Calcio
Cosa ci hanno detto i gironi di Euro 2024: verso gli ottavi di finale
Conclusi i gironi eliminatori di Euro 2024, queste le prime riflessioni sull’operato delle squadre, con un occhio verso gli ottavi di finale.
Si è conclusa la fase a gironi del campionato europeo in Germania. Una serie di partite dal flusso psicodrammatico, capaci di sorprendere e di emozionare, ma soprattutto di formare il tabellone delle migliori sedici che difficilmente avrebbe avuto queste fattezze nei pronostici della vigilia. Andiamo, ora, a identificare i grandi temi e le grandi risposte che hanno dato questi gironi eliminatori.
La sorpresa
Cominciamo dalla fine, dall’ultimo atto del Girone F. Quello che ha portato, contro ogni pronostico, la Georgia agli ottavi di finale. La squadra allenata da Willy Sagnol ha ottenuto un risultato del tutto inaspettato sì, ma assolutamente non improvvisato.
La scelta di far salire in area di rigore Mamardaschivili per l’ultimo calcio d’angolo contro la Turchia, apparsa a tutti come scellerata in ottica differenza reti, è invece esemplificativa della consapevolezza di questa squadra. Dopo una sconfitta così, la non abitudine ai tornei di questo calibro avrebbe potuto stroncare i sogni di gloria di qualunque compagine. Ma i Crociati hanno sfruttato ciò che potevano, strappando un pareggio comunque importante con la Repubblica Ceca, e vincendo l’ultima gara contro il Portogallo. Vero che i lusitani erano già qualificati, ma battere CR7 e compagni, peraltro 2-0, non va mai considerata un’impresa da poco.
È stato il successo di Sagnol, ma anche di alcuni grandi protagonisti. Per brillare, Kvicha Kvaratskhelia, ha atteso l’ultima gara, lasciando la scena ai due grandi trascinatori di questa fase a gruppi: il portiere Mamardaschivili e l’attaccante Mikautadze, capocannoniere solitario della fase a gironi.
Agli ottavi c’è la Spagna, un ostacolo apparentemente proibitivo, ma che sognare è possibile lo dimostra il fatto che i Crociati siano arrivati fino a qui.
Il grande escluso
Il gruppo della noia è stato il Girone C. Sette gol in tutto, cinque pareggi su sei partite. Un incubo. Per passare il turno, all’Inghilterra di Gareth Southgate sono bastati 5 punti: una vittoria di misura ai danni della Serbia e due pari con Danimarca e Slovenia. Non esattamente una marcia trionfale.
L’abbondanza tecnica presupponeva una qualità del gioco decisamente superiore, ma le scelte di Southgate hanno messo in campo una penuria di gioco veramente complicata da interpretare. Tanti potrebbero essere considerati deludenti, Phil Foden su tutti, ma visto che il cammino dell’Inghilterra non è concluso, va sottolineato un nome sugli altri: Cole Palmer.
Appena venti minuti contro la Slovenia già conditi con un tiro in porta, lusso che altri attaccanti del reparto inglese non si sono concessi. 22 gol e 11 assist in 34 presenze in Premier League per il classe 2002 in questa stagione. In un attacco capace di segnare due sole reti contro delle difese non esattamente impenetrabili, non poteva servire qualcosa di più? Palmer è un’arma che Southgate si sta conservando per la fase ad eliminazione diretta o semplicemente non lo considera? A breve avremo delle risposte, ma intanto è lecito interrogarsi sulle decisioni, al momento, infelici del CT inglese.
La delusione
Due punti in tre partite e l’impressione di non essere più all’altezza. L’eliminazione della Croazia ci riguarda direttamente, quindi può essere complicato analizzare con sguardo oggettivo, ma possiamo provare a farlo. La formazione di Dalic partiva con l’obiettivo di passare il turno. Certo, il Gruppo B si presentava indubbiamente come il girone più complicato. L’ordine delle partite, poi, sicuramente favoriva più gli Azzurri che i croati. Ma la partenza, al limite del tragico, contro la Spagna ha tarpato le ali ad una squadra che, comunque, qualcosa di buono l’aveva fatto vedere anche contro le Furie Rosse. Una verve offensiva interessante, anche se disordinata, per esempio. Ma il vero momento in cui la Croazia ha messo a repentaglio il proprio europeo è stata la gara contro l’Albania.
Naturalmente, se Zaccagni non avesse tirato fuori dal cilindro il coniglio della qualificazione, staremmo parlando di tutt’altro, ma va sottolineato che la Croazia anche nella partita precedente con l’Albania aveva buttato la vittoria facendosi raggiungere a recupero inoltrato. Un aspetto che, oltre a far infuriare qualsiasi tifoso, denota una mancanza di concentrazione e un po’ di quello che in Italia amiamo chiamare braccino.
Un triste epilogo per i grandi interpreti del calcio croato di questi anni. I vari Modric, Perisic, Brozovic che, forse, lasciano la nazionale con un tramonto malinconico e dall’efferato finale.
Cosa ci dice il tabellone degli ottavi di finale
Il tabellone degli ottavi di finale vive di una grande dicotomia: idealmente a sinistra ci sono quasi tutte le big, mentre a destra, solo l’Italia ha vinto un europeo e, oltre agli Azzurri, solo l’Inghilterra un mondiale. Pensare, però, che arrivare in fondo sia un cammino agevole sarebbe un errore madornale. La strada è lunga e difficile, ma sognare di tornare a Berlino non costa nulla.
Dall’altra parte, invece, Spagna e Portogallo sembrano destinate ad un ottavo più semplice, ma a questo punto della competizione contano anche tanti altri fattori e una nuova sorpresa è sempre dietro l’angolo.
Più complicato l’ostacolo che attende Germania e Francia che affronteranno, rispettivamente, Danimarca e Belgio. Con i danesi capaci di sfiorare il successo con l’Inghilterra e i belgi sempre temibili, ma nel mezzo di un ricambio generazionale di difficile comprensione.
Fondamentale segnalare come più interessante, invece, l’ottavo tra Turchia e Austria: la prima, allenata da Vincenzo Montella, di grande, ma forse immaturo, talento; e l’altra che, forse per la prima volta dopo qualche decennio, torna ad essere veramente competitiva, grazie a un’organizzazione impeccabile e un gioco credibile tutto targato Ralf Rangnick.
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