittorie nelle ultime 5 gare (soltanto lo scivolone interno col Venezia aveva impedito di centrare il filotto) ma poi, come ogni anno, lo snodo del giro di boa si è rivelato fatale. Con una differenza rispetto al passato: l’appiattimento stantio delle prestazioni non è stato digerito con resilienza dalla piazza, gli striscioni sui muri di Casteldebole e il comunicato di un paio di gruppi della Curva Bulgarelli sono la punta di un iceberg colmo dell’insoddisfazione di un’intera tifoseria paziente ma non imperturbabile. Il dito è stato pubblicamente puntato verso una dirigenza incapace di cambiare passo e colpevole di aver gettato l’ancora nel mare della mediocrità, di aver intrappolato da 7 anni la squadra in un enigmatico Giorno della Marmotta dove ogni mattina il risveglio è sempre più disilluso.

Non mancano neppure i detrattori di Sinisa Mihajlovic, convinti che il tecnico serbo non abbia più motivazioni per guidare una squadra che confidava venisse armata fino ai denti nel corso del suo patriarcato ma che invece, fatta eccezione per il bazooka Arnautovic, ha visto arrivare soltanto fucili a piumini e scommesse. O poco più. I segnali che il Bologna, dopo i confronti con Saputo e Sabatini, avesse disponibilità talmente ridotte da tarpare qualsiasi suo sogno di gloria erano apparse lampanti già dall’estate scorsa, gli ammiccamenti con la Lazio non erano passati inosservati.

Sebbene il comunicato dei Forever Ultras e dei Freak Boys lo abbiano escluso specificatamente dagli imputati, neppure Joey Saputo è attualmente indenne da critiche, le opinioni diffuse sono tutt’altro che plebiscitarie sul suo conto soprattutto in merito ai reali investimenti nel ramo sportivo (da un recente rapporto CIES il Bologna è una delle squadre che spende meno nel calciomercato) ed alle figure scelte per la gestione societaria (Claudio Fenucci in primis).

Qualcosa sicuramente non funziona e tutti sono in discussione.

 

Le parole dello stesso Saputo hanno però annunciato riflessioni profonde in merito a ciò che potrà accadere al termine del campionato, tanto che su Casteldebole iniziano ad aleggiare i sospetti di alcuni avvicendamenti estivi di spessore nell’organigramma. I nomi altisonanti di Gennaro Gattuso e Giovanni Sartori si fanno sempre più insistenti. E’ evidente che gli arrivi di un allenatore dal recente passato in Napoli e Milan e di un direttore sportivo tra i principali artefici del miracolo Atalanta significherebbe automaticamente spostare il mirino delle ambizioni verso bersagli più preziosi, si tratta solo di spifferi ed illazioni ma forse qualcosa potrebbe effettivamente già bollire in pentola. L’unica possibilità di evitare a prescindere ribaltoni è che la squadra innesti immediatamente le marce alte e vada riprendere una dopo l’altra Torino, Sassuolo e Verona. Alla fine si faranno i conti. In ogni modo, a prescindere da cosa accadrà, certe ambiziose illazioni sono un tonico corroborante per il tifoso bolognese medio che è paziente, esigente, appassionato e soprattutto non abbandona mai la speranza.

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