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Orsolini: «Bologna, serviva tempo, ora siamo più quadrati. Sulla Nazionale…»

A tutto Riccardo Orsolini: le parole del numero 7 sul suo Bologna, su quello che è stato e che succederà, e anche sulla nazionale

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Riccardo Orsolini (© Bologna FC 1909)
Riccardo Orsolini (© Bologna FC 1909)

Miglior marcatore del Bologna, ancora. Anzi, no. Non ancora, perché dei tanti pregi (come dei difetti) di Riccardo Orsolini, ci ricordiamo delle “pause” a inizio stagione, per quanto riguarda i gol. Anche in questa c’è stato un momento di flessione, che però sempre già essere terminato: quattro gol nelle ultime quattro in campionato. “È tornato Orsonaldo”.

Rimasto a Casteldebole per proseguire il lavoro con Vincenzo Italiano per il suo Bologna, il numero 7 Rossoblù si è raccontato in un’intervista a Matteo Dalle Vite, per La Gazzetta dello Sport: il periodo suo e del Bologna, uno sguardo al passato e uno al futuro, anche a tinte Azzurre.

Orsolini: «Il Bologna sta tornando»

Inizia subito con uno sguardo alla fine della scorsa, storica stagione, l’intervista a uno dei simboli del Bologna, Riccardo Orsolini. Era la sera del 12 maggio: dopo sessant’anni, il Bologna tornava in Champions League. Tra i più scatenati, uno che di Bologna ci è diventato, in ben sei anni. «Non so se avete capito ma siamo in Champions», diceva Riccardo, in giro per la città avvolto da un’orda di tifosi ancora increduli per quello che stavano vivendo.

«Non so se avete capito ma… il Bologna sta tornando», ribadisce oggi, a distanza di sei mesi. «Lo dico dai tempi del ritiro: allenatore nuovo, concetti simili ma da fare diversa-mente, serviva tempo. Stiamo tornando perché oggi siamo più quadrati. Sicuri. E in fondo, a parte il periodo di pareggite acuta, abbiamo perso una gara, solo una: col Napoli..».

Riccardo è uno di quei ragazzi in cui noti la gioia nel giocare a calcio, che quasi non la vede come una professione. È un uomo squadra, e di questo gruppo è uno dei pilastri. Proprio questo gruppo è il segreto anche di questa risalita, dopo un periodo difficile nelle scorse settimane: «Lo spirito. La gioia di stare insieme. L’amicizia, il sorriso. Ci divertiamo a giocare insieme».

È l’effetto di Bologna e del Bologna, luogo in cui Orsolini è diventato il giocatore e la persona che tutti conosciamo, e su cui non ha mai dubitato: «Una volta ero vicino al Siviglia, ma niente. lo qui sono amato e amo Bologna, sto bene, lavoro bene, sono tifoso e vivo bene. E allora dico: che se devo andarmene e perché mi svolta la vita non per complicarmela».

La fascia da capitano e i nuovi arrivi a Bologna: a tutto Orsolini

Se lui di Bologna è diventato uno dei simboli, calcisticamente parlando, ci ha fatto caso proprio il suo nuovo tecnico, da qualche mese a questa parte: Vincenzo Italiano. Proprio il mister dei Rossoblù nei primi impegni stagionali, vista l’assenza di Lewis Ferguson e con Lorenzo De Silvestri in panchina, ha fatto cadere la fascia di capitano al braccio di Riccardo Orsolini.

Oneri e onori, quindi, per lui che qui è cresciuto tantissimo negli ultimi anni. Fascia, però, che poi è girata, ma nessun problema per lui: «L’ho avuta all’inizio ma non la ritengo, come succedeva una volta, di vitale importanza. Il significato non è più di leader, a mio parere, oppure si ma è giusto che giri fra altre braccia, perché tutti possiamo esserlo. Come l’essere “bandiera”: con questo termine si pensa a Maldini, Totti, Del Piero e pochi altri. La bandiera non c’è più, quelli di una volta avevano altri spessori. Per esempio, io non ho mai baciato lo stemma della maglia. Mai. Perché se poi vado via prendi in giro la gente due volte. E di andar via non ne ho proprio voglia».

