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La Pasqua di sangue del 1964: quella volta che vinse l’Inter, ma vinse anche il Bologna

In seguito al caso doping, per Bologna-Inter furono previsti scontri sanguinosi, ma la risposta della città rossoblù fu esemplare.

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I 5 giocatori indagati per il caso doping Pascutti, Pavinato, Perani, Tumburus e Fogli insieme a Fulvio Bernardini (©Comune di Bologna)
I 5 giocatori indagati per il caso doping Pascutti, Pavinato, Perani, Tumburus e Fogli insieme a Fulvio Bernardini (©Comune di Bologna)

È il 1964 e il Bologna di Fulvio Bernardini procede spedito e determinato per inseguire e conquistare il sogno di diventare campione d’Italia. I rossoblù, guidati da bomber come Nielsen e Haller, giocano un calcio invidiabile, anzi divino: “così si gioca solo in paradiso” dirà Bernardini. Ma va da sé che per molti, il Bologna rappresentava oltre che un temibile avversario, un intralcio da cui liberarsi al più presto. E così, sulla strada dei rossoblù si presentò all’improvviso un grande ostacolo.

L’antefatto: il caso del doping

È il 4 marzo 1964. Il presidente Renato Dall’Ara si trova a letto per una brutta broncopolmonite quando gli arriva una notizia di una “piccola seccatura”. Al presidente, viene comunicato che dopo Bologna-Torino – disputata un mese prima – all’hotel Jolly fu fatto un controllo antidoping di massa. Da questo controllo, Fogli, Tumburus, Pavinato, Perani e Pascutti risultavano positivi alle anfetamine. Il Bologna rischia quindi multa, squalifica per i giocatori e dirigenti, 0-2 a tavolino e -1 in classifica.

Da quel  momento la stampa italiana si spacca a metà: la stampa del nord con fulcro Milano-Torino (Gazzetta dello Sport, Corriere della Sera, Il Giorno) è sicura della colpevolezza dei rossoblù, la stampa bolognese (Stadio, Il Resto del Carlino) sostiene invece il complotto. Il resto della penisola, Roma compresa, si schiera dalla parte dei felsinei.

Bologna protesta: vuole la verità

Per le strade del centro, i tifosi rossoblù si riuniscono per protestare. Nel frattempo, i legali del Bologna chiedono la revisione delle analisi, insistendo inoltre, affinché venisse esaminato anche il secondo campione di urine ancora non analizzato e conservato presso il Centro tecnico Federale di Coverciano. Al fine di garantire l’imparzialità delle analisi, la Procura ordina il sequestro di tutti i campioni d’urina consegnati alla giustizia sportiva.

C’è un problema: le provette già analizzate sono conservate al parco delle Cascine di Firenze e non possono essere spostate perché si rischierebbe il deperimento. I legali si recano quindi a Firenze dove scoprono che le provette incriminate sono conservate senza sigilli e poste accanto ad un frigorifero contenente… tubetti di anfetamine. I flaconi vengono rianalizzati, evidenziando una dose talmente elevata da essere fatale per qualsiasi essere umano. A quel punto si prendono in esame i campioni di Coverciano.

Bernardini squalificato, i giocatori “drogati a loro insaputa” assolti

Nel mentre, il Bologna fa ricorso alla Caf, ma il 20 marzo la giustizia sportiva emette la sentenze definitiva: tre punti di penalizzazione al Bologna e diciotto mesi di squalifica all’allenatore Bernardini e al medico sociale Poggiali. I giocatori vengono invece assolti in quanto “drogati a loro insaputa”. Il presidente Dall’Ara riceve la notizia e scoppia a piangere, mentre la città di Bologna si infiamma. A nove giorni dallo scontro diretto tra Bologna e Inter, i nerazzurri si trovano improvvisamente con due punti di vantaggio sui rossoblù. La data dell’incontro tra le due contendenti lo scudetto viene fissata il 29 marzo, il giorno di Pasqua. La stampa del nord presagisce duri scontri e sulle prime pagine dei giornali si parla solo dell’attesa “Pasqua di sangue”.

