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7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 25 Mag

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46 – La farsa del doping, la tragedia di Dall’Ara

Intanto, la stagione va avanti: Bernardini guida Cervellati dalla tribuna con la radiolina a transistor delle polemiche, all’Olimpico contro la Roma; il Bologna perde in casa contro l’Inter in quella che i giornali milanesi annunciano come una “Pasqua di sangue”, e che invece una volta di più mostra il grado di civiltà della tifoseria bolognese. Poi, un po’ alla volta, la squadra riprende a viaggiare spedita. Putroppo inseguendo, per quei punti di penalizzazione che pesano come un macigno, ma dando la sensazione di intravvedere una luce in fondo al tunnel.

 

E quella luce, in effetti, esiste davvero. Le controanalisi ordinate dalla Magistratura dimostrano senza ombra di dubbio che nelle provette sigillate non esisteva traccia di anfetamina, né di qualsiasi altra droga. Quella trovata (in dosi buone per un cavallo da corsa) era oltanto nelle provette del primo controllo, senza chiusura ermetica e appoggiate in un frigorifero in una sede alla quale chiunque poteva accedere senza controllo. Diventa chiara a tutti una verità incontrovertibile e inquietante: quelle che erano state controllate in un primo momento avevano subito una manomissione, certamente dolosa. Le promesse di andare fino in fondo alla faccenda restano parole nel vento. D’altra parte, ai colpevoli impuniti il nostro Paese ha fatto l’abitudine, anche in casi e situazioni ben più gravi di una storia di pallone.

 

Quello che conta, in questa faccenda, è il lieto fine. Il 16 maggio la Caf, alla quale il Bologna si era appellato, riesaminata la vicenda stabilisce “di assolvere il Bologna, il tecnico Bernardini, il dottor Poggiali per non essere stata accertata in forma non dubbia l’infrazione alle norme di cui all’art.22 del regolamento di giustizia Figc”.

Tradotto in parole semplici: il Bologna, innocente come i suoi cinque incriminati, riottiene i suoi tre punti e si ritrova in cima alla classifica, a pari merito con l’Inter. Pronto per la volata finale.

 

Le due squadre si ritrovano appaiate a quota 50 con due giornate ancora da giocare. Si comincia a parlare di possibile spareggio. Alla penultima di campionato il Bologna batte il Messina e l’Inter il Genoa, nell’ultimo atto ancora una vittoria per entrambe: un rigore di Haller dà ai rossoblù la vittoria sulla Lazio, mentre un’Inter a sua volta affaticata dalla sfida vittoriosa di Coppa Campioni col Real Madrid di Puskas e Di Stefano tiene sotto controllo l’Atalanta, battendola 2-1. E’ il 31 maggio 1964, la cavalcata finisce 54 pari. E’ spareggio, dunque. La sfida che deciderà il campionato viene fissata per la domenica successiva, il 7 giugno, all’Olimpico di Roma.

 

Sono, ovviamente, giorni di tensione. Herrera tiene i suoi uomini ad Appiano Gentile, Bernardini porta il Bologna a Fregene, ad acclimatarsi. Scelte diverse, ingannando un’attesa troppo lunga. Che all’improvviso viene squarciata da un lampo di tragedia. Succede mercoledì 3 giugno, a Milano, nella sede della Lega Calcio. Ci sono i due presidenti, Renato Dall’Ara e Angelo Moratti, impegnati in una discussione sui premi-partita alla presenza del presidente della stessa Lega, Giorgio Perlasca. I toni si fanno concitati. Dall’Ara ha il cuore malandato e lo sa, ma si lascia prendere dalla foga e dalla consueta passione. Si scalda. E di colpo, si accascia tra le braccia di Moratti. Infarto fulminante.

 

La notizia arriva a Bologna in un attimo, e la sconvolge. La società chiede un rinvio, che viene respinto. Si deve giocare il 7, non c’è tempo per elaborare il lutto. Così, al funerale del presidente più vincente della storia del Bologna non possono prendere parte i suoi ragazzi, impegnati sul litorale romano a inseguire il suo sogno, quello perseguito negli anni di ricostruzione con Bernardini. Destino assurdo: Dall’Ara non potrà vedere il capolavoro finito, dopo tanti anni di sofferenza, di critiche, di lavoro per riportare il Bologna ai vertici. Alle esequie partecipa soltanto Ezio Pascutti, costretto da un infortunio a saltare lo spareggio-verità. Ma ora la squadra ha un motivo in più per ribaltare una sorte fin qui spietata, e portarsi a casa il settimo scudetto.

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