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Brivido Sinner: ecco il ricorso della WADA (Gazzetta dello Sport)

Il ricorso della Wada, legittimo, allunga ancora il percorso assolutivo di Jannik Sinner. I precedenti e cosa ci si può aspettare.

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Jannik Sinner
Jannik Sinner (© US Open)

Proprio con Jannik Sinner in campo contro il russo Roman Safiullin, è arrivata la notizia che nessuno avrebbe mai voluto sentire. La WADA (Agenzia Mondiale Antidoping), alla fine, ha deciso di fare ricorso sull’assoluzione dell’ITIA, che aveva giudicato il caso come “negligenza o assenza di colpa”.

Sinner colpevole o innocente?

La ricostruzione portata in tribunale dagli avvocati del numero uno combaciava perfettamente con l’accusa, e l’azzurro si è sempre dimostrato collaborativo con l’ITIA. Durante il torneo di Indian Wells, Jannik era stato trattato dal fisioterapista (Naldi, precedentemente parte dello staff della Virtus Bologna) con dei massaggi su alcune ferite, causate da una dermatite. Però anche Naldi, durante quella settimana, si era ferito ad un dito, applicando una crema, comune in Italia ma bandita nello sport, a base di Clostebol. Errore fatale, che è costato sia al physio sia al suo collega Ferrara il licenziamento. E a Sinner potrebbe costare fino a due anni di squalifica, dal momento che, come previsto, il ricorso è arrivato.

I precedenti

Sul caso Clostebol, i precedenti sono per gran parte Made in Italy. Il più recente riguarda il doppista emiliano Marco Bortolotti, assolto ad inizio stagione, dopo dei mesi infernali. Per un tennista di classifica più bassa, specialmente in doppio, i guadagni sono molto bassi, e dover terminare la carriera per il nativo di Guastalla sarebbe stato un problema economico enorme. Alla fine, fu dichiarato innocente, ed ora il suo caso è tornato in voga, dopo le sue solidali dichiarazioni: «Chi parla non sa niente, sono vicino a Jannik. Ho passato dei mesi d’inferno».

Fu condannato invece Stefano Battaglino, tuttora deluso dalla gestione del suo caso, che ha rovinato una carriera. Forse, addirittura, una vita.

Durante un torneo in Marocco, ha ricevuto un massaggio dal fisioterapista del torneo, con la stessa crema di Jannik. Purtroppo, Stefano non riuscì mai a far testimoniare il professionista. Inutile dire che, senza di lui, l’ex 760 ATP non poté essere scagionato, non avendo prove favorevoli.

Una spaccatura nel mondo del tennis: Kyrgios contro Sinner (e Roddick)

Nel panorama tennistico, chi ha rivolto parole di fuoco all’azzurro è stato Nick Kyrgios. Probabilmente il suo conto con Sinner risale a prima del caso Clostebol, quando Anna Kalinskaya, ex dell’australiano, si è fidanzata proprio col numero 1.

Anche qualche tweet di troppo conferma la tesi, in quanto l’ex finalista di Wimbledon ha postato una foto della nuova coppia scrivendo “second serve”. Seconda di servizio.

Nella bufera, però, è stato Andy Roddick a difendere pubblicamente la posizione dell’italiano. Nel suo podcast “Served”, lo slammer americano ha dichiarato di non aver mai ricevuto un massaggio coi guanti, che, a detta di molti, avrebbero fermato la diffusione della sostanza tra Naldi e il tennista. Ha poi aggiunto: « Ammettiamo che avesse provato veramente a doparsi. Sarebbe stato il tentativo più goffo di doping nella storia dello sport». Un miliardesimo di grammo, infatti, come è stato provato dal tribunale, è una quantità di sostanza talmente minuscola da non alterare minimamente una prestazione.

La WADA ha fatto il suo lavoro, insomma, ma sembra evidente che incolpare Sinner sarebbe un errore grave. Questo caso può dunque essere preso come esempio di una norma antidoping che, perlomeno nel tennis, necessita di un aggiornamento per gestire casi simili.

(FONTE la Gazzetta dello Sport, Luigi Ansaloni)

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