Seguici su

Calcio

L’Italia chiamò: i nuovi Azzurri di Spalletti

Con l’esordio di Pisilli salgono a 8 gli esordienti con Spalletti, la serie A è ancora un campionato per vecchi?

Pubblicato

il

Riccardo Calafiori nell'Italia di Spalletti
Riccardo Calafiori (©x.com @azzurri)

L’esordio di ieri sera di Niccolò Pisilli ha portato a otto il numero di nuovi debuttanti in maglia azzurra sotto la gestione di mister Spalletti. Questo dato riflette una vera e propria rivoluzione nella gestione della Nazionale Italiana, sempre più proiettata verso il ringiovanimento e la valorizzazione dei giovani talenti. Tuttavia, si continua a dipingere il calcio italiano come dominato da giocatori esperti e veterani, riluttante nel dare spazio ai giovani.

Ma è davvero così? Le recenti scelte di Spalletti raccontano una storia completamente diversa, una rivoluzione “verde” che sta ribaltando gli stereotipi del calcio italiano.

Il nuovo corso di Spalletti: più spazio ai giovani

Dal suo arrivo sulla panchina azzurra, il tecnico di Certaldo ha dimostrato di voler voltare pagina rispetto al passato. La Nazionale, che sotto Roberto Mancini aveva un’età media di 27,7 anni, ha subito un ringiovanimento drastico. Con l’arrivo di Spalletti, l’età media dei convocati è scesa a 24 anni e mezzo, segnando un netto cambio di direzione verso una selezione più giovane e dinamica.

Pisilli, che si aggiunge a una lista di debuttanti che include tra gli altri Guglielmo Vicario, Destiny Udogie e Andrea Cambiaso, è solo l’ultimo esempio di questo nuovo corso. Questi giovani talenti rappresentano non solo il futuro, ma anche il presente della Nazionale.

Fondamentale è stata l’esperienza, anche se negativa, dell’Europeo di quest’estate, che ha permesso alla Nazionale di riformarsi. La spedizione tedesca è stata infatti fondamentale per scoprire nuovi volti, come Riccardo Calafiori che, dopo aver impressionato chiunque l’anno scorso a Bologna, oggi è un titolare inamovibile della Nazionale. L’Europeo ci ha anche riconsegnato un Gigio Donnarumma in forma smagliante, finalmente leader e capitano di una Nazionale giovane e ambiziosa.

Anche in serie A si respira aria fresca

Il cambiamento non è limitato alla Nazionale. Anche la Serie A sta attraversando una fase di trasformazione. Negli ultimi cinque anni, l’età media dei giocatori è gradualmente scesa, con la stagione 2024/2025 che segna uno dei punti più bassi, attestandosi attorno ai 26 anni. Questa tendenza contrasta nettamente con l’immagine di un campionato in cui dominano i giocatori esperti e veterani. Club come Atalanta, Roma e Juventus sono in prima linea in questa rivoluzione, affidandosi a giovani cresciuti nei propri settori giovanili.

Anche club come Sassuolo ed Empoli stanno seguendo questa linea, puntando su giovani italiani cresciuti nel settore giovanile, alle volte anche venduti a società più importanti, come nel caso di Samuele Ricci. Soprattutto dalla realtà neroverde sono usciti diversi punti fermi del nuovo ciclo Azzurro, in particolare Davide Frattesi, Gianluca Scamacca e Giacomo Raspadori.

La scommessa delle squadre under 23

La crescita e l’affermazione dei giovani in Italia è il risultato di anni di lavoro nei settori giovanili. I club italiani hanno iniziato a comprendere l’importanza di formare talenti in casa, piuttosto che cercare soluzioni all’estero.

L’introduzione delle squadre under 23 è stata fondamentale per creare un ulteriore canale per lo sviluppo dei giovani calciatori, permettendo loro di confrontarsi con il mondo professionistico senza il rischio di essere bruciati troppo presto. Questi progetti si stanno rivelando fondamentali per preparare i giovani talenti alla pressione e alle responsabilità del calcio di alto livello. Giocatori come Fabio Miretti e Nicolò Fagioli sono solo alcuni degli esempi di come queste squadre under 23 abbiano contribuito alla crescita e all’inserimento graduale di giovani nel calcio dei grandi.

Una Serie A che non ha paura di lanciare i giovani

La narrativa che vuole il calcio italiano riluttante nel dare spazio ai giovani è ormai superata. La verità è che negli ultimi anni, la Serie A ha dimostrato una maggiore apertura nei confronti dei talenti emergenti. Se pensiamo a giocatori come Alessandro Bastoni, che oggi è uno dei difensori più affidabili d’Europa, o Sandro Tonali, che dopo lo scandalo scommesse ha ripreso in mano la sua carriera e sta ben figurando in Premier League, ci rendiamo conto di quanto in realtà i giovani italiani stiano emergendo anche a livello mondiale.

Non si può negare che in passato ci sia stata una tendenza a privilegiare l’esperienza, soprattutto per la necessità di ottenere risultati immediati. Tuttavia, i cambiamenti in atto nel calcio mondiale, dove la freschezza e l’intensità dei giovani giocatori sono sempre più apprezzate, stanno spingendo anche le squadre italiane a rivedere le loro strategie. La crescita e la valorizzazione dei talenti italiani sono la chiave per garantire che la Nazionale possa continuare a competere ai massimi livelli internazionali.

Il futuro è nei giovani. Siamo pronti ad aiutarli?

La domanda che resta è se questa tendenza di ringiovanimento sarà sufficiente per riportare il calcio italiano ai vertici internazionali. Certamente, l’esordio di giovani come Pisilli e la fiducia riposta in talenti emergenti lasciano ben sperare. Il percorso è ancora parecchio lungo e necessiterà di parecchie batoste, ma la vera domanda rimane: noi tifosi italiani siamo pronti a smettere di giudicare e iniziare a supportare questi ragazzi?

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *