Bologna FC
Intervista a Marco Ballotta – 21 ago
LA PASSIONE NON HA ETA’ – MARCO BALLOTTA
C’è chi non ascolta chiacchiere come “non hai più l’età per fare certe cose”, c’è chi ha trovato il proprio posto nel mondo, in cui sentirsi sempre felice e completo, e c’è chi non abbandonerà mai la propria passione. Infine c’è chi ha vissuto storie, emozioni e vinto trofei ma ha sempre tenuto i piedi ben a terra.. se non per volare da un palo all’altro. Bisogna avere qualcosa di speciale dentro per diventare una leggenda, e quel qualcosa lo possiamo trovare in Marco Ballotta.
Lei ha alle spalle circa 30 anni di intensa e soddisfacente carriera. Quale squadra le è rimasta particolarmente nel cuore?
Ho girato una decina di squadre, ma quelle che mi sono rimasse più impresse sono due o tre: indubbiamente la Lazio, con cui ho passato 6 anni davvero importanti caratterizzati da vari successi e anche Modena, squadra in cui sono cresciuto molto. Ma in realtà mi hanno lasciato tutte qualcosa nel cuore, difatti io tifo un po’ tutte le squadre in cui ho giocato.
Essendo originario di Bologna, perché non ci ha mai giocato più di tanto?
Quando arrivò Corioni a Bologna, i vari prestiti che erano in giro vennero lasciati perdere, ed io ero di proprietà rossoblu ma in prestito al Modena. Quindi fui costretto a continuare lì la mia carriera.
Ha avuto anche l’occasione di lavorare con l’attuale mister rossoblu, Delio Rossi. Che tipo di allenatore è? E come valuta il lavoro che sta facendo con i rossoblu?
Si, ho avuto l’onore di lavorare con lui per ben tre anni. E’ un allenatore molto preparato, è una persona che quando si prefissa un obbiettivo ce la metta proprio tutta per raggiungerlo, ne abbiamo avuto prova con la promozione in massima seria del Bologna. Per lavorare bene serve anche una squadra ben attrezzata, e quest’anno i rossoblu si stanno formando pian piano. Andrà bene.
Cosa ne pensa del Calciomercato condotta da Corvino?
Questo calciomercato devo ancora finire, però non lo valuto assolutamente in maniera negativa. Mancherebbero giusto una o due pedine in più con esperienza su cui la squadra possa sempre contare.
Secondo lei, a che campionato può ambire il Bologna?
Direi che può puntare ad una salvezza tranquilla. E’ il primo anno di serie A, bisogna volare basso. Poi pian piano si vedrà strada facendo a quale obbiettivo si potrà arrivare in futuro. Indubbiamente è un campionato difficile, nuovo per tanti quindi per il momento mi sento di non spingermi oltre.
Durante la sua carriera, ha avuto modo di stabilire numerosi e invidiabili record assoluti. Quali dei tanti sono più significativi?
Senza alcun dubbio, la mia longevità è il record che più mi fa piacere. Giocare in Serie A fino a 44 anni è stata una grande soddisfazione, sono stato anche molto fortunato perché non è facile non avere infortuni. Poi chiaramente ci devi mettere anche del tuo, perché nel calcio nessuno ti regala niente. Anche 9 gol subiti in 34 partite mi fanno onore di sicuro, ma, come dico sempre, avrei potuto fare di meglio perché abbiamo presi questi unici gol praticalmente in 4 match. Di conseguenza per circa 30 partite non ne ho subiti. Ad ogni modo sono felice della mia carriera, record o non record.
Lei non ha sempre vestito il ruolo di portiere, per un certo periodo della sua vita decise di appendere i guantoni al muro e di reinventarsi attaccante segnando addirittura 24 reti nella prima stagione da bomber. Conoscendo bene entrambi i compiti, che caratteristiche non devono mancare a questi ruoli?
Adesso i portieri giocano in maniera un po’ diversa. Secondo me il portiere è il primo attaccante, perché è colui che rilancia per primo un’azione offensiva, quindi ci vuole una persona abile che capisca quali sono le situazioni ideali per far ripartire la propria squadra in contropiede. Invece, ormai gli attaccanti di una volta non esistono quasi più.
Dopo la sua esperienza da centravanti fece anche qualche ritorno tra i pali. Questa sua versatilità lo aiutò ad anticipare e a capire meglio le azioni degli avversari?
Beh, sono tornato tra i pali a circa 48 anni, quindi la mia esperienza me l’ero già costruita. Però, giocando anche da attaccante, mi è stato più semplice dedurre le mosse del portiere con il quale mi dovevo imbattere.
Come se non bastasse, ora ha anche intrapreso il compito di allenatore. Però si dice che lei sia un allenatore un po’ speciale, perché ogni tanto scende in campo con la sua squadra. E’ proprio vero che non riesce a staccarsi dal campo di calcio?
All’età di 51 anni ho giocato l’anno scorso in eccellenza per una ventina di partite con la mia squadra, il Castelvetro. Perché purtroppo questi giovani non hanno più la passione che ardeva un tempo, noi avevamo qualche obbiettivo importante da raggiungere e mi è stato chiesto di tornare tra i pali. Gli ho inculcato un po di esperienza. Non so dire “No” al calcio.
La sua forza fisica, ma più che altro d’animo, è strabiliante. Che segreti ha?
Solo passione. Per ottenere bisogna lottare. Non ci si può aspettare di avere tutto pronto e servito.
Siccome è una persona legata sia a Bologna che alla Lazio, mi farebbe un pronostico a freddo?
Il primo match di campionato è sempre un po’ particolare. Bisogna aspettarsi di tutto e non bisogna fare un dramma in caso di esito negativo. Sono sicuramente punti importanti, ma che ancora non fanno testo. Io vedo un 1-2, però spero comunque in un buon pareggio!
Foto: laziopolis.it
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