Bologna FC
Erlić: «È successo tutto velocemente: ho detto subito si al Bologna»
È stato il giorno della conferenza stampa di presentazione dell’ultimo arrivato in casa Bologna, Martin Erlić
Oggi è stato il giorno dell’ultimo arrivato in casa Bologna: Martin Erlić. Il centrale croato ha tenuto alle ore 13 la propria conferenza stampa di presentazione nella sala stampa del “Galli”, accompagnato dal DS dei Rossoblù, Marco Di Vaio.
Di Vaio introduce la conferenza
Il DS Rossoblù, Marco Di Vaio, ha introdotto l’ultimo – per ora – acquisto del Bologna, Martin Erlić, arrivato alla fine del ritiro in Val Pusteria. Erlić ha già disputato due amichevoli con i Rossoblù, andando a segno proprio nella prima uscita con la nuova maglia.
«Martin è un giocatore che conoscete tutti molto bene, sono anni che gioca in Serie A. Un giocatore che ha avuto la fortuna di lavorare già con il nostro allenatore, e questo è un fattore che è contato molto nella nostra scelta. Un nazionale croato, che ha già fatto un mondiale e un europeo: segue la scia dei giocatori che abbiamo scelto negli ultimi anni. Ha attirato su di sé molte attenzioni, anche se reduce da un anno sfortunato. Vede in noi una grande opportunità per tornare ai suoi livelli e gli auguriamo di riuscirci, perché ha qualità interessanti e voglia di imporsi anche nella nostra rosa».
Le parole di Erlić
Qual’è lo stato d’animo di un giocatore che poteva giocare in Serie B e invece si trova a disputare la Champions?
«È successo tutto velocemente: quando ho parlato con il mio agente non ci ho pensato troppo. Veramente i tempi sono stati brevi. La Champions e il sogno di ogni giocatore: io ho questa possibilità e darò il mio massimo per aiutare la squadra».
Tu puoi dare una mano sin da subito visto che conosci l’allenatore: ti sei questa responsabilità?
«Vero, conosco il mister e il suo calcio ma non vuol dire che io sia a posto. È un gruppo sano dove tutti spingono al massimo e devo farlo anche io. Devo lavorare per dare il massimo per il Bologna».
Quali sono i tre cardini del mister?
«Il mister propone un calcio bello e verticale. Tiene i giocatore molto svegli perché con lui possono giocare tutti».
Che differenza hai notato tra il calcio di Italiano e di Motta? Come ti sei trovato con Beukema?
«Mister Thiago e mister Italiano propongono un calcio moderno, magari Italiano predilige la verticalità e l’aggressività. Il gruppo è bellissimo e mi hanno accolto benissimo, mi sono integrato subito. Sam è un grande leader: alza la voce quando serve, e durante le partite ci aiuta molto».
Come vivi questo step per la tua carriera? Cosa non è andato l’anno scorso?
«Purtroppo l’anno scorso ci siamo complicati da soli la vita. Non eravamo abituati a lottare per la salvezza, e ogni pallone pesava tanto probabilmente. Anche l’infortunio di Berardi non ci ha aiutato. Se poi gli altri hanno pià fame di te, allora puoi retrocedere e buttare tutti questi anni di Serie A. Dentro di me c’è ancora tanta rabbia che voglio trasformare in energia positiva».
Quanto hai parlato con Moro? Quanto hai parlato con Italiano? È stato un elemento per la tua scelta?
«Con Nikola mi sono sentito subito dopo il colloquio con il mio agente, mentre con il mister davvero poco perché è successo tutto nel breve: gli ho scritto mentre salivo in ritiro. A me piace il mister: riesce sempre a tirarti fuori il meglio e ti da molta carica».
Che pericolo è l’inizio di campionato?
«Abbiamo ancora qualche giorno per preparare al meglio l’Udinese, avversario tosto. Giochiamo in casa, davanti al nostro pubblico e sicuramente sarà una bella partita».
È tanto che sei in Italia
«Si, sono arrivato a Parma a 16 anni, sono 10 anni. Per me l’Italia è una seconda casa, mi ha dato tanto e io devo tanto a lei. Qui mi sento come a casa, anche se non è come in Croazia. Anche la gente mi ha dato tanto: ho tanti amici e ne sono fiero. Dico sempre che in Italia si vive bene, e sono felice di essere qui».
Cosa ti piace dell’Italia e cosa non ti piace?
«Mi piace la gente, il clima, il cibo e tutti i bellissimo posti da visitare: non ho nessuna cosa che mi da fastidio».
Ti senti più un difensore di’impostazione o di marcatura? In cosa ti senti di eccellere?
«Penso che il mio punto forte è la marcatura sull’uomo, però sicuramente il mister vuole tanta impostazione e movimento dei centrali. A Sassuolo l’ho fatto molto meno che con Motta e Italiano: ora ho ricominciato, e sicuramente posso e devo migliorare».
Qual’è il segreto per tenere bene un reparto che sta molto alto?
«La fase difensiva parte dagli attaccanti, passa al centrocampo e arriva a noi. Ci vuole tanta comunicazione e tanta attenzione, direi queste due o tre cose».
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