Fortitudo Bologna
Hic Sunt Leones – Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare
Hic Sunt Leones – Vento e tempesta in casa Fortitudo: dimissioni di Stefano Tedeschi, mentre la squadra si prepara alla sfida a Cividale
Hic Sunt Leones? – Parliamone. Probabilmente, non staremmo parlando di dimissioni, possibili esoneri, crisi e quant’altro se non fosse stato fischiato quel maledetto tiro da 3 una domenica fa. O, forse, se non ci fosse stato quel fallo all’ultimo secondo che ha regalato i liberi della vittoria a Rieti. O se in quel benedetto minuto finale a Nardò, ci fosse stato quel briciolo di lucidità in più che avrebbe potuto chiudere definitivamente l’incontro. No, nel calderone delle occasioni perse non rientra la partita contro Cantù di due giorni fa. Quella si ascrive agli scempi, come ha detto Stefano Tedeschi giusto ieri.
Dire che le ultime uscite della Fortitudo sono state il motivo di questa crisi sarebbe riduttivo. Dei problemi di questa Effe, sulla carta molto più forte rispetto a quella dello scorso anno, si vedono dal primo minuto di questo campionato. Se c’è una cosa che ci sta insegnando l’era Cagnardi (al capolinea?), è che coi se e con i ma non si fanno le stagioni.
Certo, infiliamo nella pratica tutte le scusanti che vogliamo, a partire dall’assenza (nota da giugno) di Aradori (ma rimpianto dal coach nell’ultima conferenza stampa di Cagnardi), l’operazione di Panni a inizio anno (ma di mesi ne sono passati già 2), la fatica nello “smaltire” la trionfale due giorni di SuperCoppa (oggi lontanissima), la tegola Sabatini, l’assenza di lunghi sul mercato, Freeman che non può fare tutto da solo, Bologna-Liverpool, l’alluvione, restare senza benzina, una gomma a terra, non avere i soldi per prendere il taxi, le cavallette, eccetera, eccetera, eccetera. La verità è che quest’anno il campionato è equilibrato, di alto livello, e la Fortitudo non si sta rivelando all’altezza. Punto.
Le dimissioni di Stefano Tedeschi
E allora, vien da dire, a chi addossare la responsabilità di una partenza così deludente? Puntare il dito non sempre è la scelta giusta, ma in questo caso, forse, potrebbe districare una matassa che alla lunga rischia di essere tagliata. Stefano Tedeschi, probabilmente l’ultimo che dovrebbe dimettersi in quanto a professionalità e attaccamento nei confronti di questi benedetti colori, è stato sufficientemente chiaro nella nota di ieri: lo «scempio di Desio» necessitava che almeno qualcuno facesse un passo indietro. Nessuno ha alzato bandiera bianca, per cui a farlo è stato chi la faccia l’ha sempre messa per la sua Effe: Stefano Tedeschi. Hic sunt leones è il riferimento più adatto all’ormai ex presidente Fortitudo, che secondo chi scrive incarna tutto quello che vuol dire amare l’Aquila.
Discorso allenatore: che si fa?
Resta il dubbio su chi prenderà il posto di chi ha dato, nella giornata di ieri, le proprie dimissioni, nonostante il popolo al momento chieda a gran voce che le recenti decisioni vengano ritrattate. Tedeschi è il cuore della Fortitudo, e la Fortitudo si merita Tedeschi. Ma mentre ai piani alti si parla in merito a chi sarà il successore, si dovrà anche andare a capire cosa succederà alla panchina. Notizie in merito a un addio spontaneo di Cagnardi, a oggi, non ne sono ancora arrivate.
Ma Cagnardi merita ulteriore fiducia dopo questo? Per chi scrive, no. Come ha giustamente sottolineato Tedeschi nella nota di ieri, «perdere di 30 punti ci sta, ma non così». E soprattutto analizzando le scelte nei minutaggi che sono state fatte un paio di giorni fa dal coach biancoblù. Vedere Fantinelli in campo per 35′, con la partita abbondantemente persa dopo un tempo, farebbe venire più di un dubbio a chiunque. Discorso analogo per Freeman: il lungo a stelle e strisce è tra i pochi, realmente, a fare la differenza in campo, vero ago della bilancia insieme al sopracitato capitano (per dire, 22+9 rimbalzi nella disfatta canturina). Eppure, parole di rimprovero nel corso della conferenza stampa postpartita sono arrivate proprio a lui, cose come «deve gestire meglio i falli perché senza di lui non possiamo giocare». Insomma, lo scaricabarile non funziona quasi mai, men che meno con chi il sangue lo butta davvero.
Hic sunt leones, ma bisogna dimostrarlo
Che dire di più? Senza voler andare a spendere troppe parole su chi palleggia (e spesso e volentieri passeggia) sul parquet, fino a questo momento baracca e burattini sono in mano a Fantinelli e Freeman, troppo pochi per riuscire a trainare una carretta che sta perdendo viti e bulloni dalle ruote. Per il resto, si sono viste fiammate sparse da alcuni, anonimia e poco più da altri.
Domani si gioca contro Cividale, un’altra di quelle che sarebbe difficile affrontare in fiducia, figuriamoci con una crisi sul groppone e un -30 da digerire in tre giorni. Così fece Torino una settimana fa, con la differenza che sulla panchina piemontese c’è un certo Matteo Boniciolli. Ma i miracoli, sia in positivo che in negativo, sono all’ordine del giorno in casa Fortitudo. E finché la squadra sarà in mano a Cagnardi, è bene sperare nelle sue scelte che, chissà, potrebbero rivelarsi anche giuste. D’altronde, la Trieste ’23-’24 insegna. Propongo quindi una modifica nel titolo: hic sunt leones, ma bisogna dimostrarlo. Oggi (e domani) più che mai. Ed è bene non aggiungere altro.
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