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Ciao Totò, eroe delle Notti Magiche

Salvatore Schillaci ci ha lasciato all’età di 59 anni. Era un simbolo ed un mito sportivo indimenticabile, eroe di Italia ’90.

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Ciao Totò, eroe delle Notti Magiche
Salvatore Schillaci (© Daniel Garcia - FIGC)

La televisione era a tubo catodico e la radio aveva la voce di Bruno Pizzul quando Totò Schillaci scoccava una delle sue frecce dal limite dell’area per portare in vantaggio la nostra Nazionale. Erano gli ottavi di finale contro l’Uruguay, di una caldissima e afosa estate, quella di Italia ’90. Quel giugno c’erano la lira, la fila per l’ombrellone con Nannini e Bennato dalle casse del lido, le piazze colme di bambini sognanti con un pallone tra i piedi, le serate in famiglia, tutti seduti sul divano.

Non si parlava di altro se non di quel Mondiale. Chi c’era, se lo ricorda. Chi non c’era, se lo è fatto raccontare. La nostalgia non affievolisce il ricordo di quel Camerun di N’Kono, del rigore di Brehme, dell’uscita sbagliata di Zenga. In quell’estate l’Italia si innamorò, ancora una volta, di Salvatore Schillaci. Detto Totò, per gli amici e non solo. Per un popolo, una Nazione e più di una generazione.

Ci ha lasciati ieri Salvatore Schillaci. All’età di 59 anni

Uno dei simboli di un calcio che ormai, direbbero gli “ultimi romantici” (forse, con lucida e consapevole ragione), non esiste più. Trentaquattro anni dopo, la memoria va a quei fotogrammi, oggi sgranati ma ancora ben visibili e indimenticabili. Di gol, oltre a questo, Totò ne segnò altri 5. Fu capocannoniere di quel Mondiale, e con la maglia azzurra fece vivere un immenso sogno collettivo, fermato solo da quei calci di rigore di Napoli.

È stato protagonista, un po’ a sorpresa, di quelle Notti Magiche, quando tutti sulle spalle avevano il 21 di Vialli o di un giovane Baggio. C’è una grande verità, dietro la Leggenda che fu. Ed è che accanto alla voglia di giocare, di vincere, accanto al calciatore, vi era un uomo che entusiasmava, dentro e fuori dal campo. Al di là della passione, e al di sopra del tifo e della maglia indossata.

Il mito, dall’umile uomo che realizzava progetti umanitari, al calciatore orgoglioso, che scherzava nello spogliatoio e davanti alle telecamere. Gli sprazzi di calcio che tu, Salvatore, hai raccontato con il pallone tra i piedi non supereranno mai la meraviglia che era vederti esultare. Con il sorriso, ma anche con lacrime di gioia. Erano, e resteranno per sempre, Notti Magiche, “inseguendo un gol”.

Ciao Totò.

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