Motor Valley
FE | Da Costa: «Toro Rosso mi preferì Kvyat perché è russo»
Antonio Felix Da Costa svela i retroscena della decisione della Toro Rosso, che preferì il russo Kvyat per la stagione di F1 2014.
Antonio Felix Da Costa racconta di come la Toro Rosso preferì Daniil Kvyat in F1 nel 2014 perché era russo. Infatti, era l’anno del primo GP di Russia, un’occasione per Red Bull e F1 per vendere più lattine e biglietti.
«Red Bull preferiva un pilota russo»
Ai microfoni di Pelas Pistas, il vincitore dell’E-Prix di Misano, poi squalificato, ha svelato un retroscena inedito. «È la prima volta che racconto questa storia, ed è una storia in cui ammetto parte di questa colpa. Direi che il 70-80% fu politica, perché c’era un pilota che era ben più interessante da portare in F1 rispetto a me, che era il russo Kvyat. Buon pilota, bravo ragazzo, ma era la prima volta che la Russia aveva un Gran Premio. Sei la Red Bull: quante lattine in più venderai se c’è un pilota russo?».
«A quel tempo non capivo, oggi dico che se fossi stato in Helmut Marko probabilmente avrei fatto la stessa cosa. Hai un pilota che sulla carta è due o tre decimi più lento, forse neanche, ma mediaticamente ha completamente senso farlo entrare ora».
«Ero voluto da Marko, Horner e Tost»
Nel 2013 Kvyat correva in GP3, mentre Da Costa era nella World Series Formula V8 3.5, all’epoca circa cinque secondi più veloce. Come racconta il portoghese, Kvyat «passò dalla F3 direttamente alla F1. Non succedeva spesso. Era successo con Bottas e prima con Raikkonen dalla Formula Renault. Non succedeva più, si usciva dalla World Series o dalla GP2 e si entrava [in F1]».
«Questa è una parte che non potevo controllare, che era forse il 70-80% della colpa».
«Nel 2012 stavo vincendo tutto. Ero il ragazzo voluto da Helmut Marko, Christian Horner e Franz Tost. Mi chiamavano un giorno sì e l’altro pure e mi dicevano: “Abbiamo rotto la centralina, non va più la macchina, dobbiamo andare a Rockingham a fare 600km senza sosta con l’auto vecchia”. Prendevo l’aereo e giravo con la F1».
«Nel 2013 ho avuto un anno ok, non ero dominatore, lottavo con gente molto buona: Magnussen, che adesso è in F1; Vandoorne, uno dei migliori piloti che abbia mai conosciuto. Vincevo delle corse, non dominavo, ma ero in lotta per il campionato fino alla fine». Invece «Kvyat correva in F3. Aveva un anno abbastanza mediocre, ma nelle ultime due gare vinse tutto e fu campione».
La rottura con Franz Tost
Da Costa prosegue raccontando l’episodio che fece infuriare Franz Tost, scaturito da un giornalista brasiliano con cui il pilota era in confidenza. «Non darò mai la colpa a lui, la colpa fu 100% mia: Franz Tost mi telefona dopo una gara in cui arrivai secondo o terzo, io ero nel camion a prendere un caffè col ragazzo, in confidenza, tranquillo, e gli dissi: “Oh, guarda, mi chiama Franz Tost!”».
Il giornalista fraintese e scrisse che Da Costa era ricercato da Tost per preparare la F1. Il Team Principal austriaco lesse l’intervista, poi contattò il pilota. «Franz Tost mi mandò un messaggio dicendo: “Io non ti telefono più”. Si arrabbiò molto.»
«Fui interpretato molto male, e appresi una grande lezione quel giorno. Io non credo che sia stato quello a costarmi il posto in F1, ma certamente non aiutò. Quel ragazzo era un mio alleato e si è rivelato un nemico».
Il sogno infranto dalla politica
La grande lezione imparata dal lusitano è far parlare la pista al posto suo. I rumors sulla firma con la scuderia di Faenza circolavano pesantemente nel paddock, tanto che l’annuncio sembrava un’ovvietà. Quando il sedile fu dato a Kvyat, la sorpresa non fu poca.
«Un po’ è stata colpa mia, ma continuo a credere, conoscendo il mondo politico nello sport, che la nazionalità dell’altro pilota fu il fattore principale di questo avvenimento. Ad esempio, Sainz era compagno di squadra di Kvyat in GP3 ed era il pilota con cui vincere il campionato quell’anno».
«A due gare dalla fine, poi mi dissero che era già deciso, Kvyat cambiò il motore. Non aveva cambiato motore in tutto l’anno. A Monza parte da non so dove e vince la gara». In realtà Kvyat vinse la Feature Race dalla pole, nella Sprint partì ottavo e finì secondo. «Ad Abu Dhabi distrusse tutti. Era un pilota che era buono, ma era lì nel mezzo. Da quando cambiò il motore ci furono varie teorie.»
«Vinse il campionato, mentre io ero già pilota di riserva in F1. Ero ad Abu Dhabi quando vinse il campionato e parlai con Helmut dopo la gara di GP3, quando ormai sapevo che non sarei andato in F1, e mi disse: “Vedi che capisci”. Non sapevo cos’altro dire.»
«Sono professionista grazie a Red Bull»
«A quel tempo ero arrabbiato e offeso, piansi due giorni di fila. Avevo il sogno in mano e svanì». Nonostante la delusione per la mancata promozione, Da Costa poté consolarsi con un’inedita decisione di Helmut Marko. «Sono stato l’unico pilota del Junior team che non promossero in F1 ma tennero comunque, e lui mi fece diventare professionista.»
«Helmut mi telefonò e disse: “Guarda, non vai in F1, ma correrai nel DTM con l’Audi ufficiale per tre anni”. Io non ne volevo sapere, volevo andare in Formula 1». Ai tempi il DTM era un campionato di un certo livello e Audi era la seconda macchina migliore. Marko chiamò di nuovo: «Alla fine non è Audi, è BMW». La macchina migliore, ma nel settimo team.
«Alla fine sono un pilota professionista grazie a loro, alla Red Bull, a Helmut… Per questo sono in debito con loro più di quanto non possa essere arrabbiato». Resta comunque il rimpianto di poter vedere come se la sarebbe cavata in F1, perché «Ho corso con Magnussen, con Sainz,… col 90% della F1. A volte vincevo, a volte perdevo, ma ero testa a testa con loro. Mi piacerebbe vedere cosa sarebbe potuto essere».
Nonostante lo sfortunato weekend di Misano, terminato con una vittoria cancellata, una qualifica annullata e una rimonta vanificata, Antonio Felix Da Costa è tra i migliori piloti in circolazione. Non ha avuto fortuna nel DTM, ma in seguito è riuscito a vincere due mondiali. Uno nel 2019-20 in Formula E, categoria in cui è veterano, e uno nel WEC 2022 nella classe LMP2.
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