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Dedicato ad Harald Nielsen: Il ricordo di Fogli e Janich – 12 ago

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(foto:Il Resto del Carlino) Harald Nielsen se ne è andato questa notte. 104 reti in maglia rossoblu dal 1961 al 1967, la classifica cannonieri vinta per due anni di seguito (nel 1963 e nel 1964 con 19 e 21 reti) e un apporto decisivo per lo scudetto. Fu lui a segnare uno dei due goal nello spareggio con l’Inter all’Olimpico. Un grande uomo prima che un grande giocatore e noi abbiamo chiesto a chi lo ha conosciuto, a chi ha giocato con lui, a chi con lui ha stretto un rapporto di amicizia quasi fraterno, di darci un ricordo di “Dondolo”, questo il suo soprannome. Era impossibile non voler bene ad una persona come Harald ed era impossibile non amare il Nielsen giocatore quando scendeva sul terreno da gioco. Ecco il ricordo di Fogli e Janich.

Romano Fogli: “Una persona umile e straordinaria. E quello spareggio a Roma..”

Fa fatica a parlare Romano Fogli quando lo raggiungiamo telefonicamente. Appare commosso a più riprese,  troppo forte il legame con Nielsen, un legame cresciuto dentro il campo e poi mantenuto anche fuori. I due erano grandi amici e Fogli lo ricorda così: Ripenso al fatto che eravamo insieme qualche tempo fa con le nostri mogli, si rideva e si scherzava. Sapevo fosse malato e sentendo la moglie una volta mi disse ‘Romano, tra poco va a trovare Giacomo in paradiso”; ci rimasi di stucco. Questa mattina sono andato a trovare un amico a Talamone, Giovanni Trapattoni, e l’ho saputo proprio mentre ero con lui in casa sua. Ci è rimasto male anche lui perché lo conosceva e perché era dei tempi nostri. Harald era un uomo di una educazione incredibile e una persona fantastica. Ha vissuto un anno dove abitavo, vicino allo stadio a Bologna, quando era ancora scapolo, viveva lì con la sorella e i genitori. Lo invitavo spesso a pranzo a casa mia, era una persona squisita e un giocatore incredibile. Vincere la classifica cannonieri per due volte di seguito non è facile. Ricordo lo spareggio, ricordo la nostra grande intesa in campo e tutte le volte in cui gli fornivo gli assist che lui puntualmente trasformava in goal. All’Olimpico fece il secondo goal proprio su un mio passaggio. Sono ricordi meravigliosi, ma il dolore per la scomparsa di un amico è davvero tanto e faccio fatica a parlarne. Era amico di tutti, non si è mai montato la testa e ha sempre mantenuto una grande umiltà: Bologna lo ha amato anche per questo”.

 

Francesco Janich: “Con lui non frequentavi mai la tristezza”

Commosso anche Janich che ha ricordato così il suo amico: “Harald era una persona serena, semplice, dotato di grande intelligenza e sensibilità. Avevamo una buona sintonia enogastronomica e infatti quando andavamo a giocare all’estero eravamo sempre nei migliori ristoranti a passare la serata dopo la partita. Ha avuto la “sfortuna” che il suo primo “insegnante” di italiano sono stato proprio io: gli avevo suggerito di prendere un quaderno e una matita e quando andavamo a camminare insieme gli dicevo i nomi delle cose in italiano e lui se le appuntava. Poi non so se le ripeteva in casa o no(ride, ndr). Poco fa sono uscito sul terrazzo di casa e mi son trovato davanti  uno scudetto del Bologna con sotto scritto ‘Rudi e Harald ‘61’, vuol dire che si era sposato in quell’anno lì ed è da allora che lo conosco. Per far capire le sue qualità cito un avvenimento che può sembra banale, ma non lo è: a Copenaghen c’erano due squadre, lui quando rientrò in Danimarca ha fuso le due squadre e ha creato l’Fc Copenaghen. Questo dimostra la sua forza caratteriale e il suo spirito, caratteristiche che  denotano anche la serenità e la semplicità di Harald. L’ho sentito pochi giorni fa, ero in macchina con Fogli, ma faceva già fatica a parlare e adesso non c’è più. Parlai con il figlio, persona meravigliosa alla pari del padre, e mi disse ‘Sai Franco ho paura che sia Giacomo che lo cerca, che ne ha bisogno’. Con Harald parlavo spesso, si rideva e si scherzava, era una persona sempre allegra, stando con lui non frequentavi mai la tristezza. Per quanto riguarda le qualità del giocatore, tra lui ed Helmut Haller c’era una grande differenza. Il secondo era più giocoliere, mentre Harald era più pratico. Uno faceva i goal e l’altro inventava giocate, erano due caratteri diversi, ma due giocatori di grandissima qualità. Harald era un tipo intraprendente, aveva rivelato una fabbrica di prefabbricati, poi l’aveva venduta con degli ottimi introiti e l’aveva ricomprata nuovamente. Sono del parere che quando uno ha avuto tanto prima o poi una penale devi pagarla: ho avuto la fortuna di conoscerlo e ora pago le penale che non c’è l’ho più. Sono felice di aver vissuto insieme a lui  un po’ di anni, rimangono dei meravigliosi ricordi con una persona straordinaria”.

Ciao Harald!

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