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Umarells rossoblu – Bologna – Crotone – 20 Settembre

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Su Bologna c’è un cielo color ghisa che ti da una verve che neanche la sagra della salama da sugo a Poggio Renatico. I miei passi verso lo stadio sono scanditi dalla lettura di alcuni articoli sullo smartphone. Tacopina sì, no, kazaki, Zanetti, Bruni e compagni. Per un paio d’ore, grazie al cielo forse si parlerà solo di una palla di cuoio che rotola.
Io non prevedo affatto il futuro, anzi, non ci becco mai. Quindi non mi sbilancio. Entro in un negozio di un pakistano in Via Saragozza, compro una birra, lo pago e gli dico “Forza Bologna!”, lui mi risponde “Grazie anche a te!”. Auguri.
 
Oggi siamo di scena contro il Crotone, squadra tutt’altro che agevole. Auguri di nuovo.
 
Via Saragozza scorre via piacevole, passo il Meloncello, costeggio lo stadio e faccio la fila per entrare. 
 
Mi accomodo in curva. Mi dicono che fra i titolari ci saranno Giannone e Ceccarelli. Garics in panchina. Mi aspetto uno sbarco alieno a centrocampo prima della fine del primo tempo. esulto, neanche partissimo con un paio di gol di vantaggio.
 
Fischio d’inizio, l’entusiasmo della curva non finisce mai. A Bologna l’entusiasmo non finisce mai.
 
I nostri sono partiti con il piede giusto. Aggressivi, quadrati. La speranza che la vittoria di Pescara abbia regalato morale e forza ai ragazzi sembra diventata realtà.
 
Dopo qualche minuto si capisce che la gara sarà tutt’altro che facile. I nostri ci provano, loro non stanno a guardare. I cross dalle fasce arrivano, almeno ci si prova, era molto che non si riusciva a proporre questo tipo di gioco. Si spera nella continuità e nella concretezza. Si spera.
 
Tengo d’occhio gli altri risultati, praticamente su ogni campo la situazione si è sbloccata. Anche su quello di Castenaso e di Voghiera. Noi tifosi col fiato sospeso. La nostra squadra sembra sempre avere il colpo in canna, ma anche la fragilità di un cristallo di quelli nelle vetrinette delle nonne.
 
Mentre penso Stojanovic vola e salva la nostra porta. Fragili.
 
Il Crotone mangia campo, noi arretriamo. 
 
Occasione, bellissimo cross di Giannone (quelli buoni se li fai giocare magari ti danno una mano) e Acquafresca la alza di poco sulla traversa.
 
Giannone giganteggia. E’ un Bologna discreto, ma la gara non si sblocca.
 
Nota a margine, mentre l’arbitro fischia la fine del primo tempo prendo una sigaretta da gustare nell’intervallo: Cacia non ha toccato una palla. Bisogna cercarlo di più. 
 
Altra considerazioni in ordine sparso: Giannone in campo sempre, anche quando non giochiamo.
 
Pronti, via. Secondo tempo. Stojanovic pensa di giocare al campo dietro al Fossolo con gli amichetti, buca completamente su un cross del Crotone e gol di Beleck. Urlo. Impreco. Ma basta! Non ci salva neanche Murri se continuiamo così.
 
Siamo brutti come un debito. Avere un portiere decente sembra un optional, come quando compri un’auto e vuoi il navigatore. Per risparmiare ci perdiamo nelle nebbie della bassa.
 
Attendo una reazione della squadra. Passano i minuti e la smetto, rischio di diventare vecchio anzitempo.
 
Lopez butta in campo Troianiello e Bessa, togliendo Giannone e Ceccarelli. Sembra in bambola. Noi con lui. Siamo senza coordinate, come questo Bologna. Esce Acquafresca ed entra Bentancourt. Le proviamo tutte. 
 
Poi, ecco, un altro gol del Crotone. Oduamadi. Credo che il Bologna non possa vincere neanche se in campo ci mandi i Navy Seals americani. Alcuni del pubblico iniziano a lasciare il Dall’Ara. Io mi accendo una sigaretta, la finisco e imiterò i miei compagni.
 
Esco dallo stadio di corsa, abbiamo perso due a zero, bene, benissimo. Come ormai da troppo tempo non saluto nessuno, non ho voglia di commentare l’ennesima delusione. Chiamo mio nonno Walther. 
 
“Che roba orrenda, anche oggi!”.
 
“Ti ricordo che qualche anno fa ti sei fatto una trasferta a Crotone e loro ci hanno fatto tre gol. Oggi almeno sei a due passi da casa.”.
 
“Il cuore c’è sempre, è la squadra è mancata, come in quella trasferta!”.
 
“Il mio compito, da nonno, è farti vedere con saggezza i punti positivi.”.
 
Lo saluto e lo ringrazio. Vorrei che la sua saggezza fosse la mia e quella di chi il rosso e il blu che sono nel nostro cuore lo gestisce. L’attuale proprietà ha solo una scelta: passare la mano e scivolare via nell’oblio e nei pessimi ricordi. Viviamo sperando, sperando di non fare la fine di quello là del proverbio popolare.

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