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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Non poteva finire diversamente anche se ci ho sperato fino all’ultimo istante. Ingenuo e sognatore, capita. Dal punto di vista sportivo la retrocessione non fa una grinza, scende in cadetteria la squadra più scarsa dell’intero lotto. Un paio di numeri eloquenti: cinque vittorie stagionali e ventotto goal realizzati. Du vot ander? Un fallimento sportivo figlio di una demenziale gestione societaria, tragicomica. Guaraldi è il primo responsabile di questo scempio perpetrato con mano chirurgica e lucida consapevolezza. Non è il solo perché il suo assurdo trip mentale è stato condiviso nel tacito assenso da soci, allenatori, dipendenti, portavoci, spin doctor e giocatori. Tutti a raccontare la stessa fola da agosto a questa parte. Una hit parade demenziale di gigantesche balle nell’anno dei trentatre punti formato salvezza. Si salva un quartiere di Verona e la periferia ceramista di Modena, scende il capoluogo regionale. Il tempo ed il calcio stanno cambiando, a qualcuno tocca al timone il presidente di Confindustria ad altri l’uomo dalle suole bucate. Primo dirigente lautamente stipendiato perchè i lavori fatti a regola d’arte vanno pure remunerati. E bene. Il miglior presidente degli ultimi cinquant’anni per sua stessa ammissione verbale. Dimmi cosa bevi che ne ordino sei damigiane. Un ambiente amatoriale che abbandona meritatamente la massima divisione dove, ragionevolmente, non poteva più soggiornare. Dormire allo Sheraton con il portafogli da Pensione Ornella è una questione di presunzione ed irrealismo. Una rosa giocatori depotenziata sistematicamente delle proprie valenze tecniche ed infarcita di mediocrità. Sfanculati tra mercato estivo e riparazione invernale a suon di proclami e rassicurazioni di sorta. Chissà se questo passo del gambero restituirà un filo di genuinità ad un ambiente che fino a ieri sprizzava supponenza da tutti i pori. Chissà se qualcuno si metterà una mano sul cuore evitandoci una rosolata di fondoschiena nel passaggio dalla padella alla brace. Ai guai non c’è mai fine e la permanenza dell’uomo di Zola ai piani alti di Casteldebole potrebbe seriamente rappresentare il lasciapassare per l’estinzione calcistica rossoblu. Sul verdetto del campo odierno c’è poco da raccontare. In undici contro dieci per trequarti di partita il Bologna non batte un Catania infinitamente più tecnico e quadrato della compagine felsinea. Poi ci sono due rigori netti negati, il fallo su Morleo nella ripartenza dell’1-2 etneo ed una direzione ignobile di super Rocchi. Conta poco perché la retrocessione passa attraverso le istantanee di una stagione disastrosa nella quale Kone & C raccolgono cinque punti su ventiquattro disponibili negli scontri diretti in chiave salvezza. Abbiamo etichettato “partite della vita” gli ultimi due mesi del cammino emiliano alimentando un’eutanasia calcistica deleteria al sistema nervoso di una tifoseria encomiabile. Ma siamo uomini e per questo fallaci accecati da una fede che assomiglia ad un martirio. Accetto questa B perché ha un senso logico, ha una sua metodica programmazione. Hai fatto centro Albano, peccato non sia tecnico.

Mattia Grandi

    

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