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STORIE DI BASKET CITY – “Father and son” : Ginobili e Messina – 19 Feb

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In una calda estate del 2000 a Bologna, sponda Virtus, arriva un argentino di Bahia Blanca. Le V nere lo prelevano da Reggio Calabria, squadra con la quale ha avuto il primo impatto con il campionato italiano. Il suo nome è Emanuel Ginobili, ma per tutti è Manu. Se lo vedi giocare non puoi non innamorarti delle sue giocate, quando scende lui sul parquet tutto il resto è noia. Un giocatore che unisce grinta e classe come lui non passa di certo inosservato e nelle due stagioni con la Viola prima centra la promozione in A-1 e poi, l’anno successivo, sfiora la semifinale dei playoff. All’inizio soffre l’impatto con il campionato italiano, soprattutto a causa della fisicità della massima serie, come dichiara lui stesso in un’intervista “sono ancora “flaco”, un po’ leggero, per giocare in A1. L’ho capito in coppa Italia, contro la Kinder: erano tutti grossi, in Argentina non c’è una squadra che abbia tre uomini oltre i 2.10. E questo è diventato il mio punto di riferimento: la Nba non mi toglie il sonno, prima voglio giocare in Italia alla pari con i più grandi”.

Al suo arrivo a Bologna, Madrigali lo presenta come “l’ultimo pedina” di un mercato stellare per una Virtus che si apprestava a vincere tutto. Con Ginobili, solo per citarne due, arrivarono Jaric e Griffith, quel Griffith con il quale formò, poi, un duo letale. Se alla Viola è esploso come giocatore, è con la Virtus che è avvenuta la sua definitiva consacrazione anche nel panorama europeo. Consacrazione divenuta possibile anche e soprattutto grazie al coach che nei due anni con le V nere è stato quasi un padre per l’argentino: Ettore Messina. L’allenatore di Catania è stato il primo a far vincere alla Virtus una competizione europea: la Coppa delle Coppe del 1990. A lui si deve anche la crescita cestistica di Manu nel biennio alla Virtus, quella crescita che lo ha portato a diventare il giocatore che è oggi. Ginobili a Reggio giocava quasi 40’ a partita, ma sa benissimo che non potrà accadere la stessa cosa con la Virtus. Quella è una squadra stellare e la concorrenza è tanta, ma questo di certo non può spaventare uno dal suo carattere. Nonostante quella fosse una squadra stellare, la stagione non comincia nel migliore dei modi: il colpo del ritiro di Sasha Danilovic pesa parecchio sulla mentalità della squadra. Gli ingranaggi non girano come dovrebbero e tocca all’alchimista Messina trovare la giusta chimica per far coesistere insieme quei giocatori. L’allenatore della Virtus, neanche a dirlo, riesce a ricostruire la sua squadra tassello per tassello e ottiene 21 (leggasi ventuno!)vittorie consecutive che poi lo porteranno anche a conquistare lo Scudetto. Nella stagione alla Virtus, Ginobili si trova a dover fare i conti con qualche difficoltà, una su tutte l’esordio in Eurolega ad Atene, totalmente da dimenticare. Contro l’AEK commette 5 falli, chiude anzitempo la sua partita e mette a referto 1 punto, con 0 su 2 da due e 0 su 4 da tre. In campo non è il solito giocatore che abbiamo imparato a conoscere,ad apprezzare ma soprattutto ad  amare già con la maglia della Viola. Ginobili è arrabbiato con se stesso, lo si nota sul pullman che riporta la Virtus dal Palazzo all’Hotel: non gli era mai capitata una cosa del genere in carriera. Una prestazione del genere può capitare a tutti, anche ai grandi campioni come lui, ma ciò che conta in questa storia è la risposta che darà Manu, sul campo, come ha sempre fatto nella sua carriera. Nella partita dopo, quella col Cibona, Manu mette a referto 22 punti: la prestazione con l’Aek è già un lontano ricordo. Nel frattempo c’è anche il campionato: alla terza giornata la Virtus va a fare visita alla Snaidero Udine ma perde 91-84, da quella sconfitta la stagione della Virtus cambierà anche se la vera svolta della stagione va fatta risalire al derby  del 23 Dicembre. Il Natale è vicino ma a Bologna non sembra pensarci quasi nessuno, prima c’è il derby. A Basket City non si parla d’altro: Myers, Basile e Fucka da una parte, Ginobili, Griffith e Rigaudeau dall’altra, ma soprattutto Messina contro Recalcati. Gli ingrediente per una super partita ci sono tutti, ma alla fine non c’è partita e la Virtus demolisce la Fortitudo 99-62. Al ritorno, invece, vincerà la squadra di Recalcati 71-66 nel derby giocato al Paladozza.

