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SPECIALE STORIE DI BASKET CITY – La Fortitudo di Boniciolli: a un passo dallo scudetto – 20 Feb

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Matteo Boniciolli firma con la Fortitudo. Sembrerebbe il titolo di qualche sito sportivo di 13 anni fa e invece è una notizia arrivata nella giornata di ieri. Mancava solo la firma per il suo ritorno alla Effe, ma soprattutto per il ritorno nel campionato italiano, dopo l’ “esilio volontario” in Kazakistan dal 2012 al 2014. L’allenatore di Trieste prende il posto di Claudio Vandoni. Per lui è un ritorno: ha allenato la Fortitudo nella stagione 2001/2002 e proprio quell’annata quella che sarà al centro di questa puntata speciale di storie di basket city.

Cresciuto e formatosi nell’allora Stefanel Trieste e avendo avuto la fortuna di poter contare su un gran maestro come Tanjevic, Boniciolli vive la sua prima esperienza a grandi livelli alla Snaidero Udine. Nelle due stagioni con la Snaidero arrivò prima la promozione in Serie A e poi, l’anno successivo, riuscì a portare una matricola a un passo dalla semifinale dei playoff. La squadra  di Boniciolli si arrese solo alla Scavolini con la serie che terminò 3-2 per la squadra allora allenata da Stefano Pillastrini.

La Fortitudo lo notò proprio grazie ai risultati conseguiti con la Snaidero e proprio a Bolognan avvenne la sua definitiva consacrazione nella massima serie. Boniciolli non ha mai amato le sfide semplici, si è sempre messo in discussione ottenendo il più delle volte risultati inaspettati con le sue squadre. Dicevamo, non ha mai amato le sfide facili e allora quale miglior vice allenatore di Stefano Comuzzo avrebbe potuto accompagnarlo nell’avventura fortitudina? I due sono legati da una profonda amicizia e hanno in comune due grandi caratteristiche: la grinta e la leadership. Boniciolli è consapevole che con quella squadra non può non puntare allo scudetto, è quasi costretto a vincere. In Eurolega è stato eliminato alle Top 16, mentre in Coppa Italia è uscito ai quarti ancora contro Pesaro, una vera e propria bestia nera per lui in quegli anni.

Alla Fortitudo rimane un solo trofeo: lo Scudetto. Dopo una stagione regolare condita da 29 vinte e sole 7 perse, la squadra di Boniciolli chiude al primo posto la regular season con 58 punti, due in più della Benetton. Nel corso di quella stagione la Fortitudo vinnse di 1 punto il derby d’andata giocato al Paladozza: punteggio finale 80-79 per gli uomini di Boniciolli con 20 punti di un immenso Gregor Fucka. Al ritorno, invece, furono gli uomini di Messina a imporsi, vendicando la sconfitta dell’andata, con un passivo pesantissimo. La Virtus si impose 94-63 grazie soprattutto alle prestazioni di Ginobili e Jaric che in due ne misero 46. Quella del derby fu una delle 7 sconfitte della regular season, per la Fortitudo smaltita quella sconfitta, era arrivato già il tempo dei playoff.

I playoff si giocavano ancora con la vecchia formula e alla post season accedevano ben 12 squadre. Al primo turno la Fortitudo si trovò di fronte la Wurth Roma, ma nella serie non ci fu storia: 3-0 secco per gli uomini di Boniciolli che soffrirono solo in gara 2, poi vinta col punteggio di 87-86. La Fortitudo in quella serie di quarti di finale si ritrovò davanti Carlton Myers che proprio in quella stagione aveva salutato la Effe per approdare alla corte di Attilio Caja. Fu proprio l’ex Fortitudo a mettere in difficoltà Basile e compagni realizzando 36 punti in gara 2. Dopo Roma sulla strada tra la Fortitudo e lo scudetto si presentò Cantù. Quella fra le due squadre fu una serie intensa e di rara bellezza in cui la Fortitudo riuscì a spuntarla  solo in gara 5. Era il 6 Giugno del 2002 e gara 5 si giocò, tanto per cambiare, in un Paladozza gremito. La Fortitudo essendo arrivata prima aveva il fattore campo dalla sua. Il popolo fortitudino credeva nel sogno tricolore, ma Thornton e Mc Coullough provarono a complicare i piani della Effe e Sacripanti in quella serie dimostrò perchè fu eletto coach dell’anno in regular season. Ci pensarono Basile e Fucka a trascinare la Fortitudo alla finale: un intero popolo era in delirio per quella squadra. Il traguardo ora era a un passo, anzi a “3 passi”.

In finale l’avversario da battere era la Benetton Treviso che in semifinale aveva eliminato la Virtus 3-1. Sulla panchina dei veneti sedeva Mike D’Antoni che guidava a meraviglia una squadra spaziale che poteva contare su giocatori del calibro di Garbajosa, Marconato e Bulleri, solo per citarne alcuni. La Benetton si dimostrò un rullo compressore e in gara 1 asfaltò la Fortitudo al Paladozza: 69-93. In gara 2 la Fortitudo provò a reagire ma non bastò un monumentale Gianluca Basile da 28 punti 7 rimbalzi e 5 palle recuperate, a evitare la sconfitta. Vinse ancora la Benetton, che poi si aggiudicò anche gara 3: 0-20 a tavolino alla fine per invasione dei tifosi sul risultato di 81-89 al 39’. In quell’invasione c’era tutta la rabbia e la delusione di un popolo che aveva visto svanire l’impresa proprio a pochi metri dal traguardo. La Fortitudo non era riuscita nell’impresa di vincere il suo secondo scudetto, e a Boniciolli rimaneva l’amaro in bocca e tanta delusione.

Adesso è tornato per cancellare quella delusione e per far tornare la Fortitudo a respirare il basket che le compete. Da quei palcoscenici la Effe manca da troppi anni e chi sa che non sia proprio Boniciolli a riportarcela. In bocca al lupo Matteo!

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