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Bologna, Vincenzo Italiano: «C’è voglia di far bene: vogliamo far tornare i tifosi in piazza»

La prime dichiarazioni in conferenza stampa di Vincenzo Italiano, coadiuvato dall’amministratore delegato Claudio Fenucci

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Vincenzo Italiano firma il contratto, conferenza stampa (©Bologna Fc 1909)
Vincenzo Italiano e Claudio Fenucci (© Bologna FC 1909)

Oggi è stato il giorno della presentazione di Vincenzo Italiano come nuovo allenatore del Bologna. La conferenza stampa, tenutasi allo stadio Dall’Ara, ha visto la presenza anche del blocco dirigenziale: Joey Saputo, Claudio Fenucci, Giovanni Sartori e Marco Di Vaio. Ecco le loro parole.

Il primo a parlare è Claudio Fenucci
«Abbiamo ancora negli occhi le emozioni vissute fino a poco tempo fa: siamo tornati in Champions dopo 60 anni. Le emozioni di chi aveva visto l’ultimo scudetto e di quelli più giovani, che hanno visto tutto questo. Ripartiamo ora dal primo punto fermo di questa stagione, e cioè il nuovo allenatore: Vincenzo Italiano. È stata sempre la prima scelta, colui che abbiamo ritenuto adatto per proseguire il nostro percorso. Si è salvato con lo Spezia alla prima stagione, impresa non facile, mentre alla fiorentina ha raggiunto finali in competizioni non facili. Vorremo continuare ad essere competitivi facendo divertire i nostri tifosi: ripartiremo da ciò che abbiamo vissuto».

La parola a Vincenzo Italiano
«Buongiorno a tutti. Sono un po’ emozionato, perché avere questa opportunità di far parte di questo cammino, con persone che mi hanno voluto fortemente, è molto importante. Avremo una competizione importantissima come al Champions, dove vorremo ben figurare, ma anche confermarci su quanto fatto lo scorso anno. Sono molto felice: per me sarà la prima volta in una competizione come la Champions, ma avendo visto il Bologna lo scorso anno, con la sua crescita, mi mette curiosità e carica. Ho visto una squadra esprimersi a livelli grandiosi: io e il mio staff vogliamo continuare su questa strada».

A Bologna hanno ottenuto risultati con giocatori che si devono ancora affermare
«Questi giocatori non affermati si sono dimostrati all’altezza della situazione: hanno stupito me in primis da avversario. una crescita come quella del Bologna non l’avevo mai vista. Hanno ottenuto una crescita importantissima: ora vedremo, abbiamo tutto il tempo necessario e sono convinto che ci presenteremo bene».

Vincenzo Italiano, quanto sente di avvicinarsi al Bologna dell’anno scorso, come proposta calcistica?
«Dal punto di vista dello sviluppo del gioco ci si somiglia: l’ampiezza degli esterni, lo sviluppo da dietro, la punta come terminale ma anche come lavoro per la squadra. Ognuno ha il suo pensiero e metodo, ma qualcosa per dare una mano a me e il mio staff per velocizzare il tutto c’è».

Quali sono gli obbiettivi suoi e della società per la prossima stagione?
«Io, chiaramente, confrontandomi con la società e la proprietà è normale che vogliamo mantenere un livello alto. Vogliamo proporre, far divertire la gente. Cercare una costanza di rendimento nelle prestazioni, e fare un po’ quello che si è fatto lo scorso anno: fare bene in campionato, affrontare nel giusto modo la Champions, e arriverà anche la Coppa Italia. Affronteremo una partita alla volta: serve giocare bene, altrimenti le partite non si vincono. Ho visto l’entusiasmo di questa squadra lo scorso anno: l’obiettivo del Bologna è replicare questo entusiasmo e togliersi delle belle soddisfazioni».

Lei è partito dal basso con grandi risultati: cosa ne pensa delle critiche sulle sconfitte delle finali? Il suo stile di gioco, che esalta gli esterni, può esaltare Orsolini e Karlsson?
«Ci si dimentica in fretta del percorso che c’è prima di arrivare alle finali: un percorso duro, ma vincente. Purtroppo poi non sempre si vincono le finali. Gasperini mi ha ricordato che i percorsi hanno valore e portano esperienza, e lui ne sa qualcosa. Spero non fossero le mie ultime finali perché ne voglio fare sicuramente altre, ma sono comunque orgoglioso di quando fatto. Sui giudizi, cercheremo di farli cambiare. Sul coinvolgere gli esterni d’attacco, questo è una cosa che richiederemo: Orsolini ha dimostrato di poter essere concreto e far la differenza. In questo modo cambia il paino gara degli avversari. Così penso si possono ottenere risultati. Anche Ndoye: le caratteristiche per fare bene le abbiamo».

