Bologna FC
Binotto: «Italiano, scelta migliore non poteva esserci» (Stadio)
Jonatan Binotto, ex giocatore del Bologna dal 1998 al 2001, ha parlato di Vincenzo Italiano e della sua nuova avventura coi rossoblù
Jonatan Binotto assicura: il Bologna ha scelto il tecnico perfetto per disputare la Champions League. L’ex giocatore dei rossoblù ha parlato apertamente di Vincenzo Italiano, suo compagno all’Hellas Verona dal 1996 al 1998, e delle sue qualità tecniche. Da grande tifoso rossoblù, Binotto è sicuro che Italiano sia stata la scelta giusta per il post Thiago Motta.
Un passato insieme nell’Hellas insieme a Gigi Cagni
L’arrivo di Italiano a Verona lo ricorda molto bene, dopo gli anni a Trapani in C il Bentegodi diventa la sua casa.
«Era ancora giovane ma si vedeva che aveva talento, geometria e dinamismo. Nel tempo riuscì a ritagliarsi spazio, da lì partì la sua carriera nel calcio che conta».
Ordine e tecnica in campo, forse poteva intravedersi un futuro da allenatore anche se per Binotto non è stato esattamente cosi.
«Confesso che non lo vedevo sotto quell’ottica, era solo un giovane compagno di squadra. Poi certo, è diventato un grande allenatore, protagonista di un evoluzione continua. Gigi Cagni ci ha plasmato, senza alcun dubbio, dandoci principi tattici e una certa visione del calcio. Cagni era meticoloso, insegnava calcio alla vecchia maniera. Probabilmente, una delle più grosse influenze di Italiano viene da lì».
Il Bologna: il filo che lega Binotto e Italiano
Arrivato sulla panchina rossoblù per sostituire Thiago Motta, Binotto sostiene sia l’uomo giusto per l’avventura europea in Champions League.
«Scelta migliore non poteva esserci. A Firenze ha espresso un calcio molto dinamico e aggressivo, che lo rispecchia appieno. Mi piace questo tipo di allenatore, quello che vuole imporre il suo gioco: può essere il giusto erede di Thiago Motta. Hanno due modi di vedere il calcio non troppo diversi».
Dalla sua, rispetto a Motta, Italiano può contare su un’esperienza europea pregressa con la Fiorentina.
«Forse uno dei motivi per cui l’hanno preso è proprio quello, perchè era già abituato al doppio impegno: quest’anno avrà pochissimo tempo per allenare i ragazzi, praticamente dovrà farlo durante le partite. La Champions è chiaramente diversa dalla Conference. Ma il principio, quello di giocare ogni tre giorni, rimane lo stesso».
Affrontare tante partite in una singola stagione richiede uno sforzo fisico notevole: Binotto fece parte di quel Bologna che disputò sessanta partite in un anno.
«Il consiglio è quello di riuscire a razionare le energie. Noi facemmo l’Interoto e poi la Coppa Uefa, che comunque all’epoca era importante. La presenza di un maestro come Carlo Mazzone fu fondamentale. Speriamo che stagioni come questa non rimangano un’eccezione ma diventino la regola».
Il paragone con Ndoye e il rapporto con gli ex compagni
Ala destra come lui, Ndoye ricorda un po’ il suo modo di giocare. Non a caso, l’Inter, dove si trasferì nel 2001, ha messo gli occhi sullo svizzero.
«Quella all’Inter non fu un’esperienza indimenticabile. Comunque non so se è giusto il paragone tra me e Dan: il calcio è cambiato molto nel tempo, le ali pure non esistono più. Nel senso: a noi chiedevano solo di stare sulla fascia, e spingere in fase offensiva, mentre gli esterni adesso devono fare tutto. Per quanto riguarda l’Inter, che dire? Proposte così è difficile rifiutarle. Ma spero rimanga almeno un altro anno a Bologna».
La stagione che comincerà ad agosto sarà memorabile per il Bologna, soprattutto per la Champions League.
«Se verrò allo stadio per la Champions? Diciamo che, anche un po’ egoisticamente, spero di no…perchè vorrà dire che avrò una panchina (ride). Scherzi a parte, voglio esserci assolutamente. Con alcuni compagni mi sento spessissimo, specie quelli che abitano in zona, penso a Paramatti e Bia. Sarebbe bellissimo fare un gruppo di vecchie glorie, per vedere insieme la Champions».
Fonte: Stadio, Stefano Brunetti
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