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L’altro spogliatoio – La storia: Enrico Sanazzari, “l’Asso di Picche”, e la storia della Virtus Entella -22 gen

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Agli occhi di un tifoso di calcio superficiale, la Virtus Entella potrà sembrare una squadra come tante altre, piccola e modesta, dalla scarsa tradizione. Del resto la formazione guidata con mano sapiente dall’ex-calciatore dilettante e impiegato di banca Luca Prina solo la scorsa stagione ha conosciuto per la prima volta nella sua storia l’orgoglio di giocare in Serie B.
L’Entella è arrivata in cadetteria esattamente un secolo dopo la sua fondazione, avvenuta nel 1914 per volere di alcuni abitanti di Chiavari guidati da Enrico Sannazzari. Egli era uno dei numerosi migranti che dalla cittadina ligure si spostarono in Sudamerica all’inizio del ‘900, e proprio in Argentina, dove erano sbarcati i genitori, aveva scoperto il calcio, ai tempi ancora pionieristico nella terra del tango. Egli fu il primo capitano e leader del club, a lui fu intestata la tessera di “socio numero uno” della neonata società e fu lui a trascinare l’Entella – nome preso da un fiume cittadino – nell’esordio vincente contro il “Collegio Peirano” di Rapallo. Una scintillante vittoria per 5 a 2 che segnò ufficialmente la nascita del club, il 14 marzo 1914. L’Entella indossò fin dalle prime gare una maglia bianco-celeste, omaggio di Sannazzari a quell’Argentina dov’era cresciuto e che gli aveva insegnato il gioco del calcio.

Giocatore funambolico e fantasioso, fervente ed entusiasta sportivo, Sannazzari era chiamato dai tifosi “L’Asso di Picche” per la sua originale mania di cucire sulla maglia, all’altezza del cuore, una toppa raffigurante tale segno delle carte. Purtroppo la guerra imminente e le ridotte capacità economiche tennero la società ligure, nei suoi primi anni di vita, limitata nel giocare solo alcune sfide locali con squadre regionali. E anche dopo, mentre il calcio cresceva, la Virtus Entella restava nelle retrovie del calcio che conta, pur riuscendo ad essere rispettata a livello locale. Sannazzari finì per trasferirsi allo Spezia, con il quale partecipò alla Prima Divisione, mentre i bianco-celesti disputavano il campionato di Promozione Ligure. Fu in quel periodo che il club cambiò le proprie maglie: accortisi che il celeste stingeva facilmente, all’Entella preferirono optare per delle maglie nere. La foga con cui i giocatori di questa giovane società scendevano in campo, spinti dall’ardore di raggiungere la massima categoria, gli vale il soprannome di “Diavoli neri”, ma quando finalmente la Prima Divisione viene raggiunta sul campo al termine della stagione 1921/1922 gli viene sottratta dal “Compromesso Colombo”, che proprio in quell’anno riunisce un calcio italiano temporaneamente diviso relegando il club ligure alla Seconda Categoria. Da allora sulle rive di Entella e sul campo della sua squadra il tempo fa passare un secolo di piccole e grandi storie: gli anni ’50, i più bui della storia, gli anni ’60 dove si intravede la Serie C, gli anni ’70 che portano nuove cadute. Gli anni ’80 vedono la fusione con un’altra storica società locale, il Bacezza, e alcune belle imprese sui campi di Serie C. In panchina siede Giampiero Ventura, attuale allenatore del Torino, mentre in campo il leader è “Sette Polmoni” Luciano Spalletti, giovane e riccioluto.

La squadra è tosta e orgogliosa come la città che rappresenta, formata da avventurieri che all’inizio del secolo non avevano paura di lanciarsi in coraggiose imprese oltreoceano. Il legame con l’Argentina resiste fortissimo, e ritorna suggestivo quando la società, sprofondata nei Dilettanti, viene acquistata dall’ambizioso argentino Ricardo Omar Ciancilla, che porta con se ben sette connazionali. È un fuoco di paglia (pur se in panchina siede l’ex-Campione del Mondo nell’86 Pedro Pablo Pasculli) a cui seguono altre numerose cadute, fusioni, fallimenti, rinascite ed un ripescaggio che riporta la squadra in C2 dopo oltre vent’anni. Finalmente, la scorsa stagione, l’incredibile approdo in Serie B, sfumata l’anno prima contro il Lecce: la vittoria in trasferta all’ultima giornata sul campo della Cremonese rende onore alla serietà del progetto del Presidente Gozzi (in sella dal 2007) e dell’allenatore Prina. Sono Michele Troiano (esperienze in A e B con Chievo, Modena e Sassuolo) e Lorenzo Staiti gli autori dei gol decisivi. C’è voluto un secolo, ma l’Entella è finalmente lì dove aveva sognato il suo primo eroe.


Già, che fine ha fatto Enrico Sannazzari, “l’Asso di Picche”? Terminata la carriera ha sentito forte il richiamo del Sudamerica, andando a vivere in Perù. Non ha però mai dimenticato il suo club, come testimoniato dalle numerose lettere scritte ai concittadini in cui ricordava con affetto e malinconia quei fantastici anni, fatti di entusiasmo e passione. Caratteristiche proprie dell’Entella e di Chiavari, città orgogliosa che ha dato tra l’altro i natali a Mazzini e Garibaldi e che per ricordare Sannazzari ha eretto in suo onore una statua. Perché quella dell’Entella sarà anche una piccola storia in confronto alle grandi squadre che hanno fatto la storia del calcio, ma il pallone rotola anche in questa splendida cittadina affacciata sul Mar Ligure, entusiasmando gli animi dei tanti appassionati che hanno sempre seguito la squadra. Il Bologna, pur potendo vantare la sua imponente storia, è avvisato: a Chiavari hanno aspettato un secolo per sognare, e adesso non intendono smettere.

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