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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Sono tre punti ma ne valgono almeno sei. In un sol boccone la vittoria casalinga di rigore contro il Cagliari porta il Bologna al quint’ultimo posto in classifica, più due lunghezze sulla retrocessione. Potere di un successo centrato nel “week end mondiale delle speranze felsinee” con le concomitanti sconfitte di Livorno, Sassuolo, Chievo e con il Catania impegnato by night nella sfida con la Juventus. Da incorniciare. La tematica del match al Dall’Ara è la solita. Bologna arruffone, generoso ma impalpabile per consistenza tecnica, qualitativa e manovra tattica. Le alchimie di Ballardini con Friberg trequartista e Garics mezz’ala assomigliano tanto ad una rimescolata di un mazzo di carte privo di assi. Difesa a quattro con un riabilitato ed insufficiente Sorensen, tandem (in)offensivo Acquafresca-Bianchi. Della serie, cambiando i fattori il risultato è lo stesso. Il più ispirato è il solito Lazaros, autentico amuleto ballardiniano. Ai margini della rosa con Pioli, leader in campo con il Mister ravennate. La necessità aguzza l’ingegno, il vero Bingo della premiata ditta Ballardini-Regno. La trama della partita in tre righe. Il Cagliari è superiore al Bologna ma supponente al punto tale da ritenere superfluo fare goal. I sardi divorano il vantaggio e, a meno quindici dal novantesimo, combinano il patatrac travolgendo in un sandwich ad altezza area piccola il tarantolato Christo. Gervasoni ci pensa una frazione di secondo ed indica il dischetto, Zorba il Greco spiazza Avramov. Infruttifero assedio isolano con gli innesti in extremis di Pinilla e Nenè a supporto dell’ispiratissimo Ibarbo. Ballardini risponde con tre cambi nella ripresa: Morleo/Natali (difesa che torna a tre), Cristaldo/Friberg, Pazienza/Bianchi. Il Bologna non segna su azione da una vita, doppietta di Cristaldo a Torino, era il 9 febbraio. La sensazione, forte, è che senza il penalty pomeridiano i rossoblu avrebbero faticato enormemente ad individuare la via della rete. Voto cinque quindi per la coppia mammut Acquafresca/Bianchi, non giudicabile Friberg. Leonino Perez con qualche imprecisione, Garics da sei soltanto in virtù di un cross da tre punti. Mettiamoci l’anima in pace, il fine giustifica i mezzi. Servivano tre punti e sono arrivati, tutto il resto puzza, tappiamoci il naso perchè sarà di questa fino a metà maggio. La vera botta di culo? Averne quattro dietro, improponibile in qualsiasi altro campionato del Vecchio Continente. Settimana tosta quella entrante. Mercoledì battaglia infra al Bentegodi sponda Chievo, sabato anticipo tra le mura amiche contro l’Atalanta. Quattro punti per agguantare quota trenta, soccia ech sburon. Due considerazioni finali diametralmente opposte per tematica. La civilissima contestazione a Zola Predosa nei confronti del presidente Guaraldi è il più significativo atto d’amore da parte di una tifoseria al cospetto della propria fede. Le esternazioni del numero uno di Casteldebole all’indirizzo di qualche collega giornalista non sono altro che la sterile e puerile difesa di un uomo in malafede. Da anni. Voto 0 al colpo di taekwondo di Daniele Dessena al tunnel degli spogliatoi a gara conclusa. O lo fai alla Cantona o parliamo di niente. Questione di palle.
Mattia Grandi            

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