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RS – STADIO: Dov’è finito Rolando Bianchi? – 22 apr

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Rolando Bianchi da Lovere, provincia di Bergamo, non è sempre stato un bomber nel vero senso della parola, anzi. L’inizio della sua carriera non portò immediatamente gol a grappoli, tanto che dopo aver fatto la consueta trafila nelle eccellenti giovanili orobiche finì al Cagliari in comproprietà: con i sardi un anno in B e uno in A, appena 4 reti in tutto ma l’ingresso nel giro della Under 21, quindi il riscatto da parte dell’Atalanta ed il parcheggio alla Reggina, dove finalmente, alla seconda stagione e oramai maturo, arriva la consacrazione: 18 reti e l’acquisto da parte del Manchester City, che si preparava a diventare lo squadrone che è attualmente. 
In Inghilterra le cose non vanno come sperato, cosa strana per un centravanti con le sue caratteristiche, appena 4 reti, il parcheggio (deludente) alla Lazio e l’immediata cessione al Torino al termine della stagione.
E’ in maglia granata che Bianchi esplode, attestando il suo contributo in zona gol come minimo intorno alla doppia cifra: in B sono più di 50 le reti, in A (prima e ultima stagione sotto la Mole) siamo intorno ai 10 gol stagionali.
Come detto non un bomber, ma un onesto centravanti dotato di fisico e capacità di aprire gli spazi, abile nel gioco aereo e di sponda: quel che serviva al Bologna, si è pensato tutti lo scorso agosto quando è arrivato sotto le Due Torri da svincolato. Con Ventura il feeling era finito, in rossoblù c’era da sostituire Gilardino. Caratteristiche diverse dal Nazionale di Prandelli, per carità, ma con un gioco adeguato a sostenerlo e con dietro Diamanti e Kone pronti ad inserirsi…


E invece niente è andato per il verso giusto. Bloccato quasi subito da fastidi muscolari, raramente servito nel modo a lui congeniale, Bianchi si è avvitato su se stesso. Pioli lo aveva relegato in panchina, Ballardini ha provato a puntarci appena arrivato ma ne ha ricavato solo un estemporanea doppietta contro il Napoli, episodio tanto notevole quanto isolato. Intendiamoci, anche se Bianchi ci ha messo del suo, non è tutta colpa sua: ceduto Diamanti e con Kone spesso fermo ai box, è mancato chi sfruttasse il suo lavoro di fisico là davanti. Oltretutto, e la gara con la Juve ne è un esempio, nel Bologna mancano esterni capaci di crossare la palla in modo adeguato. Infine la presenza di Acquafresca, pupillo di Ballardini, non ha aiutato.
Bianchi è finito sempre più indietro nelle gerarchie del tecnico di Ravenna, e la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’errore dal dischetto contro il Verona, un occasione fallita che avrebbe potuto dare due punti ad una squadra che al momento attuale vedrebbe la permanenza in A con ben altre prospettive, se quella palla fosse entrata.
Non che chi gli viene preferito faccia poi molto meglio: Cristaldo è fermo a 4 reti, Moscardelli ad una – segnata nella notte dei tempi – mentre Acquafresca e Paponi sono ancora a secco, con il secondo che perlomeno ha la scusante di aver giocato appena due scampoli di gara. Indicativi, però: in entrambe le occasioni Ballardini ha preferito puntare su un giocatore rimasto a Bologna quasi per caso piuttosto che sul centravanti più pagato ed esperto a disposizione. Adesso però le cose devono cambiare: il tecnico deve necessariamente tentare di recuperare Bianchi, di restituirlo alla causa, nelle prossime 4 gare. 48 reti in A, 118 in B: non sarà un bomber, ma “Rolly” dovrebbe sapere ancora come si butta dentro un pallone. E buttare dentro un pallone potrebbe fare la differenza tra rimanere in A o scivolare verso la B e da lì chissà dove. Ci pensi, Mister. 

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