Bologna FC
Orsolini: «In Champions per rappresentare il popolo bolognese» (Gazzetta dello Sport)
Riccardo Orsolini è uno dei simboli di questo Bologna, che tra sofferenza e amore ha conquistato la Champions League
Uno dei simboli di questo Bologna è certamente Riccardo Orsolini, nato si ad Ascoli Piceno ma divenuto uomo sotto i portici bolognesi nelle sue ormai sette stagioni in rossoblù. Quando è arrivato in città aveva solo vent’anni, ora è il simbolo di un progetto partito da stagioni difficili e culminato con la qualificazione in Champions League.
L’intervista alla Gazzetta dello Sport
«La sera dopo Atalanta-Roma sono andato da solo sul campo principale di Casteldebole. E si, ho pianto. Mi ero commosso anche a Napoli, ma mi ero trattenuto. A Casteldebole, invece, mi sono sfogato, ho usato tutte le lacrime. Da solo e dalla gioia». Queste le emozioni raccontate dal numero 7 rossoblù, che sta vivendosi a pieno questo grande traguardo raggiunto con i suoi compagni, tra i quali spicca come guida dei festeggiamenti: «Ho rubato la stampella a Ferguson e ho dato di matto, Lewis mi diceva che non riusciva neanche a muoversi. Il resto lo vedrete mercoledì sul pullman in città…».
La consapevolezza di farcela
La stagione dei felsinei è stata un escalation di obiettivi sempre più grandi, dalla volontà di superare i 54 punti dello scorso anno, fino alla conquista dell’Europa più bella. Quando Orsolini si è reso conto che sarebbe successo?: «Dopo Napoli: ero convinto sarebbe andato tutto bene. Il segreto? La costanza. Dopo l’aritmetica per Conference ed Europa League non ci siamo detti niente, sapevamo che avremmo potuto prenderci di più ma senza darci pressione».
Dispiaceri? Panchina e la non-fascia da capitano: «Per la fascia da capitano? Posso dire di essere il giocatore che è da più tempo qui, non ci sono dubbi. Mi basta sentirmi capitano, ad esempio De Silvestri è un capitano di carisma dentro e fuori dal campo. Io mi sento graduato senza fascia, perché capitano lo si può essere in mille cose».
Riccardo di momenti difficili ne ha passati tanti a Bologna, ma non ha mai mollato quello che è diventato un’amore crescente per la città dove ha deciso di creare casa: «Sono orgoglioso di non aver mai mollato. Di esserci sempre stato anche quando mangiavamo della m… Mi consigliavano di andare via e io no». Nel cuore dell’Orso c’è sempre Sinisa al quale riconosce i meriti di aver insegnato al gruppo i veri valori umani: «Il gruppo di allora ha insegnato ai ventenni a rigare dritto. I ventenni qui sembra abbiano trent’anni».
Su Motta
Con Thiago Motta niente è sicuro e nessuno è imprescindibile, non una condizione semplice per un ragazzo che ha voglia di stare sempre in campo come il marchigiano, che ne riconosce però i meriti nell’avergli cambiato la concezione di lavoro: «In passato mi allenavo in funzione della partita, ora ci alleniamo come fosse una partita». Se il mister dovesse andare via?: «Gli faremo l’in bocca al lupo, se invece resterà saremo felici».
Voglia di Champions
Ora che il sogno è realtà si può già pensare alle grandi squadre e i gli stadi storici sui quali i rossoblù potranno farsi valere l’anno prossimo e Orsolini non ha dubbi: «Vorrei subito le più forti: Real, Bayern, City, PSG.» Sulla prima gara: «Intanto spero di giocare, poi nel mio piccolo di rappresentare un popolo intero, quello bolognese, affinché sia fiero di noi».
Fonte: Matteo Dalla Vite – La Gazzetta dello Sport
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