Vincenzo Italiano, cosa l’ha convinta a scegliere il Bologna?
«Dopo aver raggiunto la finale di Conference mi sono concentrato solo su quella. Poi avevamo il recupero del 2 giugno, e dopo la finale c’è stata tanta amarezza. Nei giorni successivi ho parlato con i direttori e non c’è stato nessun problema. Il mio staff è con me da tanti anni: andiamo avanti da 6, 7 anni insieme. Abbiamo aggiunto qualcosa e vedremo come integrare ancora. Abbiamo voglia di fare bene e prenderci soddisfazioni».

Ha la priorità di instaurare un legame con i tifosi? Qual’è la principale curiosità sull’ambiente di Bologna?
«Un allenatore deve sapere, informarsi a quello che va incontro: qui si vede la gente entusiasta di una squadra che aveva in mano il pallino del gioco, che faceva divertire. Questo fa capire le loro sensazioni. Inizierò anche io a vivere la città e a conoscerla, oltre che conoscere i tifosi. Ho visto la festa in Piazza Maggiore: troveremo il modo di farla riempire ancora, con qualche escamotage magari, come arrivare in fondo a qualche competizione».

Come pensa di gestire lo spogliatoio e il gruppo?
«Ho visto che venivano coinvolti tanti giocatori anche l’anno scorso, e penso che sia importante per tutte le competizioni che avremo. Questo da parte mia è sempre accaduto: voglio avere un rapporto con tutti, per coinvolgere tutti. Se tutti hanno grande voglia da parte mia non c’è preclusione: più siamo, più metteremo in difficoltà gli avversari. Tra trasferte, partite, viaggi e infortuni tutti avranno le loro possibilità».

Che Vincenzo Italiano arriva oggi a Bologna? Cosa rappresenta Bologna ad oggi nella sua carriera, un punto di arrivo?
«È normale che un allenatore, quando arriva dopo una salvezza, quando arriva a Firenze e raggiunge determinati obiettivi, è riuscito ad essere diverso sotto tantissimi punti di vista. Non dico migliorato, ma diverso, perché il calcio va veloce e ci si migliora per forza, anche grazie ai calciatori. Per me ogni allenamento ti renda diverso rispetto a prima. È normale che sia cambiato in questi tre anni: prima non avevo giocato neanche una coppa, e poi sono arrivato a fare tre finali. Non si conosce mai quello che è il dopo nel calcio: io arrivo qui con un entusiasmo incredibile. Sono stato calciatore di Sartori, ora sono il suo allenatore. Ci metterò grande voglia di ottenere risultati: capisci che è giusto dare tutto per ottenere soddisfazioni insieme».

Che step di crescita è questo rispetto al suo percorso a Firenze?
«Subito viene da dire che la Champions sia un qualcosa da aggiungere rispetto a quello che è stato. L’esperienza della Conference mi trova preparato per la gestione degli impegni, però ovviamente si alza il valore. Per me quando inizia un nuovo percorso la prima curiosità è quella di iniziare a conoscere i ragazzi a disposizione e conoscerli. Il Bologna ha un livello alto, e per me lo stimolo di rendere almeno come l’anno scorso mi porta a stare attento, a fare le cose in maniera corretta».

Dei tuoi tre anni a Firenze, il più grande ripianto è non è stato sostituire adeguatamente Vlahovic? Cosa rifarebbe e cosa non rifarebbe?
«È passato troppo tempo, ho avuto comunque attaccanti di valore. Forse potevamo fare qualcosa di più, ma il percorso di quel triennio è stato comunque positivo. Ottenere tre finali in 10 mesi è la cosa più soddisfacente: non è stato semplice, e per me è stato di grande valore. Anche i ragazzi sono cresciuti, e si ritroveranno questa esperienza. L’unico rammarico è non aver ottenuto una coppa».

Come si è approcciato con il gruppo? Ha già sentito qualcuno? Con l’area tecnica ha fatto richieste su qualche permanenza?
«Ognuno ha il proprio modo di avvicinarsi ai nuovi calciatori. Io aspetto di incontrarli di persona, anche se ci si conosce tutti alla fine. Io personalmente li conosco tutti perché li ho studiati da avversario, per l’aspetto umano preferisco farlo di persona. C’è tutto il tempo, tra qui e il ritiro. Non ho dato nomi alla dirigenza: avremmo modo di confrontarci sin da dopo la conferenza, vedremo come cercare di migliorare questa squadra».

