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Italiano e Sartori, parla l’ex Chievo Sergio Pellissier (Stadio)

Intervistato di recente, Sergio Pellissier ha parlato di Vincenzo Italiano e Giovanni Sartori, entrambi conosciuti durante gli anni a Verona

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Sergio Pellissier
Sergio Pellissier (©FC Clivense)

Dopo aver acquistato all’asta, pochi giorni fa, il marchio del Chievo, Sergio Pellissier si è ritrovato a parlare di Giovanni Sartori e di Vincenzo Italiano. L’ex attaccante del Chievo Verona è stato un bandiera per il club: i numeri collezionati parlano da soli e i record personali raggiunti sono diversi. Pellissier è tutt’oggi primatista di presenze complessive con il Chievo (517) ma anche primatista di presenze e gol in Serie A (459 presenze e 112 reti). Inoltre, è il marcatore più anziano del club in Serie A (39 anni e 290 giorni).

Al di là dei record personali, l’ex numero 31 ha avuto la fortuna di incrociare il proprio percorso con quello di Giovanni Sartori, nel ruolo di DS, e di Vincenzo Italiano, all’epoca compagno di squadra al Chievo.

Il cosiddetto “Miracolo Chievo dei primi anni duemila ha segnato una pagina importantissima per il calcio italiano, con il club scaligero che ha prima conquistato la Serie A e poi raggiunto la qualificazione ai preliminari di Champions League, due partecipazioni alla Coppa Uefa e la vittoria del Campionato primavera.

Sartori, un uomo speciale

Durante l’intervista, la prima domanda riguarda proprio il DS Giovanni Sartori, oggi al Bologna ma prima ancora all’Atalanta, con la quale svolse un percorso straordinario soprattutto sul piano europeo.

«Ha davvero tanta passione per quello che fa: gli piace andare a vedere personalmente i giocatori e poi lui riesce a trovare il giocatore giusto per ogni ambiente perché non è che un calciatore rende allo stesso modo ovunque. Ogni ambiente ha bisogno dei suoi giocatori e Sartori fa tutte queste valutazioni, ci pensa molto»

Joshua Zirkzee, ad esempio, è stato un giocatore fondamentale per il Bologna quest’anno. Pellissier, ricollegandosi al discorso dell’ambiente, ne ha parlato così:

«Un giocatore veramente completo che ha fatto un campionato straordinario. A Bologna sia Motta che la società hanno fatto un lavoro incredibile: in un ambiente così si può esprimere al meglio e lui si è esaltato perchè di qualità ne ha tante. […] Giovanni è molto accurato nel capire se è il calciatore giusto nel posto giusto»

Vincenzo Italiano, dal campo alla panchina

Giovanni Sartori portò Vincenzo Italiano a Verona, un giocatore che aveva già l’attitudine da allenatore:

«Sartori aveva visto in lui qualità oltre a quelle tecniche: era un regista in campo e non solo. Era già allenatore in campo, si vedeva che era una sua passione e he sarebbe diventato quello che è adesso: da compagno ci dirigeva, era attento a tutte le cose, ai dettagli». 

Ora che si siederà sulla panchina del Bologna e ritroverà Giovanni Sartori dovrà cercare di mantenere alto il livello che è stato raggiunto la scorsa stagione con Motta. Un piccolo commento sui giocatori rossoblù con più mercato, che magari si stanno guardando intorno.

«Quest’anno il Bologna ha fatto una cosa straordinaria ed è difficile dire no ad una grande, ma bisogna fare le scelte con il cuore e le scelte che credi giuste. Se credi in quello che scegli fai bene ovunque vai». 

A proposito di giocatore con mercato, Pellissier ha voluto dare un consiglio a Riccardo Calafiori, prossimo a vestire la maglia Azzurra al suo primo Europeo.

«Bisogna giocare come si sa, cercando di trasformare l’emozione e la paura in gioia per essere lì e voglia di far bene» ha affermato l’ex numero 31, il quale è riuscito a raggiungere la Nazionale grazie al suo talento. «Che emozione enorme. Ricordo che c’era a vedermi i miei genitori e mia moglie: il gol fu la ciliegina sulla torta. In nazionale giochi per tutti gli italiani, senti che devi lottare per 60 milioni di persone».

Pellissier e Italiano, due stagioni magiche

In chiusura, Pellissier si è soffermato sui ricordi: nel 2007 quando Sergio e Vincenzo condivisero lo spogliatoio per due stagioni memorabili e di grandi emozioni. Sartori, però, non era quel dirigente oppressivo e invadente, sapeva riconoscere i momenti in cui era meglio non intervenire e altri in cui c’era bisogno di avvicinarsi alla squadra.

«Sono passati tanti anni. Di certo Sartori non era quel tipo di direttore che invadeva lo spogliatoio. Lui lo vedevi solo quando le cose andavano male perchè voleva capirne i motivi. E in quelle occasioni avvertivi la sua grande professionalità». 

Fonte: Stadio, Dario Cervellati

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