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7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 9 Feb

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31 – Le intuizioni di Weisz regalano altri due scudetti

Se la Juventus ha dominato la prima metà degli anni Trenta, nella seconda sale alla ribalta “lo squadrone che tremare il mondo fa”. E quello squadrone è colorato di rosso e di blu. Tra il 1935 e il 1941, il Bologna vincerà quattro scudetti in sei stagioni, giocando il miglior calcio d’Italia e andando a prendersi anche gloria a livello internazionale, al Torneo dell’Esposizione di Parigi nel 1937.

La serie dei successi rossoblù si apre nella stagione 1935-36. Arpad Weisz ha finalmente potuto organizzare la truppa alla sua maniera, e la nota positiva è il ritorno di Fedullo, che durante la stagione precedente se n’era tornato in Uruguay per assistere il padre morente, purtroppo senza nemmeno arrivare in tempo al suo capezzale. Francisco lancia messaggi a Dall’Ara, che non si fa pregare e manda subito a recuperarlo il preparatore atletico Filippo Pascucci, ex del River Plate voluto a Bologna proprio da Arpad Weisz, uno che vede molto avanti. I due non tornano da soli: portano con loro anche il centromediano che serviva al tecnico, ovvero Michele Andreolo, ventitré anni dichiarati e forse un paio in più all’anagrafe. Weisz fa un altro capolavoro nel reparto difensivo, dove già imperversano Gasperi e Montesanto. Eraldo Monzeglio piace alla Roma, e lui non disdegna l’idea di partire: è amico dei figli di Mussolini e diventerà pure il maestro di tennis del Duce. L’affare economicamente conviene anche al Bologna, e Weisz dà il suo benestare al presidente Dall’Ara e trova subito l’alternativa. Ha già in mente il sostituto giusto: è il giovane Fiorini. Ennesima scommessa vinta dal grande tecnico ungherese. E’ un Bologna all’osso, 14 elementi in rosa, ma solido e determinato. Il lavoro di Pascucci, rivoluzionario per l’epoca, dà i suoi frutti. Sarà sfida a tre, con le torinesi, fino a quattro giornate dalla fine, quando battendo il Torino i rossoblù torneranno in testa alla classifica e nel finale si attrezzeranno anche contro l’imperioso ritorno della Roma, che finirà seconda ad un punto. Scudetto numero tre, conquistato proprio con la forza della difesa, la migliore del campionato con solo 21 reti subìte.

Nella stagione successiva è ancora trionfo. E qui la mano di Weisz è ancora più determinante. Il tecnico rossoblù azzecca ben tre colpi di genio. I primi due partono da necessità immediate. Angelo Gianni, il “gatto magico”, decide che è ora di dire basta. L’altro Angelo, quello che sta dalla parte opposta del campo, Schiavio per capirci, sceglie di fare sul serio col lavoro: resta al seguito della squadra, anche per interessi legati all’attività commerciale, ma in pratica è a mezzo servizio. Due colonne che vengono meno. Insieme.

Per sostituire Gianni, Weisz fa il primo capolavoro. Si ricorda di un portiere grande e sfortunato, quel Carlo Ceresoli che lui stesso aveva portato all’Ambrosiana-Inter dove ora, ad appena ventisei anni, è considerato sul viale del tramonto. Weisz va a parlargli. E lo convince, più o meno così. “Ascoltami, Carlo. Io non ci credo a quello che si dice in giro. Non può essere che un campione come te, uno dei “leoni di Highbury”, abbia improvvisamente dimenticato il suo mestiere. Il problema dell’Ambrosiana Inter non è il portiere. Semmai, i limiti sono in tutta la difesa. Se qualcuno ti dice che sei finito, non credergli. E se vieni con me al Bologna, gli dimostreremo insieme che sbaglia”.

Carlo Ceresoli non aspettava che parole del genere, per ritrovare l’entusiasmo. Del resto solo la sfortuna (si ruppe un braccio durante il ritiro, aprendo la strada a Giampiero Combi) gli aveva tolto la gioia di giocare il Mondiale del ’34 da titolare. Viene a Bologna, fa una preparazione che lo rimette a nuovo, torna ad essere un vincente. Resterà rossoblù fino al 1939.

Se Schiavio c’è e non c’è, occorre un attaccante di razza, e Weisz fa un’altra scommessa. Si fida della voglia di riscatto del livornese Giovanni Busoni, che ha deluso a Napoli dopo tre annate da sogno tra Torino e Livorno.
Ma l’ennesimo colpo di genio arriva quando, per un’indisposizione di Maini, il tecnico magiaro si inventa letteralmente Biavati all’ala destra, dopo prove buone e meno convincenti da mezz’ala. Per “Medeo” sarà la consacrazione.

Al resto pensa Carletto Reguzzoni, che trova 12 volte la via del gol, tre più di Busoni. Il Bologna prende la testa del campionato a fine gennaio e il 2 maggio, con due turni di anticipo, è campione d’Italia. E fanno quattro. Due in fila per quel genio di Arpad Weisz.

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