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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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La voleva mettere li, c’è poco da fare. Il missile terra aria di Balotelli incarna tutta  la rabbia, la classe e la potenza di un giocatore che, se avesse il dono del capire, sarebbe già a quota tre Palloni d’Oro. Ma Madre Natura ci vede benissimo e miscela l’esplosività di tecnica calcistica del colored italiano con il raziocinio di una cavia da laboratorio. Il gesto atletico sul finire di tempo ridimensiona la prestazione formato trasferta di un Bologna convincente. La legge di compensazione del Dio Pallone riporta in equilibrio l’equazione punti prestazione della recente doppia trasferta emiliana. Tre punti generosi a Torino, zero punti immeritati a Milano. La prestazione corale della Ballardini Band non deve passare inosservata. Seconda uscita orfani di Diamanti e seconda prova gagliarda di un Bologna che intuisce la vulnerabilità avversaria. La strada è quella buona, il gruppo è responsabilizzato condividendo, in parti uguali, oneri ed onori. A dire il vero i rossoblu avrebbero anche la doppia chance letale. Questione di centimetri per la spaccata al volo di Cristaldo, provvidenziale Abbiati su Lazaros. Il tutto analizzando l’altra faccia della medaglia nell’eterno idillio tra il torto e la ragione. Balotelli oggi insegna che, se hai i numeri giusti, puoi eclissarti per ottanta minuti dal manto erboso e risolvere la pratica con una giocata. Il Bologna, o meglio Guaraldi, ha scelto di privarsi dell’unico giocatore nell’organico felsineo in grado di sbrogliare con lo stesso metro di misura la matassa. E’ una riflessione, il tip tap Diamanti sì, Diamanti no non ha ragione di esistere. Lo dice la realtà, Diamanti no, è in Cina. Quindi? Sostanzialmente oggi c’è poco da recriminare se non nell’epilogo. Il dna ballardiniano comincia a dare i suoi frutti. La metodologia del Mister ravennate applicata all’impegno formato trasferta è nitidissima: non prenderle, in primis. Poi l’appetito vien mangiando e dopo Torino il languorino si è trasformato in fame. Anche al cospetto di un valzer milanese di prime donne che Galliani e Seedorf chiamano cantiere aperto. Questione di punti di vista. Mi spiace per Kone in panchina, il tatuato greco in questa squadra deve giocare. Paga la predisposizione naturale offensiva, avrà le sue possibilità. Ecco, magari sull’apporto delle sostituzioni si potrebbe aprire una piccola postilla. Spostano poco gli equilibri ma non per demerito quanto per conformazione fisiologica. Dispiace anche per quel pallone perso ingenuamente da Perez a sei giri di lancette circa dal novantesimo. Tutto parte da li, poi ci pensa il babbo di Pia. Lo spezzatino calcistico del week end ci consegna una certezza: domenica sera il Bologna sarà ancora salvo. Sulla carta salvissimo sbirciando gli impegni incrociati delle rivali. Sabato prossimo, mentre sarò in zona Ariston di Sanremo, attraccherà la caravella Roma al Dall’Ara. Vascello nemico scomodo nel porto emiliano, occorrerà il cuore del Pirata. Ciao Marco!

Mattia Grandi

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