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Radio Casteldebole – Il cielo capovolto….ma Rossoblù – 5 Giu

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Mentre mi accingevo a varcare l’ingresso dell’Arena Puccini, mi frullava ancora per la testa il comunicato di Massimo Zanetti uscito poche ore prima, nel quale si defilava dal possibile acquisto delle quote di maggioranza del Bologna. Saliti i gradini e girato l’angolo che mi separavano dal proiettore, dal maxi schermo e dal salone di questo cinema all’aperto, mi si aprì davanti agli occhi la visione di tantissima gente, più di quella che mi aspettavo. Tutti i posti a sedere disponibili sembravano occupati. Il mio problema però non era tanto il trovare da sedersi, quanto ancora quelle righe sul sito della Segafredo che mi tormentavano. Pochi caratteri che implicavano tanto: dalla permanenza di Guaraldi, come proprietario, ad un futuro di incertezze nella migliore delle ipotesi,od a nessun futuro in quella peggiore. Nel ritorno di Zanetti da maggior azionista in realtà non avevo mai creduto, sia perchè da una parte è evidente che l’attuale presidente non abbia voglia di rimetterci economicamente per riparare ai propri errori, sia perchè dall’altra parte, l’imprenditore trevigiano, da “ricco non scemo” quale è, non sembra disponibile a buttare soldi per riparare le pecche altrui e diciamocela tutta, non smania dall’idea di fare il presidente di una società di calcio. In fondo in fondo, però, speravo di sbagliarmi e covavo una flebile speranza. Per vivere queste attese solitamente esistono tre modi: il primo è quello di non aspettarsi niente vivendo gioie e dolori solo a fatti compiuti, il secondo è quello di aspettarsi il peggio diluendo i possibili dolori nel tempo dell’attesa e infine il terzo che consiste nel pensare positivo in attesa degli eventi. Io queste tre possibilità le avevo mischiate tutte perchè se da un lato la logica mi portava a pensare al peggio, dall’altro volevo provare ad attendere asetticamente fatti concreti, ma allo stesso tempo a pensare positivo. Insomma una gran confusione. Intanto il dispiacere della notizia non mi abbandonava, anche se nel frattempo avevo trovato posto per mettermi comodo e Giorgio Comaschi stava per cominciare a parlare per introdurre il docufilm “Il cielo capovolto” . Il motivo per il quale io e tutte quelle persone eravamo li era infatti quello di vedere Il film di Emilio Marrese, Cristiano Governa e Paolo Muran, prodotto dalla Cineteca di Bologna, che racconta la storia della stagione del settimo scudetto del Bologna. Staccarsi dal pensiero della retrocessione e degli ultimi avvenimenti sembrava però molto arduo, nonostante il giornalista invitasse a lasciare tutti i cattivi pensieri sulla condizione presente fuori dall’arena di via Sebastiano Serlio. Il compito diventava meno arduo minuto dopo minuto dall’inizio del film documentario e nel giro di pochissimo tempo ero già immerso nella Bologna di metà anni sessanta, a respirare l’aria di un epoca che ho vissuto solo attraverso i racconti altrui. Tramite gli occhi di una bambina-tifosa ho goduto la stupenda cavalcata di quella stagione calcistica, ho respirato la “bolognesità” e l’orgoglio di essere cittadini del capoluogo emiliano, ho ricordato la mia prima volta allo stadio, riprovato le emozioni che ho condiviso con parenti e amici, ma anche con tutti gli altri sconosciuti con la tua stessa passione che affollano gli spalti dello stadio e infine ho messo alle spalle per 90′ tutti gli altri pensieri, prorpio come accade durante le partite (lasciamo perdere che di pensieri, la squadra, ce ne mette per tutto il resto della settimana) . Alla fine del film sono uscito con la consapevolezza che il Bologna non sia solo una squadra di calcio,ma tutto un insieme di cose, che va dai suoi tifosi alla città che rappresenta, dalle gioie e dai dolori condivisi alle emozioni individuali e ai ricordi che ci provoca e devo dire che sommando tutto è molto bello essere tifoso rossoblù.


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