Nel corso del campionato, ma soprattutto nelle gare di Eurolega Ginobili sembra un giocatore molto più completo rispetto a quello visto con la maglia della Viola e il merito è senza dubbio di Ettore Messina: lo straordinario direttore d’orchestra di quella squadra. L’argentino non è più il giocatore che si preoccupa solo della fase offensiva, ma affina partita dopo partita e allenamento dopo allenamento anche le doti difensive. Messina riesce a lavorare al meglio sull’argentino e oltre alla fase difensiva, Ginobili migliora esponenzialmente anche negli assist, che il più delle volte verranno indirizzati a Griffith. Messina lavora sia sugli aspetti tattici che su quelli mentali, gli mette in mano le chiavi della squadra e, di fatto, l’argentino andrà a coprire la casella lasciata vuota da Danilovic nella voce di leader. Certo, con lui ci sono anche altri leader, ma sono proprio loro a capire le potenzialità e il carisma di quel giovane che ha tutte le carte in regola per guidarli fino alla vittoria.

Dicevamo l’Eurolega: vi ricordate quell’esordio con l’Aek? Quello era l’inizio di una stagione in Europa che poi si chiuse con il trionfo della Virtus e con l’argentino eletto Mvp delle Final Four. La Virtus dopo aver passato il girone si ritrovò davanti ancora la Fortitudo in semifinale, gli uomini di Messina si imposero con un 3-0 secco con Ginobili che ne mise rispettivamente 22, 22 e 17. L’argentino fu decisivo sia in quella serie che in quella contro Lubiana: una sua tripla a gara 2, durante l’ultimo possesso, chiuse i quarti di finale sul 2-0 per la Virtus. Dopo aver superato gli ostacoli Lubiana e Fortitudo e prima ancora, nelle Top 16, quello dell’Estudiantes, la Virtus approdò in finale contro il Tau. Fu una serie memorabile chiusa sul 3-2 per gli uomini di Messina che avevano perso gara 1 anche a causa dell’assenza di Griffith. Già, la partita con il Tau, quella che fece letteralmente impazzire Flavio Tranquillo che la commentava. Il commentatore coniò per lui due soprannomi meravigliosi due neologismi spettacolari che sarebbero potuti venir fuori solo dalla sua mente geniale: “L’anguilla di Bahia Blanca e Houdini sul parquet. Questi alcuni estratti della cronaca di gara 3 e alcune giocate dell’argentino che lo portarono a urlare: “Ginobili! L’Nba  a Vitoria”. E Flavio non aveva tutti i torti, perché proprio dopo le due stagioni in maglia Virtus Ginobili passò oltreoceano ai San Antonio  Spurs.

 

Dopo l’Eurolega, arrivò anche la vittoria del campionato. Ginobili fu eletto mvp e Messina  allenatore dell’anno, una coincidenza non da poco. Il giusto premio a una delle coppie più belle della pallacanestro italiana, bastava uno sguardo a Manu, gli bastava guardare verso la panchina e già sapeva cosa doveva fare o quale lettura tattica avesse in mente il suo allenatore. Dopo la regular season la Virtus vinse quel campionato in finale, trovandosi ancora una volta di fronte la Fortitudo e imponendosi ancora con netto 3-0, con Ginobili che in gara 1 ne mise 24. L’anno dopo la Virtus non riuscì a bissare i successe dell’anno prima e riuscì a vincere solo la Coppa Italia, mentre si arrese al Panathinaikos in finale di Eurolega. Nei playoff scudetto, invece, fu eliminata in semifinale dalla Benetton Treviso che poi si laureò campione d’Italia, battebdo lka Fortitudo in finale. Ginobili fu eletto MVP del campionato per il secondo anno consecutivo, mentre Messina non riuscì a bissare il premio di migliore allenatore.

Una storia e un legame sportivo così forte non poteva finire in quei due anni di Virtus. Quest’estate Messina è tornato ad allenare l’argentino di Bahia Blanca, ma questa volta lo ha fatto da vice di Popovich. Ha scelto l’Nba, ha scelto San Antonio, proprio per la voglia di tornare a lavorare con Ginobili. E l’anguilla di Bahia Blanca che fa? Beh, gli fa vincere la sua prima partita da head coach realizzandone 28 in 26’ con l’aggiunta di 4 assist. Messina quella notte è diventato il primo europeo ad essere head coach in una gara di regular season, Manu non poteva mancare alla festa. Se oggi vi capita di vedere le sue giocate in Nba, le sue meravigliose giocate, pensate magari che dietro alcune potrebbe esserci lo zampino di Messina. Ginobili è il leader, è la giocata imprevedibile, è la finta alla quale tutti abboccano ancora, è l’orgoglio di poter dire che continua a dominare anche in Nba, nonostante l’età. Manu è la palla rubata a Lebron James nel possesso decisivo contro Cleveland. Manu è tutte queste cose, me molto, molto altro e se lo hai visto giocare non puoi non amarlo. Con lui c’è di nuovo Messina, per un amarcord bianconero, tutto il resto è noia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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