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Il nostro orgoglio è rossoblù – Quando un Diamanti non è per sempre – 01 Feb

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Quando un Diamanti non è per sempre

La situazione rimane problematica. La tensione è palpabile su ogni versante: questo è normale quando le certezze sono poche e quando sembra normale che anche il giocatore più importante di una squadra, il Capitano, possa andare via a metà stagione. Alessandro Diamanti in Cina. Una notizia ordinaria per il calciomercato, ma un campanello d’allarme per una squadra che dall’inizio dell’anno cerca di forgiarsi un’identità, senza successo. La trattativa ormai non è andata in porto, ma anche solo il fatto che questa idea possa essere stata vicina a concretizzarsi getta ulteriore scompiglio in un momento complicato. Perché è vero, tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile, le bandiere non ci sono più e un Capitano non è per sempre (anche se un “Diamanti” dovrebbe esserlo… ma a volte è difficile permetterselo), però bisogna ammettere che, da un po’ di tempo a questa parte, lo spirito del Bologna si identifica soprattutto in questo giocatore. È per questo che questa volta per la rubrica “orgoglio rossoblù” ripropongo lui, già protagonista del primo articolo della serie. E non è questione di sentimentalismi, ché il calcio romantico non esiste più (l’ultimo periodo di calcio “romantico” che abbiamo avuto a Bologna sono stati, credo, gli anni di Marco Di Vaio Capitano), ma almeno per una questione pragmatica. Anche in una partita importante come quella casalinga contro il Napoli è stato mago e padrone della trequarti e ha dettato i ritmi dell’attacco. Durante la stagione avrà anche avuto momenti di calo, ma è umano, e rimane comunque il nostro giocatore di maggior qualità. Nell’articolo che avevo già scritto su di lui dicevo: “speriamo che l’unione (tra Diamanti e il Bologna) duri il più a lungo possibile… “; so bene che le utopie non esistono, soprattutto in questo momento per il Bologna, ma vendere Diamanti a metà campionato sembra effettivamente un ulteriore harakiri oltre a quelli numerosi che abbiamo già collezionato. E comunque, nonostante tutte le chiacchiere, che lui tanto odia (a ragione!), e che tuttavia rimangono un evergreen di ogni periodo di calciomercato che si rispetti, i nostri ultimi gol li dobbiamo in buona parte a lui – e sono gol che non arrivano per caso o per fortuna, ma col metodo. Qualche peccato di egoismo (o di fretta, o di imprecisione) Alino lo commette ancora, ma con il Napoli è andato alla grande e ha trascinato ad ogni occasione tutta la squadra in avanti. Ed è entusiasmante notare quanto sia migliorata la sua intesa con Bianchi: a inizio stagione sembrava non vederlo, con il Napoli, invece, c’è stato un assist capolavoro e un secondo gol nato da un suo calcio d’angolo. Ma Diamanti non può comunque fare tutto da solo; tra l’altro, con la Sampdoria lo abbiamo visto più opaco; menomale è accorso in suo aiuto il buon Christodoulopoulos, che nonostante fossimo sotto di uno ci ha creduto fino al 90′ e ha offerto il rigore al Capitano su un piatto d’argento. Insomma, la verità è sempre una: il calcio è uno sport di squadra e tutti sono importanti, ma un punto di riferimento bisogna pur averlo, e se per ora è individuabile con il nome e cognome di Alessandro Diamanti è bene prenderne atto. Per ogni Capitano che parte, se ne fa un altro; ma ultimamente, in questo Bologna sempre e comunque in lotta per la salvezza, che sembra sempre in provvisorio e solo “imbastito”, risulta opportuno dare continuità a una figura di indubbio merito in mezzo al campo. E finalmente richiuso anche quest’altro stressante periodo di calciomercato, non dovremo fare altro che concentrarci sulla chiusura della stagione, e continuare a gridare, fino alla fine, Forza Bologna!


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