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Gianfranco Civolani, il narratore instancabile: una Bologna impressa nelle sue parole (Più Stadio)

Dalla penna di Civolani, un legame profondo con Bologna che vive ancora: il Civ e il racconto di una città che contiene un’eredità.

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Premio Giornalistico “Gianfranco Civolani”
Premio Giornalistico “Gianfranco Civolani” (© Teatro Duse)

Alle prime luci dell’alba, il Civ – come ogni mattina – usciva di casa e osservava, forse con un pizzico di malinconia, le trasformazioni che pian piano cambiano la sua Bologna. Davanti al bar Pic Pac di piazza Azzarita, ora chiuso e silenzioso, manca quel piccolo tavolo su cui si aprivano i giornali del giorno e attorno a cui prendevano vita conversazioni improvvisate.

Che si parlasse di calcio, della città o semplicemente della vita, quel bar era il luogo dove gli incontri si trasformavano in storie. E forse, nel vedere quella serranda abbassata, il Civ si sarebbe trovato a riflettere, a esprimere con nostalgia quella sensazione di vuoto che lasciano le chiusure. Avrebbe scritto, come sempre, forse in un articolo, forse in uno dei suoi tanti libri, o persino sui muri della città che tanto amava.

Gianfranco Civolani: un maestro dello stile

Gianfranco Civolani, o semplicemente “il Civ” per chi lo conosceva, era un maestro dello scrivere e dell’intervistare, capace di andare oltre la superficie e di rivolgere domande insolite, come quel famoso “Salve, Dondolo. Salve, Civ…” con cui negli anni Sessanta sorprese Harald Nielsen. Era un innovatore, uno che sapeva rompere gli schemi e lasciare un’impronta duratura, un punto di riferimento per tutti coloro che avevano il privilegio di ascoltarlo e seguirne il lavoro.

I luoghi che hanno segnato una vita

Ogni luogo a Bologna aveva un significato speciale per lui: piazza Azzarita, punto di partenza dei suoi pensieri; il triangolo tra San Felice, Lame e Riva di Reno, dove altri come lui trovavano ispirazione; e soprattutto piazza Maggiore, la sua piazza preferita, dove ogni angolo custodiva un ricordo. Non era solo un cronista o un giornalista, ma un bolognese che si sentiva profondamente legato alla sua città. “Parto sempre per Bologna”, amava ripetere, come a dire che, non importa quanto si allontanasse, il suo cuore rimaneva lì.

Il Civ, dalle cronache sportive all’amore per il Bologna

La scrittura era arrivata per caso nella sua vita, grazie all’intuizione del dottor Santandrea della Farmacia del Corso, che gli propose di raccontare storie di calcio e boxe. Fu così che, rinunciando alla carriera in Giurisprudenza, il Civ si gettò nel mondo del giornalismo sportivo, portando la sua passione nelle pagine di Tuttosport e nel Corriere dello Sport-Stadio, dove, con il suo stile unico, diede colore e carattere alle cronache sportive. Fin dagli anni Cinquanta, la squadra del Bologna era al centro del suo racconto, non come un semplice argomento, ma come parte della sua vita.

E quando la radio e la televisione divennero i nuovi strumenti della comunicazione sportiva, Civolani divenne una presenza riconoscibile e rispettata anche lì. All’inizio, quel mondo fatto di telecamere e microfoni lo metteva quasi a disagio, ma col tempo si rivelò essere il suo ambiente naturale, quello in cui si destreggiava con spontaneità e ironia, regalando al pubblico frasi e battute diventate ormai celebri.

Un legame espresso fino all’ultimo

Dietro a quell’aria da burbero, il Civ nascondeva un amore sincero per la sua terra e per le persone. Non aveva bisogno di manifesti o proclami: il suo modo di esprimere il legame con Bologna era concreto e viscerale. Ha continuato a raccontare, ad analizzare, a vivere quella passione fino all’ultimo, con il rimpianto, forse, di non poter assistere al prossimo scudetto della sua squadra.

Il Civ, un’eredità vivente per Bologna

Oggi, basta leggere ciò che ha scritto, ascoltare le sue parole registrate, per risentire la sua voce unica e inconfondibile. Il Civ vive ancora, presente in ogni cronaca, in ogni storia che ha lasciato dietro di sé. Basta rileggere ciò che ci ha lasciato per capire che Gianfranco Civolani è ancora lì, nelle sue parole, in quella Bologna che tanto amava e che non smetterà mai di raccontare.

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