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Castro a 670Velez: «Sono molto contento. Sento che a Bologna posso crescere. Zirkzee va al Milan? Non c’è nulla di fatto»

L’intervista dell’attaccante argentino arrivato a gennaio dal Velez.

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Santiago Castro
Santiago Castro (© Damiano Fiorentini)

Santiago Castro, attaccante del Bologna, sta trascorrendo le vacanze a casa in Argentina. E, nei giorni scorsi, è stato ospite alla Radio 670Velez nella trasmissione “Velez y su mundo”.
Castro ha risposto a tante domande, ne abbiamo selezionate alcune che riguardano i suoi primi sei mesi “italiani”.

Come va Santi?
«Tutto bene, sono tranquillo, sono molto contento».

Sta andando tutto velocissimo Santi. Dal trasferimento a questa qualificazione alla Champions League col Bologna.
«Sta cambiando tutto molto velocemente e stanno cambiando tante cose. Ci sarebbero tante cose di cui parlare la famiglia gli amici, il campo. È un modo di vivere che fa parte della vita di un calciatore e sono contento di questo. Non rimpiango nulla della decisione che ho presto, sento che posso crescere».

Ti stavamo osservando Santi, sei sempre stato ben messo fisicamente.
«Quando sono arrivato pesavo 81 chili, ora peso 85. Ed è tutta massa muscolare, si lavoro molto su quella. Si lavoro molto in palestra, molto con la palla, ogni giorno. E poi hanno tutti un grande fisico, quando sono arrivato ho visto tutti un metro e novanta… Non mi battono sul fisico. Giocare contro i centrali in Italia è duro come in Argentina però è un po’ diverso perché hai più spazio qua».

Hai segnato contro la Juventus e ti sei scontrato con Bremer…
«E con Danilo. Bremer è venuto a parlare con me. E Danilo si è fermato a parlare con me mi ha detto di stare tranquillo, e poi a fine partita mi ha detto che avevo fatto una grande partita. Segnare con la Juve è stata una cosa incredibile, tanti sentimenti. Ti viene in mente tutto quello che hai fatto, tutto quello per cui hai lottato. È stata una grande emoziono. Alla fine della partita, che abbiamo pareggiato malamente, però ho sentito la mia famiglia e i miei amici… erano tutti emozionati.

Poi sul gol…
«E poi è stato simpatico perché quando ho segnato, lo stadio ha detto il nome di Urbanski. E mi prendevano in giro perché ho esultato come se avessi toccato io per ultimo. Poi guardando il tabellone ho visto Bologna 2 e sotto Calafiori e Castro e ho detto subito a Urbanski “Visto?”. Ci abbiamo riso su una settimana. Ho un buon rapporto con lui, è un mio coetaneo».

C’era un argentino lì?
«C’era Iago Lozano nello staff tecnico, ma ora è andato via».

Hanno già presentato il nuovo allenatore?
«Sì, è Vincenzo Italiano».

Giochi sempre coi parastinchi del Velez?
«Sì sempre. Anche nel Pre Olimpico. Ora il club me ne ha regalato una nuova quindi continuerò ad usarlo».

Hai giocato nello stadio della Roma, del Napoli, titolare contro la Juventus… Come è stato?
«È stato incredibile a Napoli, sono entrato in campo e in un gruppo con i miei amici ho mandato un video con lo Stadio Maradona. Quando stavo entrando in campo ero felice».

Hai imparato l’italiano in questo periodo? Come ti trovi?
«Bene, bene. Capisco quello che mi dicono ma me la cavo bene. Il club mi ha dato due o tre volte alla settimana un professore con cui allenarmi e resto un’ora in più in sede. Arrivo alle 8:30 la mattina e vado via alle 4 del pomeriggio».

Che differenze hai trovato nel calcio argentino e in quello italiano?
«Sicuramente la velocità. La verità è che il passo e i campo e tutto in generale è più veloce. Ma è anche un gioco fisico, mentale. Si gioca con tutto. E soprattutto si lavora tutto il tempo al 1000%. C’è un livello di attenzione costante nel lavoro e credo che questo sia il motivo per cui il club è giunto ad ottenere un risultato come la Champions League».

Che differenza c’è negli allenamenti?
«Sono allenamenti brevi, si fa molto calcio, si usa molto il pallone, si corre tanto anche se col pallone. E insieme all’allenamento in campo, obbligatoria la palestra. Un’ora e mezza di allenamento in campo e poi altri quaranta minuti o un’ora in palestra».

Avete raggiunto un obiettivo incredibile col Bologna che giocherà la Champions League per la prima volta da quando si chiama così.
«Sì, io sono arrivato già a metà campionato e il livello era già molto buono della squadra e stavano arrivando partite bellissime. Si lavorava alla morte e non pensavamo a questo obiettivo. Sia il gruppo che l’allenatore hanno impiantato nel gruppo il pensiero di ragionare partita dopo partita. Non ci abbiamo pensato perché se ci avessimo pensato sarebbe stato peggio».

E Thiago Motta?
«Uff… (esclama Castro, ndr). Un fenomeno. Il primo giorno mi ha detto “Santi qua l’unica cosa che voglio è che vi alleniate alla morte e poi giochiamo. Mostrami il motivo per cui sei qua e se te lo meriti, giochi”. E alla seconda partita mi ha fatto giocare. E poi mi ha seguito, mi ha insegnato molto, mi ha aiutato a migliorare il gioco di spalle e correre nello spazio. Come ho detto gestisce bene il gruppo e tutti devono stare attenti e pronti: nella partita col Napoli ha cambiato il portiere, ha messo Odgaard che non stava giocando».

Hai parlato anche con Dybala e Paredes contro la Roma?
«Sì, mi hanno dato dei consigli. E poi ho parlato con Lautaro Martinez e anche lui mi ha dato consiglio. Anche Retegui. Tutti gli argentini mi hanno aiutato. E appena mi hanno presentato al Bologna, mi ha scritto Lauti su Instagram. E poi anche Nico Gonzalez e Lucas Martinez Quarta. Gli argentini sono tutti molto presenti».

Hai buon rapporto anche con Lucumí?
«La prima settimana con Ferguson mi hanno portato a mangiare fuori. Con Jhon mi trovo molto bene, è venuto a casa a mangiare, con la famiglia. E poi mi trovo bene con “la banda dei 2004”, ci sono Bagnolini, Corazza e Urbanski e mi chiedono come è giocare al Velez ecc…».

Hai parlato con Nico Dominguez (ex Velez come Castro, ndr)?
«Ho parlato con Nico prima di andare. Mi ha parlato delle persone del club e continuiamo a parlare».

Tra gli avversari chi ti ha sorpreso?
«Uno è sicuramente Dybala, non lo avevo mai visto dal vivo. Si è fatto carico della squadra da solo e poi tutti. La verità è un livello molto alto. Tutti mi hanno sorpreso. E un altro è Zirkzee».

Va al Milan?
«No, non è fatta. È un craque, è completo ed è umile».

Rimani a giocare la Champions col Bologna?
«Sì (Castro ride, ndr), spero di sì!»

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