Il Resto del Carlino 25 marzo 1964 (©Comune di Bologna)

Clima di tensione pre Inter, Bologna è chiamata a una “prova di maturità”

Il comune di Bologna mette a punto misure per arginare i tifosi, convocando 1500 agenti di polizia per evitare scontri e intemperanze. Nel mentre, l’intera città di Bologna, colpita duramente nell’orgoglio, vuole dimostrare vicinanza ai propri giocatori. I 41000 mila biglietti finiscono in pochissimo tempo nonostante l’elevato costo (da un minimo di 1500 ad un massimo di 7500 lire) con i giornali che si raccomandano di fare attenzione ai “bagarini” che potrebbero vendere biglietti falsi.

Allo stesso tempo, la stampa bolognese invita i tifosi rossoblù a mantenere un comportamento civile. L’articolo del 27 marzo de Il Resto del Carlino conclude così: «Bologna è chiamata ad una prova di maturità, non dovrebbe fallire l’impegno. Uno scudetto non vale un comportamento da trogloditi: a Bologna almeno». Il giorno prima della partita, su Bologna sorvola poi il milanese “aereo della pace” che lancia sulla città circa centomila volantini redatti dall’Inter club. Sui volantini, i tifosi nerazzurri dicono di ammirare il gioco del Bologna e di essergli vicino per la vicenda successa.

L'aereo della pace, Il Resto del Carlino 29 marzo 1964 (©Comune di Bologna)

L’aereo della pace, Il Resto del Carlino 29 marzo 1964 (© Comune di Bologna)

Nonostante la sconfitta, Bologna risponde in modo esemplare

Il giorno di Pasqua si gioca finalmente Bologna-Inter, ma nell’uovo il Bologna trova un’amarissima sorpresa. Allo Stadio Comunale infatti, la gara termina 1-2. A pesare, le assenze di Pascutti e Nielsen. Haller sbaglia un rigore al 52’ e il gol di Furlanis al 77’ non basta per riaprire la partita. L’Inter vince così l’incontro, portandosi a 4 punti di vantaggio dai rossoblù. Al triplice fischio però, il pensiero va ai possibili scontri fuori dal Comunale.  Ma con grande sorpresa, una volta usciti dallo stadio, degli scontri tanto attesi nemmeno l’ombra. Il Bologna dà una grande lezione di sportività e intelligenza e chi sperava in sanguinosi tafferugli rimane deluso. Il giorno seguente, Il Corriere della Sera scrive: «Ha vinto l’Inter, ma ha vinto anche il Bologna. Una prova di maturità civica che affonda le sue radici nel buon senso, nella ‘misura’, nell’orgoglio della gente emiliana».

Il Bologna sconfitto nella Pasqua di sangue, L'Unità, 31 marzo 1964 (©Comune di Bologna)

Il Bologna sconfitto nella Pasqua di sangue, L’Unità, 31 marzo 1964 (© Comune di Bologna)

Bologna innocente, ma manca il colpevole: un finale avvolto nel mistero

Il 19 aprile i periti della Procura consegnano le controanalisi delle urine di Coverciano: nessuna sostanza illecita presente. Il 16 maggio la Caf assolve il Bologna restituendo i tre punti tolti e l’allenatore Bernardini. A tre giornate dalla fine del campionato, Bologna e Inter sono in testa alla classifica con 49 punti e viaggiano di pari passo fino allo spareggio giocato il 7 giugno all’Olimpico. I rossoblù vincono il settimo e ultimo scudetto della loro storia. Peccato che ad assistere all’impresa, mancasse il presidente Renato Dall’Ara, che per un brutto scherzo del destino morì poco tempo prima.  Due anni dopo la vittoria dello scudetto, il Tribunale di Firenze confermò che le sostanze dopanti furono introdotte fraudolentemente, senza tuttavia stabilire come la manomissione fosse avvenuta. Il caso del doping rimase quindi senza un chiaro colpevole e l’intera vicenda rimase avvolta da una nuvola di mistero.

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