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RS – STADIO: Lopez si presenta: “Bologna, non ho paura di niente” – 04 lug

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Se nel calcio contassero solamente le motivazioni e il coraggio, Diego Luis Lopez non allenerebbe il Bologna ma almeno una “big” della Serie A. Purtroppo non contano soltanto queste qualità, ma è indubbio che tanto fanno e a tanto servono, soprattutto per allenare una squadra come quella appena sprofondata in B, dal futuro incerto e nebuloso. 
Diego Lopez, uruguaiano di Sardegna (ci ha vissuto professionalmente dal 1998 all’altro ieri) intende caricarsi sulle spalle squadra e pubblico, idealmente l’intera città. Intende farlo con il lavoro quotidiano: “Volete sapere cosa mi ha chiesto la società? Di impegnarmi e fare risultato giorno per giorno, io dico contrasto dopo contrasto. Ogni scontro sul campo deve diventare una finale, ogni partita la fine del mondo. E così arriveremo a trovare il senso della nostra stagione, del nostro campionato.”
Non ha paura, Diego Lopez. Non è nel carattere di chi viene dalla sua terra, l’Uruguay, gente che anzi si esalta quando è sotto pressione, quando le cose si fanno difficili. E non si scambi il coraggio per presunzione, Lopez sa che il lavoro sarà  difficile ma lo ripete tre volte, affinché sia ben chiaro a tutti il concetto: “Io non ho paura di nulla.”


“Cercherò di portare la <<Garra Celeste>>, quella determinazione tipica uruguaiana che io ho sempre speso in campo in ogni contrasto. E che spero poter trasmettere alla squadra che si sta formando” annuncia, esplicando poi anche il suo credo tattico, un 4-3-1-2 che all’occorrenza si trasformi in un 4-3-3. “Voglio giocare con tre attaccanti”, chiaro no?
“La serie B è lunga e non è facile. Dobbiamo arrivare fino alla fine con quella stessa rabbia, pensando di dover essere determinati nel riprenderci la palla e coraggiosi nell’imporre il gioco: recuperiamo ogni pallone e giochiamo a pallone. Tornerà la gente allo stadio e tutti insieme riscopriremo passione ed emozione. Allenare qui, in un posto degno, mi onora.” Vorrebbe ripetere che non ha paura, forse, ma poi deve pensare che la gente lo ha capito. Per cui conclude così: “Dietro questa scelta c’è una certezza: ho un occasione.” 

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