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Weber, storia di carburatori della Motor Valley

I carburatori del marchio bolognese Weber hanno equipaggiato alcune delle vetture sportive più iconiche di sempre.

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Un sistema di sovralimentazione della Weber, in esposizione al Motor Show di Bologna del 2014
Un sistema di sovralimentazione della Weber, in esposizione al Motor Show di Bologna del 2014 (@ bibliotecasalaborsa.it)

Un’azienda che lasciato un’impronta indelebile nel settore automobilistico: per decenni i carburatori bolognesi Weber hanno definito gli standard della velocità.

Weber: le origini

Il fondatore dell’azienda è Edoardo Weber, pilota e ingegnere nato a Torino nel 1889. Weber viene dapprima assunto come operaio alla FIAT, per poi esser trasferito nella filiale di Bologna dell’azienda nel 1913. Dopo un breve periodo passato nella filiale di Ferrara, Weber fa ritorno nel capoluogo emiliano.

Una volta tornato a Bologna, Edoardo Weber fonda nel 1923, in società con l’ingegner Giulio Lancellotti ed i fratelli Donini, la Fabbrica Italiana Carburatori Weber. Si tratta di un periodo in cui l’industria automobilistica era in rapida crescita e c’era una forte domanda per soluzioni innovative nel campo della gestione del carburante.

Comincia il periodo di attività dell’azienda: i primi prodotti sono un carburatore con vaporizzatore per autocarri e l’Econo-Super-Alimentatore. Quest’ultimo, sarà il capostipite di una lunga serie di carburatori utilizzati in casa FIAT.

Le innovazioni della Weber

Tra la seconda metà degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, Weber porta una serie di innovazioni nel campo della carburazione che contribuiscono ad innalzare il nome dell’azienda bolognese.

Innanzitutto, nel 1925 viene prodotto il primo carburatore a cassetta con doppi condotti di aspirazione. È un grande successo: il prodotto si rivela perfetto peri motori delle auto da competizione, ma anche per quelli di vetture di serie come la Fiat 501 e la 505.

Poi, agli albori del decennio successivo viene realizzato un altro prodotto di grande successo. Si tratta del primo carburatore a doppio corpo. È un prodotto dal design innovativo, che permette un miglior controllo della miscela aria-carburante, migliorando sensibilmente le prestazioni del motore.

Inoltre, il carburatore a doppio corpo, con i suoi due circuiti separati per il minimo e la piena potenza, offre un’erogazione di carburante più precisa rispetto ai carburatori tradizionali dell’epoca. I carburatori a doppio corpo della weber vengono installati su auto dai nomi altisonanti: varie Maserati e Alfa Romeo, tra cui la 8C-308 del 1938.

un carburatore a doppio corpo weber

Un carburatore a doppio corpo Weber per auto Maserati (@ bibliotecasalaborsa.it)

La scomparsa del fondatore e la ripresa nel dopoguerra

Sul finire degli anni Trenta, il nome dell’azienda diventa di notorietà internazionale. Questo soprattutto grazie ai numerosi record mondiali di velocità raggiunti da vetture equipaggiate con carburatori Weber. Nel 1940, l’azienda si espande: viene aperto un nuovo stabilimento in via Timavo con circa 400 operai.

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale però, Weber è costretta a decentrare a Bazzano la produzione. Dopo la liberazione di Bologna, la produzione viene ripristinata presso la sede centrale, ma l’epilogo bellico è tragico per l’azienda. Il suo fondatore Edoardo Weber scompare infatti in circostanze misteriose e mai appurate.

Senza il suo fondatore, la ripresa delle operazioni è tutt’altro che semplice. Quantomeno, l’azienda può ancora contare sugli stabilimenti originali, fortunosamente scampati ai bombardamenti. Nel 1952 FIAT, che aveva aiutato l’azienda a rimettersi in sesto assumendone la direzione, integra Weber all’interno della propria filiera produttiva.

Dal dominio al sorpasso dell’elettronica

Tra gli anni Sessanta e Settanta, i carburatori Weber sono i più richiesta dai produttori di auto da corsa. Tante delle vetture più veloci dell’epoca montano carburatori dell’azienda bolognese. Perfino la Ferrari 250 GTO, una delle Rosse più iconiche di sempre, utilizza carburatori Weber.

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La Ferrari 250 GTO con carburatori Weber: una delle vetture più iconiche della storia del Cavallino (@ Ferrari.com)

Negli anni Settanta, causa la crescente complessità dei motori e l’introduzione dell’iniezione elettronica di carburante, comincia a ridursi la domanda di carburatori tradizionali. I cambiamenti del mercato fanno sì che nel 1986 la Weber venga acquisita dalla Magneti Marelli, società italiana leader nel settore dei componenti automobilistici.

In questa sua seconda vita, l’azienda continua a produrre carburatori, ma anche a sviluppare nuove tecnologie nel campo dell’iniezione elettronica. A partire dal 1992, la produzione Weber viene trasferita a Guadalajara, nei pressi di Madrid.

Nel 1993, con l’avvento dei catalizzatori e dell’iniezione elettronica a seguito dell’introduzione della normativa Euro I, è stata una delle pochissime fabbriche al mondo di carburatori per auto a non fallire nel definitivo passaggio carburatore-iniezione elettronica.

Nonostante i tradizionali carburatori Weber siano ormai datati, sono ancora molto apprezzati dagli appassionati di auto d’epoca e dai restauratori. Di grande qualità e affidabilità, hanno contribuito a migliorare le prestazioni dei motori e a definire gli standard nel settore automobilistico.

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