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Lettera aperta di Marani a Zanetti – 3 Apr

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La lettera del Direttore del Guerino, Marani, a Zanetti, pubblicata su Repubblica e ripresa da PlayBologna: “Smettetela con capricci e supponenze, Lei sia il nostro Renzi!”

“Gentile Massimo Zanetti, ho letto dalle cronache recenti che ha ribadito la sua intenzione di non impegnarsi in prima persona nel Bologna, poiché «non esistono le condizioni per essere coinvolti nella gestione del club». Se traduco bene dalla glaciale asetticità dei comunicati aziendali significa che non vuole mischiarsi agli attuali soci, a suo vedere – deduzione mia – una compagnia di mestieranti improvvisati. Del resto, lo fece capire lei con franchezza qualche mese fa: se hanno bisogno di me sono qua, altrimenti nulla. In mezzo a questa distanza, a questa mancanza di comunicazione tra di voi, c’è purtroppo la sorte del Bologna, alla quale tutti teniamo. Tutti. Ora non biasimo le perplessità che possono cogliere un uomo di numeri di fronte all’attuale situazione. Il club ha un monte-ingaggi esagerato rispetto ai risultati sportivi, produce segni meno nella gestione ordinaria, obbligando alla cessione dei suoi migliori giocatori ed esistono enormi incognite sul futuro. Chi entra oggi compra una squadra di Serie A o di B? Tra due mesi non cambierà poco, con 30 milioni di differenza nei ricavi tv. Ripeto: capisco tutto, accetto ogni titubanza. Ma vorrei comprendere da lei, una volta per sempre, se il Bologna le interessa sul serio o no. Se, come sento ripetere cinicamente in città, «tanto i soldi non li mette». O se invece hanno ragione quelli come me che hanno guardato al suo ingresso con speranza e addirittura entusiasmo. Bologna guidata da un imprenditore ricco, famoso, stimato, in grado di sedersi da pari coi Della Valle, Garrone o De Laurentiis. Ho sempre auspicato un suo ingresso, visto che quello fugace del dicembre 2010 ebbe il sapore di un’oliva nel Martini, nulla più. Lei è uomo cauto, ma il Bologna necessita di urgenti interventi, di ottimismo e di quattrini. Ha soprattutto un disperato bisogno di certezza, chiarezza, verità. Albano Guaraldi, che ha sin qui navigato in solitaria mari minacciosi, e perciò suo fiero avversario («Zanetti quando c’era da mettere i soldi se ne è andato »), vive i giorni della contestazione e di una naturale, umana stanchezza. Glielo leggo negli occhi. Non è facile star seduti al tavolo costosissimo e insidioso della A. Anche se non lo vuole ammettere, una ciambella lanciata oggi non potrebbe disprezzarla, né ignorarla. Sappiamo che lo scoglio sono i soldi: lei vuole metterli nel Bologna, con l’aumento di capitale, i soci li vorrebbero indietro. Ma anche loro rischiano e un’intesa si può trovare. Di più: si deve, per il bene comune. Vi esortiamo: superate le distanze, telefonatevi e smettetela coi capricci e le supponenze, come del resto già invocò la curva. Se lei esce allo scoperto e si dice pronto a prendere in mano ciò che resta della barca, siamo tutti pronti a seguirla, a nominarla capitano, nostro Renzi. Ma serve davvero un atto forte, coraggioso, fatto di pancia più che di testa. Il calcio è anche irrazionalità, un po’ di follia è pure sana. Altrimenti abbiamo parlato di nulla. Tutti. Con stima”.

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