Quali sono i tre cardini dai quali non deroghi?
«Sentendo un po’ come questo gruppo, io credo serietà, professionalità e attaccamento. Questo ha fatto la differenza quest’anno nel Bologna, l’ho visto da avversario. Hanno dimostrato di averlo tutti nelle corde. Di persona poi si capirà di più».

È una tua nuova sfida, quella di arrivare dopo un grande campionato?
«Per fare questo mestiere ci vuole un po’ di follia, si dice. Nel momento in cui conosci persone che ti danno tanto e con cui intraprendi un percorso si può andare contro tutto e tutti. So quello che è successo e so quello che chiede la piazza: da parte mia è una sfida stimolante e che mi farà crescere. Avrò persone, come la dirigenza, che mi darà una grande mano».

Vede la possibilità per chi ha meno fatturato di stabilizzarsi ad un certo livello? Quali sono le maggiori difficoltà nell’inserirsi qui, se ce ne sono?
«Quello che un allenatore guarda è la squadra, i calciatori se sono adatti al tuo pensiero. Da questo punto di vista, non ci sono problemi, anzi. Poi bisogna cercare di capire le abitudini dei ragazzi, anche fuori dal campo. Non vanno i fatturati in campo: l’ha dimostrato il Bologna. In campo ci va il lavoro, le ambizioni e la professionalità».

Che caratteristiche deve avere il suo attaccante?
«Intanto, deve fare gol. Quest’anno c’è stato un attaccante completo in tutto. Per come si esprime il centravanti, si esprime la squadra. Deve essere il primo ad aiutare in pressione, ma deve fare gol. Tutti possono fare gli attaccanti, anche negli altri ruoli».

Il Bologna ha alzato l’asticella: il paragone è un insidia o benzina per fare meglio? Avete già parlato del futuro di Lykogiannis e De Silvestri?
«È uno stimolo, e sono convinto che si possa fare. I giocatori sono maturati e cresciuti, quindi da parte mia c’è solo la voglia di mantenere questa qualità. Dei nomi parleremo dopo la conferenza».

Parlerai con Calafiori? Qual’è la posizione del Bologna su Calafiori?
«Aspettiamo l’8 luglio per avere i ragazzi a disposizione, poi è normale che l’allenatore debba sentire tutti. In passato si è anche fatto cambiare idea ai calciatori, nel caso. Vedremo nel momento in cui avrò a disposizione tutti».

Cosa non sopporta delle conferenze stampa? Qual’è il suo punto debole?
«C’è l’aspettavamo così la conferenza, non ho mai fatto nulla a nessuno (ride, ndr). Ho rispetto per tutti, e pian piano ci conosceremo e avremo confronti sia dopo le sconfitte, speriamo poche, sia in altri confronti. Cercheremo tutti di remare dalla stessa parte: davanti c’è il Bologna, non Vincenzo Italiano».

C’è qualcosa da integrare rispetto a chi l’ha preceduta?
«Quest’anno è stato dimostrato che il Bologna è stato il secondo miglior possesso palla in Serie a. I giocatori non hanno paura, la palla se la vogliono far dare. Sanno giocare in tutti i modi: ci sono centrocampisti che mi hanno stupito nella voglia di terminare. Si può solo migliorare questa squadra».

Vincenzo Italiano, altro intervento di Claudio Fenucci

Qual’è la posizione del Bologna su Calafiori?
Fenucci: «La volontà del club è tenere tutti e vogliamo continuare con loro: l’abbiamo comunicato anche l’agente».

Ha sentito Orsolini dopo l’esclusione?
Fenucci: «Si l’ho sentito ed era dispiaciuto, ma avrà altre opportunità perchè è giovane».

Riguardo al suo intervento in Senato?
Fenucci: «In Senato abbiamo parlato del futuro del calcio italiano: la Lega Serie A ha portato delle nuove riforme, e vorremmo che il Governo ci sostenesse. Siamo la più grande industria del paese che possa dare un patrimonio di emozioni: portiamo anche valori, siamo il terminale delle aspirazioni. Dibattiamo sulle infrastrutture: siamo quelli con gli stadi più vecchi d’Europa. Avere un sistema sostenibile è anche garanzia di equità competitiva: abbiamo avuto esempi in passato di società che hanno ottenuto i risultati sportivi ma hanno avuto poi un declino economico».

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