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Chi più spende (alle volte) male spende – Nicola Sansone

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Torna il consueto appuntamento del mercoledì con la rubrica dedicata agli acquisti più onerosi dell’era Saputo che sul campo non hanno soddisfatto le aspettative.
Il protagonista dell’articolo odierno è di sicuro ‘eccellente’, un giocatore che ancora veste la maglia rossoblù, anche se pare essere tra quelli in procinto di lasciare Bologna: Nicola Sansone.

Per comprendere appieno la parabola di Sansone sotto le due torri bisogna tornare al gennaio del 2019. 
Il girone d’andata era giunto al termine: i rossoblù erano terzultimi a quota 13 punti e la panchina di Filippo Inzaghi era sempre più in bilico. La società non poteva permettersi di rischiare una retrocessione, motivo per cui si era deciso di intervenire in maniera importante sul mercato. Servivano con urgenza giocatori pronti, che conoscessero la Serie A e che avessero già dimostrato le loro qualità. La scelta era quindi virata su Roberto Soriano e Nicola Sansone
Allora Sansone era in uscita dal Villareal, club nel quale si era trasferito nel 2016 dopo le esperienze al Parma prima e al Sassuolo poi. Le sue caratteristiche e le sue doti erano note a tutti. La società era concorde sul fatto che fosse il giocatore giusto per tentare l’impresa della salvezza.

La trattativa con il Villareal si era chiusa in breve tempo con la formula del prestito con obbligo di riscatto fissato a 8 milioni di euro (dato Transfermarkt), in caso di permanenza in Serie A dei rossoblù.

I primi sei mesi di Sansone al Bologna, sotto la guida del neo allenatore Sinisa Mihajlovic, si rivelarono ottimi soprattutto sul piano delle prestazioni, condite anche da due reti e soprattutto da tanta qualità e spirito di sacrificio. Sansone si rivelò una delle pedine fondamentali che portarono il Bologna dal terzultimo al decimo posto in soli cinque mesi.
In estate, a salvezza conquistata, Sansone divenne ufficialmente un giocatore di proprietà del Bologna. L’attaccante firmò un quadriennale a 1,6 milioni a stagione con la società rossoblù (dato Gazzetta). 
Le cifre e la durata del contratto testimoniavano quanto la società credesse in Sansone, il quale aveva trovato la piazza giusta per rilanciarsi dopo gli ultimi mesi poco positivi al Villareal.

Le aspettative su di lui per la stagione successiva erano alte. Tuttavia, quella che sarebbe dovuta essere la stagione della consacrazione e del definitivo rilancio in maglia rossoblù, si rivelò una stagione decisamente sottotono per l’attaccante.
33 presenze per lui condite però solo da 3 reti e da un rigore sbagliato a Marassi contro il Genoa del quale Sansone non si dimenticherà tanto facilmente, visto che l’attaccante aveva voluto testare la sua abilità nel ‘cucchiaio’. 
Destino o no, da quel momento Sansone non è più stato il giocatore che Bologna aveva conosciuto e apprezzato nei primi sei mesi. Soprattutto, da quel momento è cominciata la parabola discendete del giocatore.

Solo altre 4 reti nei successivi due anni sotto le due torri, dei quali però è impossibile scordarsi l’ultimo: quello segnato contro l’Inter lo scorso marzo, nella partita che di fatto ha visto lo scudetto scivolare dalle mani della squadra nerazzurra.
45 presenze negli ultimi due anni per Sansone in maglia rossoblù, di cui però solo 14 da titolare. E forse è questo il dato che più fa riflettere: Sansone è finito ai margini delle rotazioni di Mihajlovic, proprio quell’allenatore con il quale aveva fatto così bene nei primi mesi.
Sansone è passato da essere una pedina fondamentale della squadra a riserva di lusso fino poi a essere tagliato fuori dal progetto tecnico di Mihajlovic. Una parabola discendente: non c’è forse altra espressione che renda meglio l’idea.

8 milioni di cartellino e quasi 5 di ingaggio portano il totale dell’investimento a quasi 13 milioni di euro, decisamente troppo per un giocatore che dopo i primi sei mesi non è più riuscito a tornare ai medesimi livelli.

Ora che l’attaccante è prossimo a lasciare Bologna, il rimpianto comunque rimane, forse da entrambe le parti. Dalla parte del giocatore, che sicuramente avrebbe voluto dare e fare di più per una piazza nella quale lui si è sempre sentito a casa, e anche dalla parte della società, che per l’investimento fatto aveva aspettative decisamente diverse.
Poi, certo, va considerato il fatto che le cifre dell’affare sono figlie di un momento in cui il Bologna non poteva aspettare oltre, e soprattutto non poteva dettare i costi dell’operazione vista la situazione di classifica nella quale la squadra era invischiata nel gennaio del 2019.

Classe 1991, a soli 30 anni Sansone ha ancora davanti a sé diverse opportunità per provare a rilanciarsi in altre piazze che possano metterlo al centro del loro progetto.

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