Riccardo Orsolini (© Bologna FC 1909)

Riccardo Orsolini (© Bologna FC 1909)

Non ne ha voglia e, come si nota dalle prime parole dell’intervista, la sua fiducia in questo Bologna è a mille. Anche per i nuovi innesti, che secondo Orsolini potranno dare un grande contributo al Bologna: «I ragazzi arrivati col mercato presto saranno una potenzialità forte da poter sfruttare. Jesper si è sbloccato, adesso aspettiamo Thijs, se lo merita: speriamo non a metta un anno e mezzo come Karlsson…». Umore alto e sorrisi, quelli che lo hanno visto protagonista delle ultime sue esultanze: «Ho esultato con la faccia da joker, allargando forzatamente il sorriso, perché vedevo troppi volti scuri. E fatti una risata va, che tutto viene meglio».

Uno sguardo al passato e uno al futuro: Bologna e le sue guide

Parlavamo di sorrisi, appunto. Quelli mostrati anche con Vincenzo Italiano in un paio di esultanze dopo i gol, una in particolare in cui il numero 7 travolge letteralmente il suo mister: «“Vedi, ce l’abbiamo fatta, oppure “Ne siamo usciti insieme”. Italiano è un tecnico schietto, verace. lo e lui abbiamo parlato molto, mi ha trasmesso la concezione che si ha di me al di fuori da Bologna, la forza che magari a volte non percepisco. Mi ha dato una consapevolezza diversa, mi sento anche più importante per il gruppo, speciale. Per dire, la gara contro il Lecce l’ha vinta lui, non io. Non avevo fatto una grande partita, poteva togliermi giusto? Ecco, non l’ha fatto ed è stata la mossa che ci ha fatto vincere». E sui paragoni con i tecnici che Riccardo ha avuto sotto le Due Torri: «Con Sinisa ho anche litigato: mi ha forgiato facendomi capire di poter stare in Serie A. Motta mi ha plasmato e adesso con Italiano spero di diventare una certezza, un punto di riferimento»·

Riccardo Orsolini abbraccia Vincenzo Italiano dopo il gol in Bologna-Udinese (© Damiano Fiorentini)

(© Damiano Fiorentini)

Cosa attende il Bologna? Per Orsolini questa annata è importante per tanto di quello che è successo in passato, e anche l’Europa ha un significato particolare: «Questa annata è il premio per tutta la m… che ci siamo mangiati in passato, è un premio per la piazza, il club, per chi ci lavora, i tifosi, noi. Voglio che, si vinca o si perda e sempre dopo aver dato tutto, noi e la gente che ci segue a fine partita ci si veda sempre sotto la curva per applaudirci a vicenda. Comunque vada, va presa con il sorriso. In Champions stiamo dando il sangue, impariamo momenti e ritmi diversi. Se l’anno scorso sognavamo di farla, beh, ora ce la godiamo e sfoghiamo gli insegnamenti appresi in A, perché è li che ti devi riprendere l’Europa. E la vogliamo tenere. Cosa ci manca? Una vittoria: ci darebbe carica, consapevolezza e sorrisi».

La Nazionale: Orsolini e la sua “fase Zen”

Sorrisi, appunto. Una parola che Riccardo continua a ripetere e che un po’ lo rappresenta. Quel sorriso, però, lo aveva comprensibilmente perso quest’estate, quando è stato molto vicino a giocarsi l’Europeo con l’Italia. Quell’Italia che vuole riconquistarsi: «Ho già detto che a noi ali il nuovo modulo di Spalletti ci penalizza un po’. Non dovete chiederlo a me il perché non arriva l’Italia. lo ci punto, sempre. E un obiettivo, non un cruccio. Ho raggiunto una Fase Zen: dopo l’Europeo ho detto che mai più soffrirò per una delusione calcistica. Prima stavo male». Quel sorriso che, per inciso (se non l’avete capito…), a Orsolini da il suo Bologna: «Cercherò sempre di non perderlo. Mai. Tutto quello che ho è un privilegio, i problemi nella vita sono altri; noi calciatori viviamo in una bolla e so quanti sacrifici sono stati fatti, miei e della mia famiglia, possibilità e privazioni. Quindi, sorrido».

Fonte – Matteo Dalla Vite, La Gazzetta dello Sport

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