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Il nostro orgoglio è rossoblu – Se anche Lazaros perde l’aureola – 29 Mar

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Se anche Lazaros perde l’aureola

Tre partite, una parabola discendente: prima il Bologna che si alza, cammina, e di nuovo poi stramazza a terra. Livorno, Cagliari, Chievo: tre tappe che bastano per illuderci e deluderci ancora. In ogni caso, l’unica stella che è brillata in almeno due partite su tre è quella di Lazaros Christodoulopoulos, che a suon di rigori ha cercato di salvarci la pelle.

Contro il Livorno, in un match-agonia più che agonistico, in cui riuscivamo a giungere nell’area avversaria ogni 20 minuti a dir tanto, è stato l’unico a crederci dall’inizio alla fine, a preoccupare un po’ il Livorno con il suo movimento e anche con una bella punizione; ma si sa, uno contro undici è difficile vincere (noi poi siamo riusciti a perdere anche se gli amaranto alla fine sono rimasti in 9). Eppure, il gol della speranza, su rigore, l’ha segnato lui, con sicurezza; ma nessuno dei compagni ha raccolto il suo slancio, il suo tentativo di profetizzare se non una vittoria, un pareggio, e nonostante il suo nome e cognome molto altisonanti, direi liturgici, nessuno si è preso la briga di ascoltarlo e seguirlo. Lazaros ci ha riprovato poi contro il Cagliari: di nuovo, fa tutto da solo. Messo giù in area da Dessena, tira il rigore, ed è un altro centro, che per fortuna questa volta vale tre punti: Lazaros diventa la star del Dall’Ara. David Bowie cantava: “Oh, we can be heroes, just for one day…” appunto, “solo per un giorno”, è quello che frega. Noi speravamo che la buona onda si prolungasse… invece no. Christodoulopoulos contro il Chievo è più spento; sembra innescare la giusta scintilla con una punizione al 33′, che vorrebbe essere un assist, ma Cherubin, di testa, non riesce a mandare in rete. Era un’occasione preziosissima per pareggiare, ma niente, siamo i campioni delle occasioni perse sul campo. Un nuovo tentativo al 65′, sempre su punizione, ad imbeccare Krhin – a vuoto. Niente da fare, veniamo travolti. Che dire? Christo è anche bravino e ci sa fare con i calci piazzati, ma una squadra che non sa imbastire azioni non può giocare a calcio – non c’è spettacolo, solo miseria e rimpianto. Rimpianto, sì – perché pochissime stagioni fa avevamo una squadra davvero competitiva, e adesso sono rimaste solo le briciole. Meno male che, nel deserto totale, ogni tanto spunta un pellegrino che decide di fare la partita della vita e ridarci un po’ di dignità – questa è stata la volta di Lazaros, a cui volentieri dedichiamo questa pagina di “orgoglio rossoblù”. Ma nel nostro Bologna c’è molto che non quadra. Dovrebbe essere l’intera squadra a costruire le azioni per portare un compagno alle belle giocate, e in questo caso invece è stato il singolo che, quasi a voler distinguersi dal resto della massa, ha cercato per un paio di partite di salvare il salvabile. Non basta. Nel complesso, infatti, continuiamo a essere sconnessi, disarmonici, inconcludenti. Ogni partita è un punto interrogativo; c’è chi dice che questo è il bello del calcio, ma quando si arriva alla trentesima giornata con solo 26 punti, beh, sinceramente il divertimento sta a zero, la forza di gravità che attrae verso il fondo della classifica sembra aumentare sempre di più, e gli obiettivi si offuscano. Speriamo che i nostri giocatori non abbandonino la causa prima del tempo, e che di volta in volta ci sia qualcuno, in campo, a tirare fuori il meglio di sé, alla ricerca di qualche soddisfazione. Magari a portare nuove buone notizie al Dall’Ara sarà ancora il nostro messo greco Lazaros: noi aspettiamo fiduciosi.

 

Sempre e Comunque Forza Bologna!

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