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We Are The Champions: il Brest delle meraviglie

Alla seconda puntata di “We Are The Champions” analizziamo le ragioni dei successi del Brest, sorpresa della prima parte di stagione

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Brest, Champions League
Brest, Champions League (Fonte immagine: 1000 Cuori Rossoblù)

In questo inizio di stagione, che tutti i tifosi rossoblu stanno guardando con orgoglio, vista la Champions da affrontare, c’è un’altra squadra di quarta fascia che sta stupendo tutti. Il Brest, società tutt’altro che blasonata, sta emergendo con vigore negli ultimi anni da un campionato troppo spesso ignorato a causa del dominio parigino, ed ora i frutti si stanno vedendo.

La storia del Brest

Lo Stade Brestois non vanta grandi trofei o campioni di calibro internazionale. La storia dei Pirati è infatti segnata da un susseguirsi di promozioni e retrocessioni tra le serie inferiori francesi, fino al 2004. Anno in cui, grazie al giovane Ribery, approdarono in Ligue 2 a più di dieci anni dall’ultima apparizione. Sei stagioni dopo, il ritorno nella prima serie. Peraltro, per la prima volta dopo la retrocessione d’ufficio del 1991-1992, a causa di problemi finanziari. Promozione che ha resistito, ad ogni modo, fino al 2013, in cui il ritorno nella seconda lega francese sembrava l’inizio del nuovo incubo. Nulla di più sbagliato, perché dal ritorno al vertice del 2019, la squadra ha mantenuto la metà della classifica fino allo scorso anno. In cui c’è stata un’esplosione totale che li ha portati al terzo posto e in Champions, dove ora stazionano tra le prime squadre della lista.

Champions League, verso Bologna-Monaco

Champions League (©Bologna FC 1909)

Champions o campionato: l’eterno dilemma

La Coppa dei Campioni sta togliendo forze al Brest in campionato, dove attualmente è dodicesimo. Ma concentrarsi sul cammino europeo sta dando i suoi frutti, come stiamo tutti vedendo. Chiaramente la scelta è d’obbligo, perché una squadra come quella di Roy non ha delle seconde linee capaci di reggere il passo. Ma è perfettamente normale, come ha capito anche il Bologna stesso, stabilire delle priorità. 

Un mercato mirato

Una squadra che non ha mai speso più di 5 milioni sul mercato chiaramente non può aver ottenuto la qualificazione europea da fumate di mercato su profili altisonanti. Infatti, dal ritorno in massima serie del 2020, la strategia dirigenziale ha preso forma. Oltre a capitan Chardonnet e Magnetti, infatti, tutti i ragazzi di Roy sono arrivati in squadra dopo il nuovo decennio.

Nella stagione in cui servivano conferme, la mossa più abile è stata la chiusura di Honorat a 5 milioni, prezzo record storico del cartellino. Sfruttando la crisi del Saint-Etienne, nonostante la finale di Coppa di Francia, la società della Britannia ha guadagnato così una futura plusvalenza coi fiocchi, quando l’esterno ha raggiunto il Gladbach.

Ma soprattutto, non smantellare la squadra dopo aver perso la sua guida, Diallo (12 milioni, al Southampton), è stata la mossa vincente. Tanti piccoli innesti, anche in prestito, di giovani come Le Douaron e Fadiga hanno portato ottimi risultati.

Lo stesso discorso vale per la stagione successiva, quando, dopo due cessioni da 27 milioni complessivi (Perraud e Faivre), il riscatto è arrivato tramite i prestiti, tra cui Agoume e Satriano dall’Inter. E soprattutto grazie a ragazzi di esperienza, come Bizot (1 milione all’AZ) e Uronen, oltre all’asse col Rennes per Del Castillo e Brassier, ora al Marsiglia. In sintesi, spendendo al massimo 1,7 milioni, la squadra si è fatta un’ossatura precisa.

Sfruttando prestiti e parametri zero, oltre a giocatori di qualità ed esperienza dal basso valore di mercato, l’identità dei Pirati si è dunque formata, con altre due sessioni di mercato “fotocopia” in entrata. E i risultati si sono visti, perché giocatori come Honorat, il mediano Camara e il talentuoso Brassier hanno aumentato il loro valore almeno del 300% in appena due anni.

Roy: un non-allenatore alla guida del Brest

Ma la storia più curiosa di questi eroi inattesi è quella dell’allenatore. Eric Roy, ex calciatore anche del Rayo Vallecano, aveva allenato solamente per un anno il Nizza, nel 2010-2011. Poi, il suo nome era misteriosamente scomparso dai radar delle panchine. Il cambio di vita dell’ex difensore lo aveva infatti portato ad assumere ruoli dirigenziali, tra Lens e Watford. Questo fino al 2023, quando un capolavoro dall’alto dei cieli di Francia lo ha rimesso in gioco, e che gioco! In meno di due anni ha infatti portato una squadra in lotta per la salvezza verso la Champions, capovolgendo letteralmente la classifica.

Continua a gioire, oggi, la squadra francese, simbolo di una Brest portuale, di lavoratori. E lo fa con un 4-3-3 intenso, dal pressing quasi morboso e dall’elevato tasso di contrasti. Insomma, la squadra è fisica, con delle rigide gerarchie, e sembra il quadro della sua cittadina. Che ora rappresenta il teatro dei sogni, perché anche un allenatore “scomparso”, come nei film più belli, può fare la differenza.

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