Bologna FC
Calafiori si racconta, dagli esordi alla Champions
Calafiori racconta della sua carriera, da un difficile esodio iniziato con un grave infortunio, alla conquista della Champions
Riccardo Calafiori, difensore del Bologna, sicuramente uno dei fiori all’occhiello della squadra, si è aperto nell’intervista a Sportweek in merito alla sua carriera nel calcio.
L’esordio per Calafiori non fu dei più sereni. Durante la partita di Youth League con la Roma, subì un grave infortunio, che comportò la rottura dei legamenti, della capsula e del menisco del ginocchio. Sembrava che la storia del promettente calciatore fosse morta sul nascere, che non ci fosse più speranza. Una carriera stroncata ancora prima di dimostrare al mondo le sue piene capacità.
Contro ogni aspettativa, invece, Riccardo Calafiori ha dimostrato a tutti che ce la poteva fare, con grande costanza e determinazione. “Essendo giovane, l’incoscienza mi ha aiutato” sottolinea il difensore: l’incoscienza della giovinezza gli ha consentito di andare avanti per la sua strada, senza farsi abbattere. Ma è stato anche grazie all’aiuto dei suoi cari che ce l’ha fatta “Grazie alla mia famiglia e agli amici più vicini ce l’ho fatta”. Ha dimostrando come a volte, anche la presenza di chi amiamo può giocare un ruolo fondamentale nel recupero.
Suo padre lo ha addirittura definito “ruspa”, proprio per la sua tenacia: “Mio padre mi ha soprannominato così perché ero travolgente, non mi fermavo davanti a niente”. La voglia di tornare in campo era più forte dello sconforto.
Anche Calafiori, parlando del Bologna ci ha tenuto a sottolineare che la forza della squadra, oltre che nelle note capacità tecniche, sta anche nell’unione e fratellanza dei giocatori “La qualificazione in Champions è arrivata per l’unione che abbiamo, per la squadra che siamo diventati”. Ma soprattutto, i rossoblù si divertono a giocare, lavorano con impegno, passione ed entusiasmo: “Ci divertiamo e credo che tutto sia stato meritato”. Riccardo inoltre non si scorda di nominare Lollo De Silvestri. Un compagno di squadra, ma soprattutto un vero e proprio amico per lui “Lollo è un compagno che vorrei sempre con me”.
Calafiori si è presentato come un ragazzo umile e soprattutto sempre riconoscente e mai arrogante. Verso Daniele De Rossi non ha potuto che esprimere parole di grande affetto, anche grazie alla sua vicinanza durante il periodo di convalescenza seguita all’infortunio: “Daniele mi portava a casa, mi aspettava, mi riprendeva”.
Anche Riccardo si aggiunge alla lista di rossoblù che hanno ringraziato Thiago Motta per la sua capacità nel tirare fuori il talento dei singoli “Con Thiago ho imparato tanti altri aspetti del calcio che non conoscevo”.
In merito a Josè Mourinho, uno degli allenatori più blasonati con cui ha lavorato, dice “Con Mourinho ho iniziato bene, ma dopo la gara contro il Bodo tutto è cambiato. Nonostante ciò, ci sentiamo ancora, abbiamo un bel rapporto”. Le difficoltà non hanno quindi impedito ai due di mantenere un buon, amichevole, rapporto. Ancora una volta emerge la personalità di Calafiori. Un ragazzo che non cerca conflitti e non ha inutili risentimenti, ma che, anzi, ha una buona parola per tutti.
Calafiori si è aperto e come un bambino guarda con speranza al futuro e alla possibilità di indossare un giorno la maglia azzurra della Nazionale: “Nessuna ossessione, la Nazionale è la cosa più bella che ci sia”. Il suo obiettivo è quindi ben chiaro, ma saggiamente riconosce che bisogna dare tempo al tempo. A proposito dell’Europeo, ammette “Non mi metto pensieri né mi abbandono ad aspettative: perché almeno se poi non arriva non ci resto male”.
A soli 22 anni Riccardo Calafiori dimostra di essere un ragazzo da ammirare nel mondo del calcio. È determinato, ma umile, capace e tenace di fronte alle difficoltà. Doti che lo rendono un calciatore unico e speciale. La sua carriera si prospetta splendente ed è chiaro che è entrato nel mondo del calcio per lasciare il segno.
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