Bologna FC
IL GRILLO PENSANTE – Una settimana per ritrovare entusiasmo
La notizia è che abbiamo espugnato il Dall’Ara dopo 7 mesi e, sempre dopo 7 mesi, è tornato Lewis Ferguson. Adesso la parola d’ordine è: continuità.
La vittoria infrasettimanale di Cagliari e l’immediata conferma col Lecce hanno restituito alla piazza un po’ di entusiasmo, oltre al ritorno di Ferguson. In questi primi 2 mesi della nuova stagione era stato smorzato dall’andamento singhiozzante di risultati e prestazioni. Ad essere onesti, il Bologna nelle ultime due vittorie ha indossato abiti simili a parecchie precedenti occasioni dall’epilogo più sconfortante.
Ha macinato un gran volume di gioco come ad esempio con Parma, Empoli ed Udinese (ma anche in Champions nei due match in terra inglese) riuscendo però a capitalizzare e centrando contestualmente il terzo e quarto clean sheet stagionale. Segnare reti ed evitare di subirne, in fin dei conti il calcio è un gioco semplice.
L’impronta di Italiano appare ormai evidente sulla squadra
Le trame e l’atteggiamento dei rossoblu iniziano a riflettere chiaramente i crismi del gioco di Vincenzo Italiano: sistematiche aggressioni e ri-aggressioni, accettazione di duelli uno contro uno e massima verticalità. Concetti che contemplano un certo grado di rischio, soprattutto difensivo. Un’uscita effettuata coi tempi sbagliati equivale a srotolare agli attaccanti avversari un tappeto rosso verso la porta. Occorre quindi massima attenzione e, possibilmente, una buona qualità degli interpreti.
Sul lato opposto del rettangolo di gioco ci si attende invece quello per cui tutta questa architettura viene costruita: occasioni da gol a grappoli. E fino ad oggi così è stato (discorso diverso è sfruttarle) ed anche l’altro postulato imprescindibile, il possesso palla dominante, è confortato anche dalle statistiche (il terzo in serie A dietro Juventus e Inter).
Ciò che manca rispetto allo scorso anno è un po’ di qualità e soprattutto personalità. Bene il rientro di Ferguson
Il dilemma sembra quindi scontato: cosa manca a questo Bologna per poter assomigliare a quello dello scorso anno?
Un periodo di rodaggio per il cambio di guida tecnica era ampiamente previsto, molto diverso il discorso relativo al mercato estivo. Una sessione sorprendentemente all’insegna dell’austerity, pieno zeppo di scommesse e sprovvisto di profili dal rendimento assicurato. Non è stato il trionfo dell’ambizione e, soprattutto, stupisce che a condurlo sia stata quella vecchie volpe di Sartori; un direttore sportivo del suo acume e della sua intelligenza può davvero aver sottovalutato l’importanza di assicurarsi qualche profilo con esperienza in Champions? Perché le tonnellate di personalità (oltre agli elevati tassi tecnici) di Calafiori, Zirkzee e Saelemaekers non hanno avuto un adeguato rimpiazzo?
Questa strategia ha l’aggravante della consapevolezza di due fattori impattanti sui primi mesi di gare: l’indispensabile rodaggio dovuto al cambio di allenatore e l’assenza di capitan Ferguson. Era prevedibile un avvio complicato, strano non essersi affidati a un gruppo più avvezzo a certi palcoscenici.
Classifica simile allo scorso campionato ma sensazioni un po’ differenti
Nonostante le acque agitate, il Bologna ha una rotta simile allo scorso campionato. Dopo 11 giornate i punti sono 3 in meno ma con una partita da recuperare col Milan. Ciò che invece è stato smarrita per strada è la percezione di potere che caratterizzava la squadra di Thiago Motta: in ogni momento di qualsiasi gara era vivida la sensazione che l’avversario potesse finire a brandelli. Magari evolverà nella stessa direzione anche la nuova creatura di Italiano ma al momento le basi sono un po’ argillose.
Aleggia in modo persistente un senso di precarietà, come se fossero gli avversari a poter colpire all’improvviso. C’è tempo per salire di livello, il tempo è galantuomo, e il rientro dopo oltre 6 mesi di capitan Ferguson può far quadrare più rapidamente il cerchio; di certo è un iniezione di carisma che tanto serve per il proseguo della stagione. Bentornato capitano, ci sei mancato.
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