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Tutto calcio che Cola #47: Buon viaggio a Ibson, bandolero tristo – 24 feb

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A raccontarla così, più che quello che sarebbe stato il triste epilogo della scorsa stagione rossoblù, sembrerebbe una barzelletta: ci sono un italiano, uno svedese e un brasiliano.

Il primo, Alessandro Diamanti, è il capitano della squadra e il suo miglior giocatore: a mercato chiuso, con i tifosi che stanno per tirare il classico sospiro di sollievo, ecco il colpo che non ti aspetti. Diamanti va in Cina, si dirà che sia stato lui a volerlo ma insomma, le cessioni si fanno in due. I soldi – si dice – comunque serviranno per pagare gli stipendi. Falso, come dimostra il punto di penalizzazione appena arrivato. Ok, ma anche senza Diamanti ci salveremo. Falso anche quello, è storia.

Detto dell’italiano, eccoci allo svedese e al brasiliano: lo svedese è Erik Friberg, oltre che in patria ha un’esperienza non significativa in America ed è un po’ quel che è. Serio professionista, per carità: ci mette impegno, corre e si sbatte, ma i piedi sono quelli che sono. Eppure, nella sua mediocrità, qualche presenza la spunterà in una squadra senza né capo né coda che scivola ogni domenica più inesorabilmente verso la Serie B.

Il brasiliano sarebbe quello che fa sognare. Non solo in quanto brasiliano, credenziale che da anni ormai non basta più neanche al più disperato dei tifosi. Però insomma, il nome sarebbe anche rispettabile: Ibson Barreto da Silva, per tutti semplicemente Ibson, fantasista trentenne che da giovane è stato una stella del Flamengo – la squadra più amata del Brasile, nel ruolo che fu di Zico, per dire – e che ha poi giocato quattro stagioni al Porto. Certo, che dopo l’esperienza con i Dragões non abbia più convinto, finendo tristemente nel gelo russo e poi in vari prestiti in patria, non insospettisce: vuoi che il Bologna, nelle condizioni in cui è, possa guardare il capello?

L’esperienza di Ibson al Bologna comincia male e finirà peggio: arriva in città e non trova clamorosamente nessuno in città ad accoglierlo, mentre negli stessi giorni i tifosi rossoblù scoprono sul web che i loro corrispettivi del Cortinthians ringraziano l’Italia e proprio il Bologna per essersi presi Ibson. Qualcosa non torna? Già. Ibson è inguardabile, assolutamente fuori forma, gioca una decina di gare senza farne mai una intera e senza incidere minimamente: nessun gol, nessun assist, appena due ammonizioni. Una meteora, che scompare nel buco nero in cui una squadra ormai senz’anima finisce per portare anche chi si sbatte, figuriamoci chi con indolenza sta ad aspettare che gli arrivi un pallone giusto per inventare qualcosa che o non riesce o non viene capito.

Non è solo colpa di Ibson, chiaro. Ma nella mente dei tifosi ormai è lui quello che ha sostituito Diamanti, e lui più di tutti il simbolo – in campo – della retrocessione, anche se in tanti forse se lo meriterebbero di più di questo fantasista comunque lento e spaesato, sempre alla ricerca della giocata strappa-applausi e che invece fa imbestialire i tifosi per l’indolenza di cui quasi si vanta. Chiaro che tentarne il rilancio in B è impossibile, anche perché lui stesso non mostra apertura da questo punto di vista. Meglio un prestito, ancora in Brasile: a metà agosto saluta tutti e se ne va allo Sport Recife, che di opportunità gliene concede diverse ma che non viene evidentemente impressionato abbastanza per riscattarlo. Ed ecco che a inizio gennaio Ibson è ancora a Bologna, e chissà se stavolta qualcuno va ad attenderlo: improbabile, ormai conosce la città, che invece non conosce lui, se l’è scordato. Sono arrivati gli americani, il Bologna veleggia verso la Serie A, e guarda caso lo fa senza Ibson. C’è un progetto adesso, ci sono i soldi, abbastanza per risolvere finalmente il suo contratto. Notizia di una settimana fa del resto: Ibson ha risolto il suo contratto con il Bologna, ma non ha smesso di credere in se stesso, tentando l’ennesimo rilancio professionale.

Lo aspetta l’America, il freddo Minnesota, dove ha firmato per il Minnesota United, una delle migliori franchigie della NASL, una sorta di Serie B – senza promozioni e retrocessioni – d’America. Il sito del club lo presenta in pompa magna, e ancor meglio va con altri siti calcistici, che parlano di lui come di una “leggenda del Porto”. A Bologna ricordiamo tutt’altro ma tant’è: boa viagem Ibson, bandolero tristo. Sicuramente andrà meglio che in rossoblù. Probabilmente, per cominciare, non verrai dimenticato in aeroporto.

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