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IL GRILLO PENSANTE – Zona borghese

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L’esame di maturità sostenuto col Cagliari non ha fornito alla truppa di Donadoni il tanto agognato diploma che avrebbe dovuto certificarla come “ufficialmente attrezzata” per dimorare con stabilità nelle posizioni riservate all’alta borghesia della Serie A; non ha però neppure sancito una bocciatura considerando l’ardua impresa di sbrecciare le alte mura dietro le quali si erano barricati i giocatori sardi, soprattutto dopo l’improvvisa stilettata di Joao Pedro sul finire della prima frazione ed i maltrattamenti dell’impresentabile sig. La Penna incapace di gestire con criterio una gara piuttosto placida. Il pareggio finale è quindi un bicchiere che appare più o meno colmo in base alla prospettiva dalla quale si osserva: mezzo vuoto per non aver conquistato il bottino pieno in una gara alla portata, mezzo pieno per aver evitato una sconfitta che stava prendendo nitidamente forma all’orizzonte. C’è stata una reazione, ed è comunque un’altra piccola ma preziosa moneta d’oro da riporre nel portagioie della stagione.

Il sapore agrodolce della partita col Cagliari è stato rapidamente sostituito da un aroma più mieloso, sancito da svariate notizie positive che hanno allietato il quartier generale di Casteldebole in perfetto clima natalizio; innanzitutto, dopo il tutt’altro scontato recupero psicologico di Mattia Destro (fatalmente propizio nell’impattare il vantaggio cagliaritano), si registra il pieno arruolamento fisico di Felipe Avenatti, riemerso dalle tenebre di un grave problema che lo aveva totalmente estromesso dalla prima metà di campionato. A causa di questo tanto fatale quanto inatteso infortunio rivelatosi durante il mercato estivo, Bigon fu costretto a ingaggiare in sostituzione Rodrigo Palacio che, in pochi mesi, è stato capace di conquistare l’affetto della piazza a suon di prestazioni maiuscole e, come logica conseguenza, sente adesso fischiare nelle orecchie ipotesi sempre più insistenti di un rinnovo contrattuale.

Altra notizia confortante è giunta dalla soap opera stadio; a latere della cerimonia di presentazione della nuova terza maglia (di un intrigante ed ambizioso tono blu elettrico), patron Saputo aveva accennato all’eventualità di percorrere la via di un nuovo impianto nel caso di difficoltà eccessive con la ristrutturazione del Dall’Ara, introducendo quindi, per la prima volta, la possibilità di sondare un terreno inesplorato se quello battuto ormai da anni si confermasse oltremisura accidentato. Ad essere maliziosi si potrebbe azzardare che le parole del boss canadese siano viaggiate rapidamente nell’etere ed abbiano raggiunto orecchie interessate con un eco allarmante, tanto che a stretto giro si è diffusa la notizia che il Sindaco attenderebbe dal Bologna F.C. solamente la seconda e definitiva lettera d’intenti (nella quale venga attestato il raggiungimento di tutti gli obiettivi tecnici e finanziari imprescindibili per l’inizio dell’operazione) al fine di presentare il progetto agli organi competenti previsti dall’iter amministrativo ordinario. A quel punto si potrà procedere all’istituzione e relativa assegnazione del bando d’appalto, per poi aprire i lavori verosimilmente alla fine del campionato 2019/20 e consegnare il nuovo impianto nell’estate 2021. La speranza è che non sia una nuova effimera illusione ma finalmente una strada ben tracciata, per assistere all’inaugurazione di un Renato Dall’Ara dall’appeal ultramoderno e che renda orgoglioso anche il mitico presidente che gli ha donato il nome (inserito proprio questa settimana nella Hall Of Fame del calcio italiano dalla F.I.G.C. insieme ad un altro mostro sacro caro ai colori rossoblu come Arpad Weisz).

In questo clima zuccherino ed ovattato il Bologna si appresta ad affrontare nel Sunday Evening una nobile decaduta come il Milan che, nonostante il mercato faraonico foraggiato dalla nuova proprietà cinese e da investitori più o meno occulti, fatica tremendamente ad arrampicarsi fino alla cerchia aristocratica che le compete ritrovandosi invece a guardare dritta negli occhi i rampanti giovani bolognesi. La matassa rossonera, già sufficientemente intricata con Montella al timone, si è impietosamente aggrovigliata con l’avvento di Gattuso, il cui esordio in campionato è coinciso con la riscrittura di una nuova pagina dei Guinness dei Primati attestante il primo storico punto del Benevento in Serie A; peraltro il destino, beffardo e contorto, ha voluto scrivere un finale romanzesco difficilmente concepibile anche dai migliori sceneggiatori hollywoodiani, con il portiere Brignoli proteso in tuffo di testa al 95° ad infilare il più celebre collega Donnarumma e regalando alla storia la diapositiva per una nuova papabile copertina dell’album Panini. Lo shock ha tramortito i rossoneri fino a Fiume, dove in Europa League sono stati rispediti a casa con l’umiliazione di un inopinato 2-0 al cospetto di una squadra, il Rijeka, di svariati livelli inferiore.

Il Milan è quindi una fiera ferita dal pedigree di prim’ordine, e quindi terribilmente pericolosa ed imprevedibile; il Bologna può affrontare la sfida con relativa serenità ma con la consapevolezza lampante che l’occasione è troppo ghiotta per non approfittarne, soprattutto considerando l’attuale pressione a cui sono sottoposti i rossoneri e con la prospettiva che la settimana prossima al Dall’Ara arriverà la Juventus. Sarebbe portentoso presentarsi illesi al cospetto dei campioni d’Italia anche se, in realtà, l’aspetto fondamentale sarebbe abituarsi ad un’apprezzabile media punti e diventare inquilini stabili dei quartieri borghesi della classifica, evitando quindi di scivolare in una già conosciuta terra di nessuno e vivacchiare mestamente in un oblio privo di obiettivi da inseguire. 

 

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