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We Are The Champions: la nuova formula è un successo?

La Champions è giunta a metà della nuova prima fase: i cambiamenti sono stati per il meglio oppure un’abile rimpasto della vecchia formula?

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Pallone della Champions League
Pallone della Champions League (© Depositphotos)

La Champions è giunta al giro di boa, e si possono fare le prime valutazioni del nuovo format del trofeo. Infatti, se avevamo imparato a conoscerlo sotto le classiche spoglie dei gironi da quattro, dove le prime due squadre arrivavano agli ottavi e la terza ai sedicesimi di Europa League, adesso tutto è differente. Anzitutto, la classifica è unica, comprendente tutte e 36 partecipanti. Poi, le prime otto accederanno agli ottavi, mentre dal nono al ventiquattresimo posto saranno i play-in, in forma di andata e ritorno, a decidere le sfidanti delle già qualificate.

La Champions della “lotta di classe”

Per capire meglio questa Coppa dei Campioni, facciamo un passo indietro. Prima, una squadra di quarta fascia sarebbe stata condannata a sfidare tre squadre di rango più elevato, aventi vita sempre più facile. Ad esempio, il Bayern di Monaco è rimasto imbattuto nella fase per ben 41 scontri consecutivi (record distrutto proprio quest’anno). Ora, però, con la possibilità di affrontare due squadre di ogni categoria, ma soprattutto otto posti a sedere agli ottavi su nove corazzate uscenti dalla prima urna, c’è più equilibrio. E la classifica parla di conseguenza. Al momento, accederebbero direttamente alla fase ad eliminazione diretta Aston Villa, Brest e Monaco dalla quarta fascia, oltre allo Sporting dalla terza. Più equilibrio e più colpi di scena, dato che il Lipsia, ottava forza della prima fascia, si trova addirittura al trentaduesimo posto.

Giovanni Fabbian (© Bologna FC 1909) nella partita di Champions League, Aston Villa vs Bologna.

Giovanni Fabbian (© Bologna calcio FC 1909) nella partita di Champions League, Aston Villa vs Bologna.

Ancora più partite

Se è vero che questa incertezza può far piacere agli spettatori, partecipi di risultati insoliti, come l’impresa del Lille (prossima avversaria del Bologna) sul Real Madrid, d’altro canto il numero di incontri sale. I più fortunati ne giocheranno otto, ma ben 16 società prenderanno parte a dieci partite solamente per accedere agli ottavi. Questo modello, sempre più simile a un’Eurolega cestistica, porta all’impiego di diversi calciatori, specialmente per le squadre meno blasonate, ogni tre giorni. E spesso, ciò avviene in aree diverse d’Europa. La stanchezza si fa sentire, e negli ultimi anni sono stati diversi i calciatori a far suonare un campanello d’allarme. Non è bastato, perché il “Modello SuperLega” tanto discusso e criticato dalla UEFA alla fine è stato un evidente ispirazione dell’idea della Coppa dei Campioni.

Stop alla rivoluzione?

Dunque, pur mancando ancora tanto al verdetto finale, che potrà essere oggetto di discussione a fine gennaio, si può considerare questa nuova edizione della Champions una valida novità. Il timore che ci si stia muovendo verso un Campionato, però, non può essere ignorato. I giocatori sono uomini, ed hanno diritto ad una soglia di riposo che già è in calo. Anche perché, giocando ogni tre giorni, le partite diventerebbero meno spettacolari, a causa dei titolari, esausti da altri impegni.  Il no alla SuperLega è stato una mossa ben ponderata e giustificata, ma trasformare ulteriormente la coppa storica del calcio europeo sarebbe contraddittorio verso gli argomenti portati da Ceferin a tutela del calcio.

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